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Come diventare criminologo?

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2021 18:28
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11/07/2012 13:40

Questo professore è entrato ancora di più nei dettagli.

Ci può descrivere brevemente la sua professione e le attività ad essa connesse? Quale è stato il suo percorso formativo e professionale?

Attualmente sono docente di criminologia presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano. Il mio percorso è partito dalla laurea in Giurisprudenza ed è proseguito con il Diploma di specializzazione in Criminologia clinica. Ho svolto attività peritale nell'ambito di perizie psichiatriche, esclusivamente in associazione con specialisti in psichiatria, e di perizie criminologiche richieste dalla magistratura di sorveglianza. Sono stato membro del Tribunale di sorveglianza di Milano tra il 1979 e il 1986 e poi di quello di Brescia fino al 1992. Per la mia generazione è stato possibile esercitare attività clinico-forense anche con il solo diploma di specializzazione in Criminologia clinica. Successivamente alla formazione dell'Ordine degli Psicologi (Legge 56/1989) e ad una invocata e necessaria sistematizzazione delle attività di natura psicologica, psicodiagnostica e psicoterapica, ciò non è più possibile e, per chi voglia intraprendere attività di tipo clinico anche nel settore giudiziario e più strettamente criminologico, occorre essere in possesso di un titolo di laurea in psicologia, a cui, eventualmente fare seguire corsi di perfezionamento o master in criminologia. Da rilevarsi che le scuole di specializzazione in Criminologia clinica sono in via di chiusura (al momento stanno esclusivamente esaurendo gli anni di corso ormai iniziati), in quanto non corrispondenti alle direttive UE.

Come possiamo definire la professione di criminologo?

La criminologia fa parte delle scienze dell'uomo e si occupa, in particolare, dell'uomo che commette reati, sia in prospettiva teorico-concettuale che applicativa. Nella sua dimensione applicativa, o clinica, la professionalità del criminologo si colloca nell'ambito di una visione della pena anche di natura rieducativa e riabilitativa: visione che nel nostro Paese è sancita dall'art. 27 della Costituzione, trovando poi la propria espressione normativa con la Legge 354 del 1975 (Ordinamento penitenziario - L. 26 luglio 1975, n. 354 e successive modifiche). Nell'Ordinamento penitenziario, e precisamente nell'art. 80, vengono indicate le figure di esperti di cui l'amministrazione penitenziaria può avvalersi a livello professionale ai fini delle attività di osservazione e trattamento nei riguardi dei soggetti che si trovino in regime di esecuzione di una condanna passata in giudicato: tra queste figure professionali è, appunto, nominato anche il criminologo clinico, anche se, in linea con quanto accennato poco fa, la tendenza è quella di una più estesa presenza di esperti psicologi, ovvero di esperti criminologi, ma già psicologi. Gli esperti ai sensi dell'art. 80 della Legge 354/1975 e succ. mod. possono anche fare parte del Tribunale di sorveglianza: questo organo giudiziario, che essenzialmente ha la competenza in materia di concessione delle misure alternative, e, quindi, in senso lato, dei trattamenti extramurali, è infatti composto da due membri togati (due giudici) e da due membri laici, e in questa sede il criminologo pare trovare un momento elettivo di applicazione della propria formazione e professionalità. Peraltro si rileva come tanto l'attività di trattamento in carcere quanto quella di membro esperto del Tribunale di sorveglianza non possano in alcun modo essere viste quali sbocchi professionali primari ed esclusivi, sia per il numero assai limitato di posti, sia per l'esiguità del pagamento orario, sia per un tetto di ore mensile limitato. Un'eventuale professionalità in ambito peritale, oltre ad essere limitata dalla necessità, che ribadiamo, di una laurea in psicologia e quindi dell'iscrizione all'Ordine degli Psicologi, è anch'essa da vedersi in una dimensione assai riduttiva in quanto la perizia criminologica nella fase del giudizio è espressamente vietata dall'art. 220 del Codice di Procedura Penale, rimanendo confinata solo nella fase esecutiva della condanna (ma anche in questo contesto la richiesta di tale genere di accertamenti da parte del Tribunale di sorveglianza ovvero del magistrato di sorveglianza è estremamente limitata). Per concludere, per quanto concerne l'insegnamento della criminologia, non può non farsi riferimento alle difficoltà e ai limiti quantitativi del reclutamento nei ruoli universitari, con ciò trovando ulteriore conferma la scarsità di aperture su cui optare in modo ragionevole ai fini di esercitare una professionalità criminologica.

Che differenza esiste tra criminologia e criminalistica?

