Il tizio che fa il
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Il concorso in Banca d'Italia è un concorso particolare, poiché i dipendenti di Banca d'Italia non sono dipendenti di una pubblica amministrazione ma sono dipendenti pubblici veri e propri, ante-riforma del 1993.
La faccio breve: il d.lgs. 29/1993, che faceva parte dell'ampio pacchetto di provvedimenti noto come riforma Bassanini, ha disposto la cosiddetta privatizzazione del pubblico impiego; vale a dire che quelli che prima erano dipendenti pubblici sono diventati dipendenti di amministrazioni pubbliche in regime di diritto privato. Il d.lgs. 29/1993 è poi cconfluito nel d.lgs. 165/2001, l'attuale (sebbene assoggettato nel tempo a varie modificazioni) testo unico sul lavoro alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Dalla riforma sono però state esclusi alcuni soggetti di diritto pubblico, tra cui le autorità amministrative indipendenti, ivi comprese Banca d'Italia e Consob. Le quali sono rimaste nel previgente regime, pertanto:
- i loro dipendenti sono completamente assoggettati al diritto pubblico (il rapporto di lavoro, che si chiama servizio, è regolato dalla legge e non da un contratto ed è soggetto a cognizione e giuridizione del giudice amministrativo e non del giudice civile nelle vesti di giudice del lavoro);
- sono in regime di trattamento di fine servizio (TFS) e non di fine rapporto (TFR);
- percepiscono il trattamento di quiescenza non da una cassa previdenziale gestita da un istituto pensionistico ma direttamente dall'ente di cui sono dipendenti (non so se esista comunque un fondo pensione e non so come funzioni il versamento dei contributi; peraltro non sono neanche sicuro che il sistema sia contributivo e non tutt'oggi retributivo).
Il vantaggio è che gli stipendi sono molto più elevati; lo svantaggio è che in caso di qualsiasi dissidio bisogna ricorrere al Tar, potendo invocare solo interessi legittimi e non la violazione di diritti soggettivi, spendendo un sacco di soldi, avendo molto meno tempo a disposizione per impugnare gli atti e arrivando tipicamente alle calende greche per ottenere il pronunciamento definitivo (per non parlare dei costi).
Un altro vantaggio è che gli enti regolati in questo modo non sono stati interessati dalla riforma della dirigenza, sicché la qualifica di dirigente è ottenibile all'esito di un percorso di carriera interno e non per concorso. Tuttavia va precisato che le categorie sono separate:
- la categoria "bassa" è quella delle
carriere operativa, dei servizi generali e di sicurezza e operaia (l'accordo, che non ha valore giuridico di contratto, è
qui);
- la categoria "alta" è quello della
carriera direttiva (l'accordo, che non ha valore giuridico di contratto, è
qui), che comprende l'
area manageriale e alte professionalità.
Per l'accesso alla carriera "alta", nella quale si entra con la qualifica di
expert, è necessario possedere una laurea magistrale conseguita con il voto minimo di 105/110; una volta c'era un limite di età, ma credo che lo abbiano abolito dopo una famosa sentenza non ricordo se della Cgue o della Cedu (è talmente famosa che non mi ricordo l'autorità che l'ha emanata 🙊).
Per l'accesso alla carriera "bassa" le cose si complicano in quanto all'interno dell'unica categoria sono previste tre carriere funzionali distinte (in ordine gerarchico: operativa; dei servizi generali e di sicurezza; operaia), suddivise in ruoli (tecnico e amministrativo, ma sono stati unificati) e gradi. Per la carriera più elevata di questa categoria, quella operativa, è sufficiente il diploma di scuola secondaria di secondo grado, in alternativa al quale può essere utilizzata la laurea (cosiddetta triennale). Direi, pertanto, che la laurea continua a non servire, nel senso che non è indispensabile ma potrebbe solo dar luogo a punteggio aggiuntivo essendo i concorsi per titoli ed esami. In tal senso, bisogna guardare i singoli bandi poiché i criteri di valutazione dei titoli variano a seconda delle singole procedure indette.