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Cultore della materia: chi sarebbe costui?

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2019 22:46
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28/03/2019 00:55

Ultimamente ho conosciuto un "cultore della materia" di Ca' Foscari (Venezia) che mi ha parlato un po' del suo ruolo. Scopro che si tratta di ex ricercatori, o ex docenti a contratto, o semplici professionisti laureati nell'ateneo, che per tre anni ottengono dall'ateneo medesimo tale titolo. Caratteristiche principali: 1) NON vengono pagati; 2) NON possono fare lezione; 3) possono far parte delle commissioni d'esame su nomina del rettore, affiancando il prof; 4) sono in sostanza dei potenziali docenti "parcheggiati" presso l'ateneo con la speranza di ricevere incarichi a contratto o di poter partecipare a concorsi per l'assunzione. Qualcuno di voi sa se UniMarconi ha dei "cultori della materia" e come vengono selezionati? Qualcuno di voi lo è stato?
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28/03/2019 02:24

Lo è stata mia madre in una statale del nord-est.
Se hai domande non troppo specifiche (è una signora anziana e non si può ricordare tutto) gliele giro volentieri.
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28/03/2019 17:28

Mi interessava capire soprattutto se si fa per pura passione, visto che è un incarico non retribuito, o come fase di passaggio verso una vera assunzione. E poi se l'Unimarconi ne "arruola" o no...
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28/03/2019 23:16

Franco Allegranzi, 28/03/2019 17.28:

Mi interessava capire soprattutto se si fa per pura passione, visto che è un incarico non retribuito, o come fase di passaggio verso una vera assunzione.


La prima che hai detto: pura passione.
Si fa domanda al direttore di facoltà/dipartimento o addirittura presso la segreteria, dopodiché si visionano gli esami scritti, si può partecipare a quelli orali, fare conferenze e addirittura tenere lezioni.
Il tutto sotto la supervisione del docente della materia a cui si viene assegnati.
Per le conferenze c'è la possibilità di essere pagati a gettone, ma a mia madre non è mai successo e ha solo ventilato quest'ipotesi.

Franco Allegranzi, 28/03/2019 17.28:

E poi se l'Unimarconi ne "arruola" o no...


Mi spiace ma questa è un'informazione da chiedere direttamente alla Marconi.
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28/03/2019 23:17

Ah, non pensare che mi sia sfuggita la citazione manzoniana! [SM=g1944682] [SM=g1944740]
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29/03/2019 03:01

Basta leggere l'art. 42 del R.D. 4 giugno 1938 n. 1269: viene solo menzionato brevemente.

www.edizionieuropee.it/LAW/HTML/31/zn57_11_003.html#_ART0042

Ricordo che in Italia è prevista l'autonomia accademica, quindi non è detto che un cultore della materia di Palermo faccia le stesse cose di uno della LIUC.
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30/03/2019 22:38

Franco, se ti interessa il mondo legale lascia perdere la ricerca universitaria e prova a vedere se qualche studio legale ti assume come tirocinante.
Non è un granchè, ma impari.
Poi puoi decidere se fare l'esame di abilitazione o continuare a fare il ricercatore nell'ambito di casi reali.
Questo genere di attività è incompatibile col giornalista professionista, ma se sei pubblicista puoi farlo.
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01/04/2019 00:45

In realtà era pura curiosità. Per quanto riguarda me è solo un discorso in prospettiva, molto ipotetica, peraltro. Sì, essendo giornalista professionista, dipendente di un'azienda che guida una serie di quotidiani, sono incompatibile. Il DM 70/2016 ha introdotto alcune novità sul tirocinio legale, escludendo, tra l'altro, la sua incompatibilità con lo svolgimento di attività lavorativa nel settore pubblico o privato. Sembrava un punto a mio favore che lavoro nel settore privato. In sé, inutile negarlo, la norma è anche un modo per giustificare lo sfruttamento dei tirocinanti: se lo Stato dice che il tirocinio legale si può fare anche contemporaneamente ad un lavoro a tempo pieno o quasi (e soprattutto retribuito) allora vuol dire che i praticanti non devono stare negli uffici legali e in tribunale 30-40 ore la settimana e soprattutto non devono lagnarsi se non sono pagati, questo è il messaggio neanche tanto recondito della riforma (d'accordo, adesso si parla di una proposta di legge in senso contrario, tipo equo compenso, ma vedrete che non se ne farà nulla): bastano 20 ore di pratica la settimana. Poi è vero, il Consiglio dell'Ordine deve valutare eventuali conflitti d'interesse tra pratica legale e attività lavorativa. L'incompatibilità del tirocinio legale con il ruolo di giornalista professionista, risalente a un r.d. del 1933, è invece rimasta, ed è assoluta. Gli avvocati però possono fare i giornalisti pubblicisti. Chi sono i pubblicisti? Sono gli articolisti. Sono i cronisti che scrivono e firmano gli articoli, e ne scelgono i contenuti, e vengono pagati per i loro articoli. Qui però, visto che il Legislatore in questa materia è superficiale (o male informato, o in mala fede), l'incompatibilità non c'è. Quindi, non mi resta che aspettare un'altra riforma (l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti? Basterà?) o il pensionamento.
[Modificato da Korandax 01/04/2019 00:52]
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01/04/2019 15:08

