«Cassamarca non paga i docenti». In dubbio i corsi di Legge 2009-2010
Giurisprudenza a Treviso addio? Ha il sapore del peggiore dei divorzi la decisione presa lunedì dal Senato Accademico dell’Ateneo di Padova: rinvio di ogni scelta sull’avvio di un nuovo ciclo di studi della Facoltà di Giurisprudenza a Treviso, con annesso il mandato all’avvocatura dello Stato per fare causa a Fondazione Cassamarca. All’origine della clamorosa rottura – pur nell’aria da tempo – c’è il mancato pagamento degli stipendi dei docenti da parte della Fondazione trevigiana che ha portato, grazie all’accordo con l’università patavina, il corso di Legge nel capoluogo della Marca.
«Pacta sunt servanda». L’ha ribadito anche ieri il rettore dell’Università di Padova Vincenzo Milanesi: i patti vanno rispettati. E la convenzione che ha permesso al magnate trevigiano Dino De Poli, presidente di Fondazione Cassamarca, di avviare il corso di laurea in Giurisprudenza nei rinnovati spazi dell’ex storico ospedale di Treviso parlava chiaro: Fondazione, oltre alla sede, doveva mettere anche gli stipendi dei professori. E così è stato. Almeno fino a due anni fa. Sul finire dell’anno scorso, con la crisi che di lì a poco avrebbe «mangiato» dal bilancio di Fondazione Cassamarca ben 30 milioni di dividendi erogati ogni anno da Unicredit, De Poli ha preso carta e penna e ha scritto ai rettori di Padova e Venezia. In sostanza, chiedeva alle due università di accollarsi la spesa della docenza. Ci fu un incontro natalizio, il 23 dicembre, fra De Poli e Milanesi, il quale chiese al presidente della Fondazione trevigiana di rispettare la convenzione stipulata. Poi più nulla. Fino a lunedì, con la decisione della linea dura da parte del Senato accademico patavino.
«Fondazione Cassamarca – dice la nota diramata ieri dall’Università - non paga da due anni gli stipendi ai professori come dovrebbe secondo la convenzione firmata ormai dieci anni fa. L’Ateneo di Padova ha già più volte dichiarato nei mesi scorsi la sua disponibilità a rivedere la convenzione per il futuro, ma non può accettare che Cassamarca non onori gli impegni presi per il passato e per l’anno in corso. L’Ateneo si trova quindi nella necessità di dover rivolgersi alla magistratura per vedere riconosciuti i suoi diritti, ed ha già dato mandato in tal senso all’avvocatura dello Stato». Il Senato Accademico dell’Ateneo patavino, infine, si riserva di ritornare sulla questione nelle prossime settimane.
Le matricole per l’anno 2009/10, insomma, sono appese a un filo. «Io – spiega Milanesi – continuo a credere nella validità della presenza dell’Università di Padova a Treviso, ma non possiamo continuare ad anticipare noi lo stipendio dei professori. Abbiamo anche dato a Fondazione Cassamarca la disponibilità a ragionare per modificare la convenzione e per approfondire altre possibilità di collaborazione, ma il vecchio adagio latino rimane valido: prima di tutto, prima di ragionare sullo sviluppo di altre iniziative, pacta sunt servanda». Il team di legali dell’Università si trova in queste ore a ragionare su come agire, spiega il rettore, «per recuperare il credito di cui abbiamo diritto». Intanto, dal quartier generale di Fondazione Cassamarca, De Poli non pare arrendersi. «Rifletterò – dice – ma ricordo al Senato accademico che in questi due anni durante i quali noi non abbiamo pagato, qualcuno li avrà pur pagati gli stipendi dei professori. E chi paga i dipendenti pubblici se non lo Stato? Se in questi due anni i soldi li ha versati lo Stato, dobbiamo pagare i docenti due volte? Sappia l’Ateneo di Padova che noi giuridicamente non abbiamo ancora contestato niente, ma abbiamo tutte le carte a posto per farlo».
Federica Baretti
corrieredelveneto.corriere.it