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La conosce su Facebook: massacrata a sprangate

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2010 23:43
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12/07/2010 14:36

«Chiara aveva paura di quel Collezionista»

«“Collezionista” aveva minacciato il suicidio se lei non avesse accettato di incontrarlo di persona. Non ho mai sentito Chiara tanto spaventata». Gio - vanni Battista Fasciano, 50 anni, racconta di essere una delle ultime persone che ha parlato, attraverso una chat, con Chiara Brandonisio, l’operaia di Carbonara colpita a sprangate giovedì scorso mentre andava a lavoro e morta dopo 48 ore di agonia a seguito delle gravi ferite subìte. “Collezionista” è il nickname utilizzato da una persona che Fasciano ritiene possa essere coinvolto nell’omicidio della donna. «Chiara - spiega - aveva paura di lui. So che lo aveva conosciuto a febbraio-marzo. La mia conoscenza con “Favola Blu”, il nickname usato da Chiara su www.ciaoamigos.it (sul quale in effetti, la squadra mobile ha in corso degli accertamenti, n.d.r.) risale allo scorso dicembre. Con lei sono entrato in confidenza perché baresi entrambi, anche se da anni ormai vivo lontano dalla Puglia».

Fasciano, residente a Forlì, fa il pizzaiolo in un ristorante di Ravenna. Circa dodici anni fa si è avvicinato al mondo delle chat ed è diventato piuttosto esperto. «Ho parlato con Chiara a telefono solo una volta. Avevamo legato. Mi faceva tenerezza. Era spesso molto triste anche per via della separazione e per certi aspetti era ingenua. Mi ha ispirato un senso di protezione. Io e altri amici e amiche della videochat sul sito abbiamo provato tante volte a far capire a Chiara che “Collezionista” poteva essere molto pericoloso. Quando abbiamo chattato mercoledì pomeriggio, qualche ora prima che fosse uccisa, mi aveva detto che avevo ragione e aveva manifestato l’intenzione di ricostruire i rapporti in rete con le altre persone dalle quali per volontà del “Collezionista” si era isolata».

Chiara, nella ricostruzione di Fasciano (a sua volta «Otto» in chat) non avrebbe mai incontrato di persona “Collezionista”. «Non so chi sia quest’uomo, non so nulla di lui. Da qualche giorno non lo vedo più nella “vetrina” del sito». Solo una volta “Collezionista” e “Favola blu” si sarebbero visti attraverso la webcam (una telecamera posta sul computer consente agli interlocutori di potersi vedere). «Chiara - sostiene sempre Fasciano - mi disse che in quell’occasione “Collezionista” si presentò con una persona che disse essere sua madre. L’obiettivo era dimostrare la serietà delle sue intenzioni». Ma Chiara, nonostante le pressioni e le minacce ricevute da «Collezionista», sempre stando al racconto di Fasciano, non ha voluto incontrarlo.

«Ho detto tutto quello che so alle questure di Ravenna e Bari», sostiene (ma la questura non conferma). Le ricerche dell’uomo, identificato dagli agenti della sezione omicidi della squadra mobile, coordinati dal pm inquirente Ciro Angelillis e indagato per omicidio volontario, vanno avanti. Dalle campagne circostanti il luogo dell’aggressione, alla provincia di Piacenza da dove sarebbe arrivato mercoledì notte. Sessanta anni, origini calabresi, D. I., queste le sue iniziali, potrebbe aver agito in preda ad un raptus, probabilmente dopo un rifiuto della donna ad incontrarlo, accortosi di quello che ha fatto potrebbe ora vagare nelle campagne nel tentativo di evitare la cattura. Qualche ora dopo l’omicidio gli investigatori trovarono poco distante il luogo dell’omicidio una Fiat Panda, di colore blu, risultata di proprietà dell’uomo, nel cui abitacolo c'erano generi alimentari. Ciò confermerebbe che il sessantenne, conosciuto da Chiara nelle scorse settimane su Facebook o in chat, e mai incontrato prima dalla donna, sarebbe arrivato a Bari nella notte tra mercoledì e giovedì, bivaccando nei pressi dell’abitazione della donna, a Carbonara.

«Che si tratti proprio di “Collezionista”?», si chiede Fasciano. Quando l’assassino l’ha vista arrivare in bicicletta, probabilmente dopo un breve litigio, l’ha aggredita - non lontano dall’azienda di trasformazione di mandorle dove Chiara lavorava come operaia – e l’ha colpita con violenza al volto e allo stomaco. L’arma usata, lunga un metro, è stata poi lasciata vicino al corpo della donna, separata dal 2004 dopo essere stata sposata tre anni. Da allora si era molto chiusa in se stessa – raccontano le amiche – e il suo tempo lo trascorreva spesso a chattare. Così ha conosciuto il sessantenne con il quale – ne sono certi gli investigatori – la donna non si sarebbe mai incontrata.

Giovanni Longo

www.lagazzettadelmezzogiorno.it
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