IMHO l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti non succederà mai.
Il problema dei tirocini fittizi nel mondo legale e abbastanza serio, perché si va a svilire l'intera categoria, non solo i tirocinanti.
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01/04/2019 15:53

Perchè l'ordine degli avvocati non radia chi fa tirocini fittizi?
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10/04/2019 14:34

Re:
Davide, 4/1/2019 3:08 PM:

IMHO l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti non succederà mai.
Il problema dei tirocini fittizi nel mondo legale e abbastanza serio, perché si va a svilire l'intera categoria, non solo i tirocinanti.



L'ordine dei giornalisti non verrà mai soppresso, sarà più facile vedere clonati i triceratopi. [SM=g1944682]
Il problema dei tirocini fittizi nell'ambito legale è di difficile soluzione per il semplice fatto che bisognerebbe associare l'attività della Guardia di Finanza a quella dell'ordine degli avvocati: non vengono emessi pagamenti regolari al tirocinante? E' un tirocinio fittizio: si radia il tirocinante e si sospende o censura l'avvocato.
Se non è ancora stata adottata una soluzione simile è perchè i tirocini fittizi servono a qualcuno: forse il tirocinante fittizio non fa niente, ma magari una citazione per la convalida di sfratto in tribunale te la porta.
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10/04/2019 14:47

Re:
Franco Allegranzi, 4/1/2019 12:45 AM:

In realtà era pura curiosità. Per quanto riguarda me è solo un discorso in prospettiva, molto ipotetica, peraltro. Sì, essendo giornalista professionista, dipendente di un'azienda che guida una serie di quotidiani, sono incompatibile. Il DM 70/2016 ha introdotto alcune novità sul tirocinio legale, escludendo, tra l'altro, la sua incompatibilità con lo svolgimento di attività lavorativa nel settore pubblico o privato. Sembrava un punto a mio favore che lavoro nel settore privato. In sé, inutile negarlo, la norma è anche un modo per giustificare lo sfruttamento dei tirocinanti: se lo Stato dice che il tirocinio legale si può fare anche contemporaneamente ad un lavoro a tempo pieno o quasi (e soprattutto retribuito) allora vuol dire che i praticanti non devono stare negli uffici legali e in tribunale 30-40 ore la settimana e soprattutto non devono lagnarsi se non sono pagati, questo è il messaggio neanche tanto recondito della riforma (d'accordo, adesso si parla di una proposta di legge in senso contrario, tipo equo compenso, ma vedrete che non se ne farà nulla): bastano 20 ore di pratica la settimana. Poi è vero, il Consiglio dell'Ordine deve valutare eventuali conflitti d'interesse tra pratica legale e attività lavorativa. L'incompatibilità del tirocinio legale con il ruolo di giornalista professionista, risalente a un r.d. del 1933, è invece rimasta, ed è assoluta. Gli avvocati però possono fare i giornalisti pubblicisti. Chi sono i pubblicisti? Sono gli articolisti. Sono i cronisti che scrivono e firmano gli articoli, e ne scelgono i contenuti, e vengono pagati per i loro articoli. Qui però, visto che il Legislatore in questa materia è superficiale (o male informato, o in mala fede), l'incompatibilità non c'è. Quindi, non mi resta che aspettare un'altra riforma (l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti? Basterà?) o il pensionamento.



In realtà che io sappia non c'è una grande differenza fra giornalisti professionisti e pubblicisti, credo, ma correggimi se sbaglio, che i professionisti siano quelli che hanno superato l'esame di abilitazione a Roma e che poi vengono pagati non a pezzo ma a stipendio dagli editori.
La differenza sta solo nello stipendio ai professionisti (ma mi sono sempre chiesta come trovano il lavoro visto che non ce n'è) e nel pagamento ad articolo ai pubblicisti, anche perchè i pubblicisti non sono obbligati per legge a definirsi tali: un giornalista è un giornalista.
Il motivo per cui gli avvocati possono fare i giornalisti pubblicisti è perchè devono esserlo: in testate giornalistiche come Altalex se continuassero a pubblicare periodicamente senza essere giornalisti e senza avere fondato una testata giornalistica violerebbero la L. 62/2001 e infatti il direttore di Altalex è Alessandro Buralli, avvocato iscritto all'ordine di Pistoia e, logicamente, giornalista pubblicista.
Il punto è che le leggi vengono fatte dai più forti e attualmente la scala gerarchica è questa (dal basso all'alto): ordine dei giornalisti, ordine degli avvocati, ordine nazionale magistrati, politici influenti, Governo.
Mi rendo conto che questo violi completamente la separazione dei poteri, ma siamo in Italia e le leggi vengono fatte dalle corporazioni tipo Star Wars old Republic. [SM=g1944682]
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10/04/2019 16:29

