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La Francia e il Belgio nazionalizzano Dexia

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2011 13:00
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10/10/2011 13:00

Salvataggio e "spezzatino" per la banca travolta dai bond greci

Salvata. Anzi, risalvata. Belgio, Francia e Lussemburgo hanno annunciato ieri di aver chiuso l’intesa per evitare il fallimento della Dexia, la prima banca europea spazzata via dalla crisi che ormai da quattro anni attanaglia la finanza e l’economia globali. Nel pomeriggio si è riunito il cda dell’istituto per formalizzare l’intervento che dovrebbe condurre alla nazionalizzazione della Dexia Banque Belgique e alla creazione a Parigi di una società per il credito regionale. «Abbiamo riaffermato il principio della solidarietà per dare un futuro a Dexia», recita un comunicato a tre diffuso dai tre governi interessati. All’una di notte era ancora attesa la fumata bianca conclusiva.

A rovinare la banca sono state la liquidità sparita, i soldi a breve usati per pagare quelli a lungo termine, una esposizione a rischio da 700 milioni di euro, le casse colme di bond greci e il titolo precipitato del 42% in una settimana. Lo spezzatino di quella che era la terza banca belga (800 filiali solo a livello nazionale) salva soprattutto i risparmiatori, ma solleva due interrogativi pesanti. Uno: quali saranno le conseguenze per il Belgio che ha già un debito che vale il 97% del pil e che le agenzie di rating stanno minacciando di declassamento? Due: solo pochi mesi fa Dexia ha superato gli stress test dell’Eba (Agenzia bancaria Ue); vuol dire che l’infezione è stata rapida o che le prove di sforzo non erano attendibili?

La paura che il sistema sia nel complesso più marcio di quanto si veda a occhio nudo agita gli animi della politica. Lo si è percepito nel corso del vertice franco-tedesco di Berlino, ma anche nella celerità con cui il premier francese, François Fillon, è accorso ieri a vedere l’omologo (dimissionario) Yves Leterme per decidere il destino di Dexia che, fra le altre cose, controlla il 70% del nostro Crediop. Due ore di incontri con delegazione lussemburghese - e comunicato preventivo per dire che tutto andava per il meglio. Il piano di smembramento del gruppo risulta essere composito, è il secondo dopo quello da 3 miliardi del 2008.

Secondo le indiscrezioni, Dexia Banque Belgique (Dbb), entità belga di base, viene nazionalizzata, con una spesa stimata in 4 miliardi alla quale parteciperanno anche i governi locali. «Magari fra qualche hanno non saremo al 100%, ma neanche fuori», ha ipotizzato il ministro della Finanze, Didier Reynders, lasciando intendere che una parte dell’istituto sarà messa sul mercato presto o tardi. La Francia si carica sulle spalle i servizi al credito locale, e potrebbe sborsare 700 milioni per accoppiarli con Banque Postale e Caisse Dépôts et Consignations, il fondo sovrano per gli investimenti. Le altre partecipazioni del gruppo - il Crediop, la turca Denizbank e la filiale lussemburghese - saranno vendute e i compratori ci sarebbero. A operazione conclusa, Dexia resterà sotto forma di «bad bank» con un portafoglio titoli di 100 miliardi circa e 90 miliardi di garanzie ripartiti tra Belgio (60%), Francia (36,5%) e Lussemburgo (3,5%).

La trattativa è stata resa difficile dalla minaccia di un downgrading delle agenzie di rating. Parigi temeva che, una volta pagato il conto, questo potrebbe incrinare la sua Tripla A. Bruxelles è stata messo sotto osservazione da Moody’s. Era notte quando il consiglio dei ministri belga era ancora riunito per chiudere il salvatagggio. Incerta la ripresa delle quotazioni del titoli.

Marco Zatterin

www.lastampa.it
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