00 17/10/2019 23:11
Re:
S@yaka, 14/10/2019 15.05:

Comunque il sistema anglosassone non fa meno schifo del nostro visto che ogni tanto scoppia qualche scandalo di VIP che ha "comprato" l'università dell'Ivy League al figlio senza referenze.
Noi siamo patetici perchè gli atenei non sono collegati al mondo del lavoro, loro sono altrettanto patetici perchè ce la fa solo chi ha soldi, altrochè "sogno americano".

Comunque tornando sull'argomento del topic io credo che la generazione precedente alla nostra credi che laurea = lavoro. Molti non capiscono che la laurea in giurisprudenza obbliga almeno ad altri 3 anni di studio + altre specializzazioni.
Ho molti parenti che continuano a segnalarmi concorsi e mi chiedono perchè continuo a fare la tirocinante avvocato, ma proprio non ci arrivano.
Il sistema econmico, sociale e l'educazione sono completamente cambiati: oggigiorno si parte verso i 19 e se vuoi studiare si arriva verso i 35/40.
Ecco perchè questo padre si è suicidato: ha pensato "ce l'ho fatta, posso andarmene", un genio.



Verissimo. E va colto l'aspetto assurdo di una professione (come questa, ma ce ne sono altre. Nel giornalismo 8-10 anni di precariato prima dell'assunzione come "strutturato" sono la regola) che ti fa arrivare a 35-40 anni per cominciare a farla seriamente, con implicazioni sul piano della vita privata (mi verrebbe da dire "programmazione familiare", ma suona di destra), dell'indipendenza economica, dei rapporti con i genitori, della qualità della vita, perfino delle prospettive previdenziali (quota 100 docet). Ecco perché servirebbe la liberalizzazione delle professioni. Laurea più due anni di pratica fatti seriamente (non pro forma). Poi uno ci prova. Se è bravo avrà clienti, se non lo è non li avrà. Ma non sarà congelato a vita dalla conventio ad excludendum di chi è già arrivato e non vuole troppi concorrenti.

[Modificato da Korandax 17/10/2019 23:36]