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Università, fischi cattolici per Obama

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2009 12:18
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18/05/2009 12:18

Discorso agli studenti che lo contestano "Rispettiamo chi ha posizioni diverse"

Cinquecento studenti riuniti in una messa antiabortista, la polizia che interrompe sit in di protesta arrestando decine di giovani, grandi striscioni per gridare «Shame Abortion» (Aborto vergogna) e mega-poster di feti morti affissi su autobus e cartelli stradali. E’così che il campus dell’Università di Notre Dame, a South Bend in Indiana, accoglie la carovana di auto del presidente degli Stati Uniti. L’invito rivolto a Barack Obama a parlare alla cerimonia annuale di laurea ha spaccato il campus in ragione delle sue posizioni a favore dell’aborto e della ricerca sulle cellule staminali.

Quando Obama entra nel grande stadio dell’ateneo vestito con la toga giallo-blu il rettore John Jenkins lo accoglie consegnandogli la laurea honoris causa e pronuncia un discorso che invita «chiunque dissente» a «condividere i propri principi con gli altri» sostituendo il dialogo alla protesta. «Noi a Notre Dame seguiamo i principi della Chiesa cattolica, siamo contrari all’aborto e alla ricerca sulle cellule staminali - dice il rettore travolto dalle ovazioni - e per questo apprezziamo che lei abbia accettato il nostro invito». Come dire, confrontiamoci anche se siamo in disaccordo.

Obama raccoglie la sfida. Prima abbraccia Jenkins dicendogli «ha spiegato più eloquentemente di me ciò che penso», poi riscalda la platea dei laureati lodando le locali squadre di basket e quando dagli spalti arrivano le proteste si ferma, aspettando con calma che i dimostranti vengano allontanati, e infine pronuncia il messaggio sull’aborto al quale ha lavorato di persona nell’ultima settimana, assieme allo speechwriter neanche trentenne Jon Favreau.

Lo spunto è un aneddoto. «Durante la campagna elettorale un dottore mi scrisse che non avrebbe votato per me alle presidenziali perché sul mio sito Internet c’era scritto che ogni antiabortista è un ideologo ultraconservatore, e mi chiese di parlare con mente aperta sull’aborto». Allora Obama fece togliere quella scritta dal sito e oggi risponde alla sfida di affrontare con «mente aperta» la questione di valore che più spacca la società americana.

«Anche se non andiamo d’accordo sull’aborto possiamo concordare sul fatto che è una decisione che contorce il cuore di ogni donna che lo compie, per ragioni morali e spirituali» dice il presidente, auspicando di «lavorare assieme» in una duplice direzione: «Per ridurre il numero di donne che ricorrono all’aborto contro le gravidanze indesiderate» e per «rendere le adozioni più accessibili, assicurando cure e sostegno alle donne che scelgono di partorire». E ancora: «Onoriamo la coscienza di coloro che sono in disaccordo con l’aborto e redigiamo una clausola di coscienza per assicurarci che tutte le nostre norme sanitarie siano basate su un’etica chiara e una scienza solida, così come sul rispetto per l’eguaglianza delle donne».

Il pubblico tutto cattolico della Notre Dame University lo copre di applausi a ripetizione perché individua nella parole del presidente abortista un’apertura consistente alle posizioni pro-vita, quasi l’indicazione di un possibile compromesso fra i due fronti. E Obama va avanti: «Il dibattito sull’aborto non deve finire, sappiamo che le posizioni degli americani su questo argomento sono complesse e contraddittorie, in alcuni casi irriconciliabili, ma evitiamo di ridurre a caricature coloro con cui dissentiamo».

È l’invito all’America a confrontarsi con le divisioni sull’aborto come finora non è avvenuto. «Con cuori aperti, menti aperte e parole giuste» conclude il presidente, riuscito a uscire indenne dalla prima sfida portata dal fronte conservatore sul terreno dei valori collettivi. Ma per gli studenti antiabortisti accampati dentro il campus è solo la fine del primo round: aspettano la nomina presidenziale del giudice candidato a sostituire David Souter alla Corte Suprema per tornare a mobilitarsi.

www.lastampa.it
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