La criminologia, come si diceva innanzi, è una scienza dell'uomo, di assai ampio respiro, che considera, per quanto attiene all'uomo che commette reati e ai fatti delittuosi, gli aspetti fenomenologici, tipologici, casistici, eziologici. In relazione alla persona che delinque si occupa anche delle caratteristiche psicologiche, psicopatologiche, così come dei fattori ambientali che si correlano all'agire delittuoso. Il campo d'indagine si estende alla percezione sociale nei riguardi della criminalità e della devianza, al quadro di consenso-dissenso nei confronti dei diversi apparati normativi (scritti o non scritti, istituzionali o non istituzionali), alla reazione sociale che il delitto suscita, all'analisi delle conseguenze provocate dal crimine sulla vittima del reato e agli interventi in suo favore, ma anche al ruolo eventualmente assunto dalla vittima stessa nella dinamica delittuosa. La criminalistica non va confusa con la criminologia, in quanto è costituita dal complesso delle tecnologie che vengono impiegate per le attività investigative. In essa confluiscono tecniche e nozioni afferenti alla medicina legale, alla dattiloscopia, alla balistica, alla grafometria, all'analisi di materiali biologici, dei gruppi sanguigni, del DNA, alle indagini tossicologiche, alla ricerca dei residui di polvere da sparo, e così via. Si tratta quindi di tecniche di polizia scientifica finalizzate alla individuazione delle prove e degli elementi utili alla valutazione giudiziaria di coloro che sono indagati per la commissione di reati. Da questo punto di vista, si può anche fare riferimento alle tecniche e alle applicazioni miranti a fornire elementi utili all'identificazione del reo sulla base delle caratteristiche psicologiche e personologiche dei presunti autori di taluni reati di particolare gravità e per i quali non si sia reperito un sufficiente impianto probatorio (cosiddetto criminal profiling). In questo caso ci si trova di fronte ad un uso di tecniche proprie della criminologia applicata in ambito investigativo, e quindi criminalistico, pur rimanendo sempre chiara la divisione fra criminologia e criminalistica.

Quali sono i pregi e i difetti del suo lavoro?

Della carenza di sbocchi professionali abbiamo già detto, per quanto attiene agli aspetti positivi, prescindendo dal discorso economico e guardando al sapere e alla conoscenza, questa disciplina offre grandi possibilità di crescita. E' una materia molto vasta, che si presta alla ricerca empirica e spazia sull'uomo in ambiti che vanno dalla psicologia alla biologia, dalla sociologia alla genetica, dalla riflessione sui fatti sociali ai disturbi mentali, dalla responsabilità morale alla libertà di agire, fino ad estendersi alla storia e alla filosofia: credo sia questo un aspetto dotato di forte attrattiva, e a ciò probabilmente si connette l'interesse da parte degli studenti. Non sfugge in tal senso quanto, attraverso lo studio dell'uomo che delinque, la criminologia diventi anche un'importante chiave di lettura riferita all'uomo tout court.

Quali esperienze formative consiglierebbe a chi voglia fare il suo lavoro? Secondo lei, quali prospettive ci sono attualmente dal punto di vista dell'occupazione nel suo settore?

Dal mio osservatorio noto molto interesse per la materia, che si manifesta anche attraverso una cospicua domanda di tesi; numerosi studenti inoltre chiedono anche informazioni relativamente alle possibilità lavorative. Intanto vediamo come si diventa criminologi: l'insegnamento della criminologia può essere attivato in diversi corsi di laurea, fra i quali ricordo Giurisprudenza, Scienze politiche, Sociologia, Medicina, Psicologia, osservando però che, nell'ambito del corso di laurea, la criminologia sarà solo un esame e al massimo la materia di tesi. Quindi - anche se tale rilievo sembra pleonastico, ma forse è utile ribadirlo - lo studente che si laurea, ad esempio, in Giurisprudenza sarà un laureato in Legge e non un criminologo, e ciò anche nel caso in cui abbia completato gli studi discutendo una tesi di laurea in criminologia. Diventa necessario pertanto seguire dei corsi di studio post-laurea (corsi di perfezionamento o master) in criminologia, ma anche, in considerazione di quanto detto prima sulla carenza di sbocchi professionali autonomi, acquisire una professionalità specifica (come quella dello psicologo, dello psichiatra, dell'avvocato o del magistrato) attraverso la quale potere utilizzare - anche se nell'ambito di professioni diverse, ma alle quali la criminologia può essere significativamente utile - il sapere criminologico in una dimensione lavorativa. Non è ancora peraltro chiaro quali possibilità reali di attività - autonoma in quanto criminologo - offriranno i titoli rilasciati da questi percorsi formativi anche se, per analogia con il criminologo clinico specializzato, si può ipotizzare un impiego in occupazioni simili. Per quanto concerne invece le attività investigative, e quindi la criminalistica, ripeto che questo è un settore di cui si occupa principalmente la polizia: in questo caso si potrebbe prendere in considerazione la carriera nelle diverse forze dell'ordine.

Secondo lei, a cosa è dovuto il grande interesse dei giovani per questa professione?

Oltre a quello che abbiamo già detto, è parte integrante dell'interesse di tutti verso la criminalità, interesse mosso in buona parte pure da dinamiche emotive e inconsce, atte a differenziare e a rassicurare ("io sono buono, l'altro è cattivo"). Molta parte hanno avuto, e continuano ad avere, anche i media, ed in particolare la modalità spettacolarizzata e fortemente emotigena, con la quale viene fornita l'informazione in tema di criminalità, ciò che, a torto o ragione, diventa momento essenziale nel mantenere viva e sempre "calda" l'attenzione nei suoi confronti.

Questa intervista è stata rilasciata nel periodo marzo-luglio 2004, pertanto le informazioni relative alle aziende e alle qualifiche professionali dell'interessato potrebbero aver subito modifiche.

www.unimi.it
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