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donna iraniana condannata alla lapidazione mobilita il mondo

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2019 22:17
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03/09/2010 17:44

E' cresciuta nelle ultime settimane la mobilitazione internazionale, guidata da forti prese di posizione e manifestazioni in Francia e in altri Paesi, per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani, l'iraniana di 43 anni che rischia la lapidazione. Un caso che ha scosso il mondo e che rischia di trasformarsi da impegno umanitario a scontro diplomatico dopo che un giornale iraniano ha preso di mira Carla Bruni in quanto 'premiere dame' di Francia, definendola "puttana" e affermando che "merita la morte".

Sakineh, madre di due figli, è in carcere da quattro anni a Tabriz, nell'Azerbaigian iraniano, condannata a morte per adulterio (un reato per il quale ha già ricevuto 99 frustate) e complicità nell'omicidio del marito, rischia la lapidazione sebbene le autorità iraniane abbiano ribadito di non aver ancora preso una decisione a riguardo e a luglio hanno sospeso temporaneamente la sua esecuzione. Una decisione presa dopo le prime denunce di Amnesty International circa due mesi fa e gli appelli dei figli della donna. Poi la fuga dell'avvocato di Sakineh, Mohammad Mostafai, noto attivista per i diritti umani, nei confronti del quale le autorità iraniane avevano emesso un mandato d'arresto.

Episodio che ha ulteriormente attirato l'attenzione di organizzazioni internazionali e personalità di spicco sul caso umanitario. Ma mentre ufficialmente le autorità iraniane respingevano le accuse e prendevano tempo confermando la sospensione dell'esecuzione, Sakineh compariva alla tv di stato in un'intervista in cui confessava di aver tradito il marito e di essere stata complice nel suo omicidio. Una confessione estorta secondo osservatori, che ha ulteriormente rinvigorito la mobilitazione in difesa della donna, fino ad una petizione lanciata dal filosofo francese Bernard-Henri Levy che ha raccolto adesioni prestigiose del mondo della politica e della cultura - il presidente Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla Bruni in testa - e seguita da sit-in in circa 100 città. Anche in Italia numerose personalità ed esponenti politici - fra cui il ministro degli esteri Franco Frattini - sono scesi in campo per Sakineh. Una manifestazione organizzata dai Verdi si terrà a Roma, il 2 settembre, davanti all'ambasciata iraniana.
www.ansa.it

OPINIONI PERSONALI.
la storia di Sakineh è allucinante. come si può, nel 2010, parlare ancora di una cosa così arcaica come la lapidazione?? tralasciando poi la configurazione dell'adulterio come reato. Grazie a Dio viviamo in un paese dove non esiste più il "delitto d'onore", che, come tutti saprete, è stato disciplinato dal codice penale fino agli anni '70. Probabilmente si sono resi conto che, se avessero dovuto arrestare e condannare tutti gli adulteri in circolazione, sarebbe rimasta poca gente a piede libero. Purtroppo il tradimento è insito nella natura umana, tanto negli uomini quanto nelle donne, ma, guarda caso, solo queste ultime vengono condannate. a quanto pare però, è rimasto ancora qualcosa di buono in questo mondo, qualcosa che ha fatto scendere la gente in piazza e, che ha fatto in modo che Sakineh non venisse giustiziata. Speriamo che le concedano il perdono e che questa storia finisca per il meglio.



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04/09/2010 14:29

Forse varrebbe la pena di spiegare un po' come funziona la lapidazione.

Qui ci sono più dettagli sui vari Paesi che la applicano come pena. Sottolineo in particolare questa parte:

"Nonostante la legge islamica preveda che chi riesce a fuggire dalla lapidazione debba essere graziato, sembra che questo non sempre accada, soprattutto se è la donna a riuscire a fuggire. Il 10 agosto del 1994 nella città di Arak, in Iran, una donna venne condannata alla lapidazione per adulterio. Il giudice religioso aveva imposto che i figli e il marito fossero costretti ad assistere alla lapidazione. Dalla fossa in cui era stata intrappolata, la donna chiese al marito di portare via i figli, ma gli fu impedito. Mentre veniva lapidata, nonostante le fossero stati cavati gli occhi, la donna riuscì a tirarsi fuori dalla fossa e a scappare. Le guardie però la ricatturarono e le spararono. Qualche anno prima a Qom, sempre in Iran, una donna era fuggita dalla fossa, ma era stata catturata, risepolta e la lapidazione era quindi stata portata a termine. Il giudice religioso responsabile di Qom, Mullah Karimi, disse al giornale “Ressalat”, il 30 ottobre del 1989: “I decreti religiosi prevedono che la donna sia lapidata sulla base di testimonianze. Anche se era scappata nel bel mezzo dell’esecuzione, doveva quindi essere ricatturata e lapidata a morte”. Nel 1997 fece notizia in tutto il mondo il caso di Zoleykhah Kadkhoda: lapidata e dichiarata morta, si risvegliò all’obitorio, fu portata all’ospedale e le sue condizioni migliorarono. Grazie alla mobilitazione internazionale, fu graziata."


