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Cambiamenti nella privacy di Facebook, cresce il malcontento

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2010 17:43
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05/05/2010 17:43

Dopo la lettera di tre senatori americani, si mobilitano due importanti associazioni per i diritti civili

Aveva provato, Facebook a far passare un po’ in sordina i cambiamenti in materia di privacy che le sue ultime mosse, Open Graph e il pulsante Like, implicavano. Il gioco è riuscito però fino a un certo punto, perché, anche se finora non si è avuto nessun “suicidio” di massa dal sito, questa volta le preoccupazioni sembrano più intense e fondate che mai. Se nelle scorse settimane si erano mossi alcuni Senatori del Congresso, chiedendo a Facebook di rispettare maggiormente la privacy dei suoi utenti, ora sono due associazioni per i diritti umani a promuovere campagne di sensibilizzazione.

La prima è Move On.org, celebre negli Usa per le sue battaglie anti Bush, con una petizione on line e un gruppo sul social network intitolato “Facebook, respect my privacy!”, che conta già più di 64.000 iscritti. La seconda, l’Electronic Frontier Foundation (Eff) specializzata nella tutela delle libertà digitali, ha pubblicato un prospetto di tutte le modifiche apportate dal sito alla sua normativa sulla privacy dal 1995 ad oggi. Su Twitter e Friend Feed, infuria il dibattito intorno a un post del blog Rocket.ly intitolato “Top ten reasons you should quit Facebook” (le dieci ragioni principali per abbandonare Facebook). Qui si mette l’accento fra l’altro, sulla dubbia moralità del fondatore Zuckerberg, portato in tribunale per aver rubato l’idea del sito a dei compagni di Università, (accusa che, pur non provata, sarebbe perlomeno resa plausibile dal fatto che abbia pagato 65 milioni di dollari ai suoi ex amici per chiudere la causa), e sul fatto che Facebook stia facendo il possibile per nascondere ai suoi utenti quante delle loro informazioni siano ora di fatto “pubbliche”.

Una bella fetta di critiche va anche all’incompetenza tenica dello staff di “faccialibro”: in più di un’occasione, negli ultimi tempi incappato in incidenti piuttosto incresciosi sul versante della privacy: come il bug che ha reso pubblici per mezz’ora gli indirizzi email di tutti gli utenti o delle vulnerabilità della piattaforma che avrebbero consentito ad hacker esperti di fare incetta di dati. Altri commenti si concentrano sulla maniera furba e surrettizia con cui Facebook sembra aver reintrodotto di fatto “Beacon”, una funzionalità che fu costretta a chiudere un paio di anni fa per le proteste degli utenti e che faceva più o meno le stesse cose che fanno ora Open Graph e Like: collegare i profili e i comportamenti degli utenti di Facebook alle loro azioni su siti esterni, e viceversa.

“Dovete essere consapevoli – scrive il New York Times, nel suo blog di tecnologia - che quando cliccate sul pulsante “like” o lasciate un commento su un sito esterno, state autorizzando Facebook a pubblicare il tutto sul vostro profilo e sulla home dei vostri amici. Inoltre, quando un amico visiterà quel sito, potrà consultare i vostri commenti e voi potrete vedere i suoi”. Per il momento, l’esperimento di Open Graph è limitato ad alcuni siti, come Yelp, Docs.com e Pandora, ma l’elenco aumenterà di certo a breve, e con esso le proteste degli utenti.

Federico Guerrini

www.lastampa.it
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