Sono stato pubblicista, praticante e professionista. La differenza tra pubblicisti e professionisti in realtà è essenziale. Il professionista, oltre ad aver superato l'esame di abilitazione a Roma, è chi vive di giornalismo, cioè fa il giornalista come attività principale (e paga i contributi previdenziali all'Inpgi 1). Il pubblicista non può avere il giornalismo come attività principale, non può essere assunto a tempo indeterminato in una redazione (tutt'al più può fare qualche breve sostituzione) e paga i contributi a una cassa separata (Inpgi 2). Solo i professionisti (e non i pubblicisti) sono tutelati dalla norma (art.200 Cpp) sulla segretezza delle fonti. In concreto, se un pubblicista o un praticante non passa l'esame da professionista non viene assunto. Accomunano professionisti e pubblicisti le regole deontologiche e la possibilità di dirigere una testata (ma nessuna testata nazionale generalista ha un pubblicista come direttore). Una rivista giuridica potrebbe benissimo prendersi come direttore anche un giornalista professionista laureato in Giurisprudenza e con un'esperienza di giudiziarista (perchè no? Tiro acqua al mulino della categoria). Quando seguivo le udienze ne seguivo molte più dei praticanti avvocati che poi andavano a farsi firmare il libretto dal giudice. Tanto che un giorno il magistrato mi disse: "Scusi, lei è sempre qua, si faccia firmare il libretto pure lei...". Quello che volevo evidenziare è che un avvocato che fa anche l'articolista si trova, secondo me (è opinione personale derivante dall'esperienza), ipso facto in conflitto di interessi, esattamente come un giornalista che facesse anche l'avvocato.
[Modificato da Korandax 10/04/2019 16:55]
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10/04/2019 18:28

Ti ringrazio molto per la spiegazione, però non sono convinta che sia al 100% come dici tu.
Innanzitutto il vero articolo che tutela tutti, professionisti e pubblicisti, è il 51 c.p., sorretto ovviamente dall'art. 21 Cost., purchè non si arrivi alla diffamazione e su questo ne abbiamo già ampiamente parlato: quando arriva la querela temeraria voi giornalisti non siete mai tutelati ed è una vergogna mondiale.
Per quanto riguarda il segreto professionale ex art. 200 c.p.p. ci sono delle novità giurisprudenziali che riguardano anche i pubblicisti.

www.newslinet.com/giornalisti-segreto-professionale-anche-il-tribunale-di-trapani-lo-ammette-per-i-pubb...

www.redat24.com/2017/02/18/segreto-professionale-vale-per-i-giornalisti-pubb...

Il codice deontologico dell'ODG non dice niente a riguardo?
Sull'assunzione rimango un pò perplessa perchè ho amici pubblicisti regolarmente assunti in testate anche se non sono a conoscenza di cosa c'è scritto nei loro contratti.
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10/04/2019 23:19

Quello che intendevo io lo dice anche Wikipedia citando una sentenza della Cassazione:
"La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 256 del 2 aprile 1971, ha definito con precisione la differenza tra "giornalista professionista" e "giornalista pubblicista": il primo è un operatore a tempo pieno del mondo dell'informazione mentre il giornalista pubblicista, pur svolgendo attività continuativa e retribuita, è un operatore non professionale a tempo parziale (cioè svolge un'altra professione come attività principale). Di conseguenza, i pubblicisti non possono ricoprire le qualifiche previste dal contratto di lavoro giornalistico (redattore ordinario, capo servizio, inviato, capo redattore e vice direttore)".
I pubblicisti, appunto, NON possono fare i redattori. Poi bisogna intendersi sul concetto di assunzione, ovvero sulla tipologia di contratto. Io intendevo l'assunzione come lavoratore dipendente a tempo indeterminato (quindi rapporto di lavoro subordinato). E' vero che esistono contratti di collaborazione per i pubblicisti, che però rimangono lavoratori autonomi (senza tutta una serie di tutele e indennità).
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16/04/2019 13:45

Per i pubblicisti i contratti sono per tot articoli o collaborazioni saltuarie, anche se in alcuni casi la differenza è esigua (ci sono pubblicisti che praticamente lavorano come professionisti).
Una curiosità, Franco: quando entravi in Tribunale, per saltare i controlli, esibivi il tesserino di giornalista?
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20/04/2019 12:37

Immagino di no perchè i tesserini da giornalisti sono facilmente falsificabili (sono di carta e finta pelle).
Credo che i giornalisti in Tribunale entrino come tutti quanti.
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Post: 133
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Sesso: Maschile
20/04/2019 22:46

Confermo, niente tesserino per entrare in tribunale. Le udienze penali sono pubbliche (chiunque vi può assistere, io stavo con gli altri giornalisti in mezzo a semplici spettatori e testimoni che avevano già deposto) e il giudice si premurava addirittura di far aprire la porta della sala udienze se qualcuno, inavvertitamente, se la fosse richiusa alle spalle.
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