Per il Tribunale di Roma l'Università non ha alcuna responsabilità di mancata vigilanza per il delitto. Scattone e Ferraro condannati a pagare oltre circa 1 mln euro. La madre: ''Continuiamo a lottare per lei''
L'università La Sapienza di Roma non ha alcuna responsabilità di mancata vigilanza per il delitto di Marta Russo, la studentessa di giurisprudenza assassinata all'età di 22 anni nei giardini della facoltà della capitale. Lo ha stabilito la 13esima sezione civile del Tribunale di Roma che ha respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla difesa della famiglia di Marta Russo. Il Tribunale, però, ha stabilito che Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, condannati definitivamente per l'omicidio della studentessa nel dicembre 2003, dovranno risarcire l'intera famiglia con una somma di 1 mln e 100 mila euro.
Delusione da parte di Andrea Barenghi che ha difeso la famiglia della studentessa assassinata nel procedimento civile. "I giudici sono stati molto restrittivi -afferma all'ADNKRONOS il legale- perché hanno sostenuto che non si può chiedere ad una università di sorvegliare ogni singolo angolo e che è economicamente impensabile". Secondo il prof. Barenghi c'erano motivi legittimi per ottenere una condanna de La Sapienza. "Erano emersi fatti -spiega ancora- che avevano segnalato come all'università si fosse sparato altre volte. Insomma non era la situazione del pazzo occasionale che sparava".
La famiglia di Marta Russo non nasconde un po' di delusione dopo la decisione del tribunale civile di Roma. Tuttavia Aureliana, la mamma di Marta, sottolinea che ''sarebbe stato ancor più terribile se i responsabili dell'omicidio non fossero stati condannati a pagare''. In ogni caso Aureliana Russo, che ha sempre avuto al suo fianco il legale Luca Petrucci, assicura che si batterà ''per portare avanti la memoria di Marta attraverso l'associazione a lei dedicata. Continuiamo a lottare per lei''.
La decisione del Tribunale arriva quasi alla vigilia dell'omicidio. Il 9 maggio 1997, infatti, un proiettile di pistola calibro 22 colpiva alla testa Marta che si trovava nel vialetto fra gli edifici di Scienze statistiche e Scienze politiche della facoltà romana. La morte arrivò il 13 maggio dopo giorni di agonia.
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