rieccomi
Questa è la risposta del Prof. Panci.
Ho fatto copia/incolla
Buonasera Signora,
sono spiacente ma a mio avviso non vi sono gli estremi per una class action e la sua problematica potrebbe essere risolta unicamente nell'ambito di un normale contenzioso lavoristico contro l'amministrazione datrice di lavoro.
Nel merito, però, la sua pretesa, ancorché comprensibile, non appare tutelabile in modo tanto agevole.
Ed infatti il decreto con il quale il giudice ha rigettato il suo ricorso cautelare, ritenendo non sussistente il fumus boni juris (cioè la parvenza di fondatezza in diritto della pretesa su cui fondava la richiesta), ha accolto un'interpretazione della normativa di settore accolta dalla Giurisprudenza di legittimità (cioè la Cassazione) e di merito.
In altri termini, l'unico percorso che ha a disposizione per provare ad ottenere tutela è agire in via ordinaria (cioè con un giudizio di cognizione piena in luogo del cautelare che ha già fatto) con la consapevolezza, però, che il percorso sarebbe in salita, poichè dovremmo cercare di far accogliere un'interpretazione diversa da quella già fatta propria dalla Cassazione e da alcuni giudici di merito.
Per contenere i costi (che mi rendo conto, anche alla luce della condanna alle spese che ha già subito, costituiscono un problema) dovrebbe tentare di raccogliere il maggior numero di persone nella sua stessa situazione interessate a fare un ricorso cumulativo. In tal caso, infatti, i costi potrebbero essere ripartiti fra tutti.
Rimango a sua disposizione per ogni eventuale chiarimento e le invio distinti saluti,
MP
Che ne dite?