Trasfusione su testimone di Geova, ora i medici devono pagare i danni

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Davide
00martedì 12 maggio 2009 10:02
Per motivi religiosi non voleva sottoporsi a trasfusioni di di sangue ma i medici lo costrinsero. E ora l’ospedale deve risarcire i familiari del paziente, ormai deceduto, per il danno morale.
A deciderlo sono stati i giudici del Tribunale Civile milanese, perché i medici non avrebbero rispettato la volontà personale del ricoverato .

Il ricovero
La vicenda risale a più di dieci anni fa, quando Remo, un ministro del culto per i testimoni di Geova, fu ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli per un’ulcera allo stomaco. «Serve una trasfusione» dissero i medici, ma il testimone di Geova rifiutò la cura per motivi legati al culto. L’uomo venne così dimesso, ma poche settimane dopo si ripresentò all’ospedale San Carlo Borromeo. E anche qui i medici confermarono la terapia: «Serve una trasfusione». Ma la risposta del testimone di Geova fu la stessa: «Non la voglio fare. La mia religione non lo permette».
Invece che dimettere l’uomo però, i medici che lo avevano preso in cura chiesero un consulto psichiatrico per stabilire se Remo era in grado di intendere e di volere. Ma dai colloqui con gli specialisti non emersero anomalie o alterazioni mentali, così l’ospedale si rivolse alla Procura della Repubblica per ottenere l’autorizzazione per un trattamento sanitario obbligatorio.

La trasfusione
Ma a distanza di qualche giorno il paziente venne immobilizzato e sottoposto alla trasfusione ematica. I familiari, che avevano tentato di opporsi, vennero allontanati dalla stanza a forza dalla polizia. E a Remo venne iniettato il sangue.
La trasfusione però non fu sufficiente a salvare la vita al paziente, affetto da una grave malattia che aveva colpito lo stomaco. E qualche giorno l’uomo cessò di vivere a causa di alcune complicazioni cardiache.

La causa
Ma per quella trasfusione imposta con la forza la moglie Vittoria decise di far causa all’ospedale San Carlo. E di chiedere i danni per violazione dei diritti del paziente nell’effettuazione del trattamento rifiutato.
I giudici le hanno dato ragione e hanno condannato medici e ospedale a risarcire 20mila euro per danni morali: Sia per aver violato la volontà del paziente sia per aver allontanato i familiari dalla stanza dove avveniva la trasfusione.

milano.cronacaqui.it
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