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04/09/2010 17:37

Più che da diritto penale e criminologia questa discussione è da diritto comparato, non trovate?
Anche se c'è poco da comparare. [SM=g1944743]
Topic spostato.
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06/09/2010 13:01

Forse sarebbe più da attualità [SM=g1944726]
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06/09/2010 13:17

Beh è pur sempre "diritto" iraniano, tesorA.
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07/09/2010 17:44

Forse l'esecuzione sarà venerdì, una volta finito il Ramadam dato che in questo periodo secondo il Corano non si può giustiziare nessuno.
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10/09/2010 11:02

Notizia tremenda, come del resto tante vicende dell'Iran.
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23/09/2010 13:16

E ora l'Iran accusa gli Usa per il caso di Teresa Lewis, la «Sakineh» americana


MILANO - Due pesi e due misure. Teheran accusa Washington di essersi mobilitata contro l’esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, fingendo invece di ignorare il caso tutto americano di Teresa Lewis, la disabile mentale che verrà giustiziata giovedì dallo stato della Virginia. I media filogovernativi della Repubblica islamica dedicano ampio spazio in questi giorni alla vicenda della 41enne Lewis, condannata per aver convinto l’allora amante e un complice ad ammazzare il marito e il figliastro nel 2002.

L'ACCUSA - La commissione parlamentare iraniana dei diritti umani sostiene che il caso della Lewis rifletta i "doppi standard" del governo statunitense, proprio in riferimento a quello dell’iraniana Sakineh condannata alla lapidazione per adulterio. «Se la condanna (di Lewis) sarà portata a termine, denunceremo gli Stati Uniti davanti alla comunità internazionale» minaccia il parlamentare iraniano Hossein Naghavi, portavoce della commissione citato dall’agenzia semi-ufficiale Fars. L’ultima speranza della Lewis risiede nell’appello alla Corte Suprema statunitense presentato dai suoi legali, che insistono sull’incostituzionalità dell’esecuzione per la disabilità mentale della loro assistita, ampiamente dimostrata dagli psicologi. Il destino della donna, infatti, sembra ormai segnato dopo che il governatore Bob McDonnell ha respinto la sua richiesta di clemenza: l’iniezione letale è fissata il 23 settembre. «I media statunitensi hanno attaccato l’Iran sul caso di Sakineh - si legge sulla Fars, ripresa dal Guardian di Londra - il caso Lewis ha molte similitudini con quello di Mohammadi Ashtiani, con la differenza che la colpevolezza di Sakineh è stata dimostrata, mentre ci sono un sacco di ambiguità nella vicenda di Teresa. I media americani hanno fatto del loro meglio per trasformare Sakineh in un simbolo dei diritti umani nel contesto delle atrocità che riversano sull’Iran, ma in questi sette anni le organizzazioni dei diritti umani sono rimaste in silenzio su Teresa. E tutto ciò dimostra i loro doppi standard nei confronti degli altri paesi».


Fonte: corriere.it
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23/09/2010 13:28

e quando mai!!! gli Stati Uniti sono da sempre il paese delle grandi contraddizioni.. puoi camminare armato anche a scuola e poi, se il Presidente mette le corna alla moglie bisogna metterlo al rogo. per quanto io non nutra simpatia per l'Iran e il suo presidente, in questo caso hanno ragione alla grande



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23/09/2010 14:14

Vuoi vedere che una volta tanto fra i due litiganti la spunta l'umanità?
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24/09/2010 12:47

Usa, giustiziata Teresa Lewis

MILANO - Il miracolo dell'ultimo minuto non c'è stato. Teresa Lewis, condannata nel 2003 alla pena di morte per aver pianificato l'assassinio del marito e del figlio adottivo di lui, è stata giustiziata. La Lewis, 41 anni, è morta per un'iniezione letale alle 03:13 ora italiana ed è così diventata la prima donna ad essere giustiziata in Virginia da un secolo, la prima in Usa dal 2005. Tre diversi medicinali l'hanno portata dalla vita, allo stato catatonico, all'arresto cardiaco. «Non ci sono state complicazioni», ha spiegato Larry Traylor, portavoce delle autorità penitenziarie locali.

