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UNIVERSITÀ MARCONI - GIURISTI MARCONIANI La comunità per gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'università Guglielmo Marconi.

Università, non passa lo straniero

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    Davide
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    00 09/05/2009 19:02
    Flop di iscritti: solo il 2% vieneda altri Paesi

    Nell’università italiana lo straniero non passa. Fanalini di coda in Europa, il nostro Paese e le nostre università non attraggono da altri Paesi. E richiamano meno di quanto già disastrosamente appare, dato che una parte non trascurabile degli iscritti con cittadinanza non italiana, non è in realtà approdata qui per fare l’università. Mentre in Francia e in Germania sul totale degli iscritti gli stranieri superano l’8 per cento, in Inghilterra il 10, e negli Usa ogni 100 universitari almeno 20 arrivano dall’estero, l’Italia sfiora appena il 2 per cento. Altro che Erasmus. Altro che scambi culturali a livello internazionale.

    Lo dice l’ultimo rapporto sull’istruzione dell’Ocse, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione economica e lo sviluppo. Il periodo analizzato è il 2006, ma le cose non sembrano essere cambiate, guardando ai dati del Miur, il nostro ministero dell’Istruzione ricerca e università, che ha un’anagrafe dettagliata e costantemente aggiornata.

    Gli universitari stranieri risultano 47.555, su un totale di oltre un milione e quattrocentomila iscritti (per laurea triennale, ciclo unico o specialistica). Ma di questi, ben 13.481 al momento dell’iscrizione hanno consegnato in segreteria un diploma conseguito nelle scuole italiane. Lo confermano anche al Cineca, il consorzio universitario e centro di supercalcolo che cura l’anagrafe del Miur.

    Quindi, un terzo degli studenti universitari con cittadinanza straniera in realtà apparterrebbe alla seconda generazione di immigrati: figli di cittadini stranieri, arrivati in Italia al seguito delle loro famiglie e non autonomamente, per interesse di studio. Solo che nonostante vivano qui da anni, perfettamente integrati, o addirittura siano nati in Italia, non hanno diritto alla cittadinanza italiana, e la loro identità è scritta su un documento estero.

    Gli studenti in uscita, i giovani italiani che scelgono di laurearsi all’estero, sarebbero invece circa 40.000. Per il Censis nel 2006 eravamo a quota 38.690, per l’Ocse a 40.265. Considerando l’intera quota stranieri, che l’Ocse fissa (per il 2006), a 48.766, l’Italia avrebbe dunque un saldo attivo. Ma la realtà, se si esclude la quota di cervelli che pur risultando importati in realtà non lo sono, appare diversa. Siamo infatti l’unico Paese tra quelli considerati sviluppati che esporta più universitari di quanti ne importi. E degli oltre 45.000 posti messi a disposizione degli studenti internazionali dai nostri atenei, meno della metà vengono richiesti.

    I laureati del futuro, un mercato globale di tre milioni di studenti, preferiscono andare altrove. E visto che la capacità di attrarre cervelli dall’estero è un indicatore importante, si capisce anche come mai gli atenei italiani scivolino verso il basso nelle graduatorie internazionali di qualità.

    Alle segreterie degli atenei nazionali un terzo dei 9.825 albanesi, la popolazione universitaria straniera più consistente, si presenta con un diploma italiano, di maturità liceale, tecnica, professionale, o delle magistrali. Come almeno il dieci per cento dei 3.910 iscritti cinesi, e oltre un terzo dei 3.442 romeni, e ben più di metà dei 1.386 peruviani, o dei 1.220 marocchini. E anche, sorprendentemente, 121 dei 232 studenti statunitensi, davvero pochi: privilegiano l’Inghilterra, ci volano in oltre diecimila e altri tremila ciascuna in Francia e Germania.

    I dati dell’anagrafe Miur, va detto, non sono definitivi, il flusso di inserimento è continuo e non ancora completato, come spiegano al Cineca. Ma il panorama è giudicato già sufficientemente dettagliato. Un esempio: Bologna. L’anagrafe dell’ateneo che fra tutti ha la quota maggiore di stranieri, dichiara 88.883 iscritti, dei quali 4.631 con passaporto estero, dati certi e aggiornati. Ma di questi ben 1.553, un terzo esatto, ha un diploma italiano. Leggermente differenti i dati Miur, dove risultano 69.403 iscritti in totale (il sistema è attivo dal 2003, quindi non include le iscrizioni precedenti), con 4.012 stranieri, dei quali 1.373 diplomati in Italia. Le proporzioni non cambiano. La realtà neppure.

