00 15/01/2020 13:14
Al di là del problema drammatico dei suicidi, ho l'impressione che quella di raccontare balle sulla propria carriera universitaria sia una moda piuttosto diffusa, per fortuna nella maggior parte dei casi l'esito non è tragico, semmai comico. E' un fenomeno che andrebbe indagato da un punto di vista psicologico o sociologico, si lega un po' anche al tema dei falsi curricula (Oscar Giannino docet), diciamo che la materia "aiuta", perché uno non viaggia col diploma di laurea addosso e nessuno (salvo che il titolo ti serva per concorsi o abilitazioni) va a fare controlli incrociati o ti viene a perquisire la casa. Mi riferisco a qualche collega e conoscente che da anni va avanti con la cantilena che gli mancava solo un esame per laurearsi (questo è un classico, direi quasi un "topos" letteraio), poi quando gli dici che da anni la normativa consente di recuperare la carriera pregressa e concludere gli studi (non c'è più la decadenza-tagliola che annullava tutto) allora ti cambia argomento. Poi ci sono i laureati-Facebook. Visto che nel profilo personale compare la dicitura "quale università hai frequentato?" (vorrebbe dire: in cosa ti sei laureato?) molti geni interpretano l'espressione in senso estensivo, da far impallidire la giurisprudenza creativa, e ti schiaffano atenei a raffica dive magari hanno superato 2-3 esami, lasciando intendere lauree inesistenti. Così va il mondo.