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Oxford vende il suo blasone ad un'industria mobiliera cinese

Ultimo Aggiornamento: 20/09/2011 23:37
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20/09/2011 23:37

Il marchio della prestigiosa università inglese potrà essere utilizzato dall'azienda di Pechino sulle riproduzioni dei mobili presenti nell'ateneo, come la sala da pranzo vista nel film di Harry Potter o la libreria che porta il nome della celebre biblioteca. La protesta dei professori: "Una cosa maledettamente volgare"

Avete sempre sognato di mangiare in una sala da pranzo simile a quella del refettorio di Harry Potter? Ora potrete farlo, anche se vi costerà 2650 sterline, quasi 3 mila euro. Le scene dei film sul maghetto ambientate nella mensa di Hogwart, infatti, sono state girate all’interno di una magnifica sala di Christ Church, uno dei collegi più prestigiosi dell’università di Oxford, che ora ha venduto a un mobilificio cinese il diritto di applicare il proprio marchio ufficiale a una nuova linea di mobili. La sala da pranzo stile Harry Potter non è l’unica che avrà il blasone di Oxford: si potrà anche acquistare una libreria (da 3800 sterline) che porta il nome della celebre Bodleian Library, la biblioteca di Oxford, la più grande e più ricca biblioteca universitaria d’Europa; oppure una scrivania di marocchino rosso intitolata a john Radcliffe, che fu il medico personale di re Guglielmo II e anche lui un frequentatore dell’illustre ateneo. E poi ancora divani, poltrone, accessori di lusso, tutti “made in China” e tutti ornati dal simbolo della più antica università d’Europa.

A detta di varie classifiche e statistiche, Oxford è ancora la migliore d’Europa e una delle migliori del mondo, in competizione con la vicina Cambridge e l’americana Harvard. Ma nonostante l’aumento delle rette universitarie, portate da 3 mila a 9 mila sterline l’anno (circa 11 mila euro), i finanziamenti statali e le massicce donazioni che riceve da benefattori che sono spesso ex-alunni, anche Oxford si sente a corto di soldi, un po’ per la crisi economica, un po’ per la difficoltà di rimanere appunto una università di elite in termini di ricerca, docenti e apparecchiature. Così i suoi amministratori devono avere pensato che tutte le strade sono buone per guadagnare qualche sterlina extra, compresa l’idea di cedere il diritto a fregiarsi di Oxford, un brand pressochè imbattibile, a chiunque fosse interessato. Si sono fatti avanti i mobilieri cinesi, e sono stati accolti a braccia aperte. Pare che venderanno la “collezione Oxford” nei negozi più di lusso, a partire dai grandi magazzini Harrod’s di Londra.

L’iniziativa non è piaciuta ai professori di Oxford, che l’hanno definita una forma di “prostituzione intellettuale” che svilisce la tradizione dell’università. “E’ una cosa maledettamente volgare”, protesta Peter Oppenheimer, docente emerito al Christ Church. “Non ho parole. Nessuno nella nostra comunità universitaria li ha autorizzati a un’operazione di questo genere”. C’è da dire che Oxford non è la prima a vendersi il marchio per ragioni commerciali. Qualche anno fa anche l’università di Harvard ha fatto lo stessa cosa, cedendo il proprio nome a un’azienda di abbigliamento maschile che lo ha utilizzato per una linea di vestiti per giovani bene: pantaloni kaki e completi a righine, golf da cricket e bermuda, tutti battezzati con lo stemma dell’ateneo numero uno d’America.

Enrico Franceschini

www.repubblica.it
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