GLI APPELLI - Per lei, una sentenza capitale nonostante gli appelli alla clemenza arrivati da ogni parte del mondo e giustificati con il suo limitato quoziente intellettivo. Prima di ricevere l'iniezione, la Lewis ha chiesto se la figlia fosse presente. «Quindi - ha spiegato il portavoce del carcere - ha detto di amarla e di essere molto dispiaciuta per lei». «Quando è entrata nella stanza - ha raccontato uno dei quattro giornalisti che hanno assistito all'esecuzione - ha alzato gli occhi, guardandosi intorno, terrorizzata. Alcuni ufficiali hanno cercato di calmarla accarezzandole le spalle. Quindi ha parlato della figlia Kathy».

L'ULTIMO PASTO - Prima dell’esecuzione, Teresa Lewis aveva ricevuto la visita dei suoi figli, del suo legale e di un prete. Per il suo ultimo pasto ha chiesto pollo fritto, fagiolini, un dolce al cioccolato e una crostata alle mele. Poi ha fatto una doccia ed è stata trasferita nella camera della morte. Durante l’esecuzione, una trentina di persone si sono radunate in prossimità del carcere per protestare.

LE ACCUSE - La Lewis è stata ritenuta colpevole di aver organizzato l’omicidio del marito e del figliastro nell’ottobre 2002. La donna aveva affermato di aver ordinato a due uomini, uno dei quali era il suo amante, di compiere il duplice delitto. Secondo l'accusa, aveva pianificato il crimine a sangue freddo per incassare i soldi dell'assicurazione sulla vita, il che - secondo il giudice - le assegnava una responsabilità maggiore sugli omicidi, rispetto ai suoi due complici, condannati «soltanto» all'ergastolo (tra l'altro il suo amante, Matthew Shallenberger, che all'epoca aveva 22 anni, si suicidò dopo la condanna). Gli avvocati di lei hanno sostenuto fino all'ultimo che Teresa fosse stata raggirata dai due complici, più astuti di lei, e che la donna soffriva di un disturbo di personalità che la rendeva dipendente; e avevano persino presentato una lettera dei due uomini, i quali ammettevano di averla manipolata. Tra l'altro, la Lewis aveva un coefficiente intellettuale di 72, appena due punti sopra il limite che segna il limite legale per il quale un'esecuzione è incostituzionale (70 o meno). Il suo caso aveva suscitato interesse in tutto il mondo e scatenato un'intensa campagna, che aveva fatto arrivare sul tavolo del governatore della Virginia, Robert McDonnell, quasi 4.000 richieste di grazia, tra le quali anche quelli di rappresentanti dell'Ue e personalità come lo scrittore John Grisham o Bianca Jagger. Persino il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, aveva fatto riferimento alla polemica paragonando il suo caso a quello di Sakineh, la donna iraniana che rischia la lapidazione in Iran.

Fonte: corriere.it
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24/09/2010 13:46

non credo ci siano parole..



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30/09/2010 11:20

Iran, «Sakineh sarà impiccata»
La Farnesina: «Rivedere la sentenza»


MILANO - Il procuratore generale iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha annunciato la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito. La donna, secondo quanto si legge sul Teheran Times, è stata condannata per il secondo dei due capi d’imputazione: per questa ragione Sakineh non sarà giustiziata per lapidazione ma per impiccagione. «Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione» per l’adulterio, ha detto il procuratore generale. «La questione - ha aggiunto - non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali». Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehman-Parast, ha poi fatto sapere in mattinata che «le procedure legali non sono concluse, un verdetto sarà deciso quando saranno terminate». Secondo il figlio, interpellato dall'Ansa, la condanna a morte sarà eseguita tra due settimane.

LA MOBILITAZIONE NEL MONDO - Per Sakineh, la cui sentenza di lapidazione era stata sospesa da alcune settimane per un riesame del caso, c'era stata una grande mobilitazione nel mondo occidentale e anche in Italia e in molti avevano puntato il dito contro la barbarie della lapidazione, una condanna secondo la legge islamica che prevede che la donna colpevole di adulterio venga sepolta fino al torace e che la parte che sporge dal terreno sia ripetutamente colpita da lanci di pietre, fino alla morte. Proprio le pressioni internazionali hanno contribuito a frenare l'iter dell'esecuzione, già programmata e poi rimandata a data da definire.