    Valentina Avon

    www.lastampa.it
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    Iuzzolino
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    00 10/05/2009 10:34
    In compenso i pochi stranieri che vengono sono sotto processo per omicidio.
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    Davide
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    00 12/05/2009 09:15
    Qui c'è un altro articolo da "il Piccolo" che dimostra come si può dire tutto e il contrario di tutto.

    Studenti stranieri, università terza in Italia

    Da altri Paesi l’8,3% di iscritti

    Al via altri insegnamenti in inglese, ”doppia laurea” in vista con l’estero


    Terza in Italia per percentuale di iscritti stranieri rispetto al totale: è il piccolo record dell’Università di Trieste che su 18 mila 642 studenti immatricolati in quest’anno accademico accoglie il 6,4% di ragazzi provenienti da paesi extracomunitari, con nettissima prevalenza naturalmente di croati (527 su 1205), ma anche di albanesi (167) e, sorpresa, libanesi (124), e l’1,9 di stranieri comunitari, di cui esattamente la metà sono sloveni (177 su 353). In totale l’8,3% a fronte della percentuale media italiana che non supera il 2%. I confini vecchi e nuovi in questo caso aiutano. Le università che precedono per attrazione relativa sono il Politecnico di Torino e la Bocconi di Milano.
    Il motivo delle basse percentuali italiane non sta solo nel livello di studi ma soprattutto nella lingua. L’italiano non ha corso internazionale e pochi sono i corsi in lingua inglese. Trieste però, che ora si pubblicizza anche a Zagabria e in Austria, sta prendendo rincorsa in questo senso. Proprio da quest’anno ha aggiunto due nuovi «curricula» di corsi triennali svolti interamente in lingua inglese, entrambi a Economia e commercio: «Economics and management of innovaction» e «Economics of financial and insurance markets». La terza e quarta laurea in inglese sono alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali: la specialistica di Genomica funzionale e il master in Neuroscienze. La prima offre la possibilità di un doppio diploma in collegamento con le università di Parigi 5 e Parigi 7. La seconda è organizzata in collaborazione con la Sissa. Esiste poi una laurea magistrale in Fisica in tandem con il Centro internazionale di fisica Abdus Salam.
    «Ma stiamo creando una nuova laurea scientifica, e triennale questa volta, tutta in inglese - racconta Orfeo Sbaizero, delegato del rettore per la didattica e la formazione - e poi in preparazione c’è una novità assoluta, l’accordo con un’università tedesca per conferire la ”double degree”, la doppia laurea, ci sono già quattro docenti tedeschi disposti a lavorare anche a Trieste». Ma quale sia la facoltà, e quale l’università tedesca, per ora non si dice ancora.
    Ogni anno l’università presenta i contingenti di posti disponibili per gli studenti stranieri residenti all’estero, facoltà per facoltà. Per il 2009-2010, fatta la somma, saranno 1323. Si va dal singolo posto per Medicina agli 80 di Ingegneria civile e Ingegneria dell’informazione. «Ma sono contingenti puramente virtuali - dice Sbaizero -, servono ai consolati stranieri cui i giovani devono rivolgersi per ottenere l’iscrizione in Italia e il relativo permesso di soggiorno, è un vero e faticoso investimento di vita studiare all’estero - aggiunge il docente che ha passato lunghi periodi negli Usa -, e lo si fa solo se il valore aggiunto è molto alto».
    Anni fa molti studenti arrivavano dalla Grecia per iscriversi a Medicina e Farmacia, nel loro paese operazione assai difficile. Fenomeno cessato. Nella lunga lista degli stranieri ora appaiono molte singole unità un po’ da tutto il mondo: Congo e Messico, Venezuela e Somalia, Giappone e Ecuador, Armenia, Canada, Madagascar e Ruanda, ma anche Iran (17), Tunisia (32), Camerun (48), Bulgaria (12), Romania (32), i greci sono 54.

    Gabriella Ziani

    espresso.repubblica.it