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«Comprare l’auto o l’università per i figli? Tanti sceglierebbero l’utilitaria»

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2014 17:55
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23/03/2014 17:55

Il ministro Giannini: la nostra società ha perso la cultura dello studio e del sacrificio

«La cultura dello studio, del sacrificio e l’importanza di questa dimensione per il riscatto individuale e collettivo si è un po’ persa nella nostra società, e anche nelle famiglie». Parola del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha fatto un chiaro esempio. «Mantenere i figli all’università costa quanto una piccola utilitaria. Eppure sono certa - dice - che oggi molte famiglie comprerebbero una macchina nuova invece di assicurare un futuro ai propri figli attraverso l’istruzione».

Il valore dello studio
È per questo, ha aggiunto il ministro durante la trasmissione Prima di Tutto su Radio1, che occorre lavorare per costruire nuove basi culturali. «Recuperiamo tutti il valore dello studio, dell’attenzione e della concentrazione su quello che si impara per migliorare nella vita» afferma Giannini. E rispondendo ad una domanda sul fatto che in Italia, siamo al di sotto della media Ocse in matematica e in generale in materie scientifiche, il ministro spiega:«Non mi sento di definire pigri i nostri studenti. Pigri è una categoria impressionistica che si può buttare lì, potrei farlo anche io su una impressione che arriva a volte anche dai banchi dell’università».

Il lavoro più bello del mondo
«L’insegnamento e’ il mestiere piu’ bello del mondo. E se i miei figli, che stanno facendo studi che non li indirizzano direttamente, trovassero questa passione gli consiglieri subito di fare i professori perché dà grandi soddisfazioni» dichiara Giannini. Gli insegnanti italiani, però, sono pagati male e maltrattati dalla politica. Secondo la titolare del dicastero di Viale Trastevere tra le cause non c’e’ solo «l’avvicendamento dei vari ministri», ma il tema o il male originario è nel fatto che «non ricordo a mia memoria un governo che ha messo questo tema al centro della propria agenda politica». E sugli stipendi aggiunge: «Non è solo meno soldi ma anche spesi male. Gli insegnanti italiani, rispetto a quelli dei paesi europei avanzati, sono insegnanti che non hanno alcuna prospettiva di carriera». E questo anche perché «le forze sindacali spingono sempre e solo per salvaguardare il minimo garantito a tutti e non per valorizzare chi lavora meglio».

Carlotta De Leo

www.corriere.it
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