Da sempre si è pensato che per sfuggire all’inquinamento atmosferico la cosa migliore fosse restare a casa.
Ma in realtà questo non sarebbe il metodo migliore per non inquinarsi.
Secondo una ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Carla Iacobelli, tra le quattro mura di casa, ufficio e scuola addirittura si rischia anzi di più.
Secondo la Iacobelli all’interno degli ambienti chiusi si nascondono molti inquinanti nocivi per la nostra salute.
E sull’argomento la ricercatrice ha anche curato una pubblicazione, “L’ambiente confinato – rischio chimico, fisico, biologico”, edita dall’università telematica Marconi.
Tra le maggiori cause di inquinamento al chiuso figurano le vernici che usiamo per tinteggiare muri e infissi, le colle utilizzate per i mobili e le tappezzerie, i detersivi o il toner della stampante.
“Spesso – afferma Iacobelli - l’aria dove molte persone passano circa il 90 per cento del loro tempo contiene composti chimici, prodotti da diverse fonti, che possono essere cancerogeni e tossici”.
Il pericolo riguarda soprattutto i VOC (composti organici volatili), il più noto dei quali è la formaldeide contenuta nelle colle, che sono causa di una vasta gamma di effetti che vanno dal disagio sensoriale fino a gravi alterazioni dello stato di salute.
Ma nocivi sono anche il fumo delle sigarette, le esalazioni provenienti dai detersivi e gli spray in genere.
Riguardo al fumo passivo la Iacobelli poi dà dei dati: l’esposizione al fumo passivo in casa riguarda circa la metà dei bambini che nascono in Italia, l’11,5 per cento degli uomini e il 15 per cento delle donne.
La colla delle moquette, della carta da parati e dei mobili può essere inquinante, per non parlare di detersivi e spray.
Ma anche il talco, se respirato a lungo, può far male, tanto che l’esperta consiglia di usare al posto del talco l’amido di riso.
In Italia non c’è ancora una normativa organica e specifica per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti chiusi, che viene così affidato esclusivamente al buon senso comune.
È questo l’intento della pubblicazione curata dalla ricercatrice del CNR, uno studio sistematico sui rischi degli ambienti chiusi con i relativi consigli di prevenzione e un intero capitolo dedicato proprio agli inquinanti e all’utilizzo dei prodotti alternativi.
Wanda Cherubini
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