APPELLO ALL'ITALIA - Il figlio di Sakineh, Mohammadi-Ashtiani, ha intanto rivolto un appello al nostro Paese: «Chiediamo alle autorità italiane di intervenire per aiutarci». L'Italia è stata infatti tra le nazioni che più hanno aderito alla campagna per salvare la donna e in tanti, dal mondo della politica a quello della cultura, dello spettacolo e dello sport (i figli di Sakineh hanno inviato gli auguri di compleanno al capitano della Roma, Francesco Totti, che si era speso in favore della loro madre) avevano pubblicamente chiesto alle autorità iraniane di fare un passo indietro e di rivedere la sentenza. E la Farnesina ha replicato: «Auspichiamo fortemente che la condanna possa essere rivista» si dice in un comunicato del ministero degli Esteri italiano, assicurando che il governo «continuerà ad adoperarsi con la massima determinazione, come fatto finora».

LA POSIZIONE DI AHMADINEJAD - Anche il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, intervenendo all'assemblea delle Nazioni Unite a New York aveva citato il suo caso spiegando che in Iran esistono diversi gradi di giudizio, sostenendo che la donna non fosse mai stata condannata a morte e che comunque anche in altri Paesi del mondo è prevista la pena capitale per le condanne per omicidio. E a questo proposito i media iraniani avevano fatto notare le contraddizioni dell'opinione pubblica occidentale che non ha avuto le medesime reazioni di fronte alla condanna a morte negli Usa di Teresa Lewis, una donna americana con problemi di disabilità mentale.


Fonte: corriere.it

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30/09/2010 16:17

non so perchè ma sono del parere che la condanna a morte di Sakineh sia stata decretata dagli Stati Uniti il giorno dell'uccisione della Lewis. Alla fine non sarà l'Iran ad ucciderla, ma la barbarie che ancora permane nel mondo occidentale che tanto si scandalizza. Non fraintendetemi.. non sono contro la pena di morte, perchè ci sono alcune categorie di reati ( ad es. la pedofilia) che secondo me meriterebbero anche la tortura prima dell'iniezione letale, ma giustiziare una persona mentalmente disabile secondo me è il TOP!!!
.. E la gente ha paura del 2012 perchè arriva la fine del mondo!? Ma perchè questa che stiamo vivendo cos'è???



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15/10/2010 20:28

Scusate ma la bimba è condannata per concorso in omicidio, non per aver rubato un dattero.
Allora perchè tutti gli altri "dovremmo ammazzarli" o "dovremmo castrarli" e questa è una santa?
Snocciolatemelo subito.
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21/02/2019 22:17

Re:
alevalery, 9/4/2010 2:29 PM:

Forse varrebbe la pena di spiegare un po' come funziona la lapidazione.

Qui ci sono più dettagli sui vari Paesi che la applicano come pena. Sottolineo in particolare questa parte:

"Nonostante la legge islamica preveda che chi riesce a fuggire dalla lapidazione debba essere graziato, sembra che questo non sempre accada, soprattutto se è la donna a riuscire a fuggire. Il 10 agosto del 1994 nella città di Arak, in Iran, una donna venne condannata alla lapidazione per adulterio. Il giudice religioso aveva imposto che i figli e il marito fossero costretti ad assistere alla lapidazione. Dalla fossa in cui era stata intrappolata, la donna chiese al marito di portare via i figli, ma gli fu impedito. Mentre veniva lapidata, nonostante le fossero stati cavati gli occhi, la donna riuscì a tirarsi fuori dalla fossa e a scappare. Le guardie però la ricatturarono e le spararono. Qualche anno prima a Qom, sempre in Iran, una donna era fuggita dalla fossa, ma era stata catturata, risepolta e la lapidazione era quindi stata portata a termine. Il giudice religioso responsabile di Qom, Mullah Karimi, disse al giornale “Ressalat”, il 30 ottobre del 1989: “I decreti religiosi prevedono che la donna sia lapidata sulla base di testimonianze. Anche se era scappata nel bel mezzo dell’esecuzione, doveva quindi essere ricatturata e lapidata a morte”. Nel 1997 fece notizia in tutto il mondo il caso di Zoleykhah Kadkhoda: lapidata e dichiarata morta, si risvegliò all’obitorio, fu portata all’ospedale e le sue condizioni migliorarono. Grazie alla mobilitazione internazionale, fu graziata."



Non voglio creare polemiche ma non ci credo molto per due motivi.
Il primo è che in Iran dalla rivoluzione di Khomeyni non sappiamo praticamente niente e quindi non ha senso pubblicare una notizia così senza fonte (anche il fatto che non ci sia è di una gravità inaudita).
Il secondo è che quel sito è di un'associazione milanese che chiede soldi, l'autrice dell'articolo è un'attivista radicale laureata in storia contemporanea che sul suo sito ha pubblicato senza battere ciglio una foto di lei in tuta da Star Trek e che ha scritto quel pezzo nel 2002.
Eviterei di diffondere queste cose in internet.
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