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L'influenza suina in Europa

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2009 18:28
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28/04/2009 16:31

L'influenza da suini è arrivata anche in Europa con un primo caso ufficiale registrato in Spagna e due in Scozia, mentre in Italia, assicura il ministero del Welfare, Maurizio Sacconi al momento non vi è alcun caso segnalato.

È stata un'altra giornata da incubo a Città del Messico: le persone morte per influenza da suini sono salite a oltre 150. Il governo ha imposto lo stop alle scuole in tutto il paese da oggi al 6 maggio. La notizia è stata data durante una conferenza stampa del ministro della Sanità Josè Angel Cordova nella quale è stata avvertita una forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato localizzato nel sud del paese.

Le vittime sono tutte tra i 25 e i 50 anni di età, mentre le persone ricoverate salgono a 1.650. I venti casi accertati negli Usa sono saliti ieri a 40 in cinque stati: sono risultati positivi al virus H1N1 altri venti liceali del liceo newyorkese dove giò otto studenti erano risultati positivi. Il Dipartimento di Stato ha invitato «per eccesso di cautela» a evitare i viaggi non essenziali in Messico e all'Onu il segretario Ban Ki-moon ha parlato di timori di una pandemia. Obama, pur cercando di tranquillizzare la nazione, ha annunciato che gli Stati Uniti stanno preparandosi all'eventualità di una pandemia globale. E l'Oms ha deciso di alzare il livello di allerta da 3 a 5.

Abbiamo commesso grandi errori in passato in fatto di comunicazione - ci dice il professor Fabrizio Pregliasco virologo dell'università di Milano e diventato uomo simbolo in fatto di influenza in tutto il mondo. «Il nostro sbaglio - continua Pregliasco - è stato quello di amplificare certamente le dimensioni di malattie come la Sars, l'aviaria e prima ancora dell'asiatica. Il nostro incubo - modello era ed è ancora la tremenda epidemia della Spagnola che negli anni della Prima Guerra Mondiale ha mietuto circa diciotto milioni di vittime in tutto il modo. Sull'onda di questo ricordo sconvolgente e crudele abbiamo forse enfatizzato le notizie creando situazioni certamente ansiogene per tutti».

Che cosa dovremmo fare adesso noi giornalisti e voi esperti del mondo dei virus? «Sicuramente sulla influenza causata dai suini dobbiamo rilanciare notizie concrete e dettagliate, senza nascondere nulla, ma senza accentuare la componente della paura. Anche perché la situazione è completamente diversa dagli anni passati. Dobbiamo ricordare infatti, che il Ministero della salute dispone di decine di milioni di dosi, nel senso che le ha già opzionate da tempo, di Tamiflu e di Relenza due antivirali che possono costituire una linea di difesa importante. Una linea di difesa che ci permette non la sicurezza assoluta, ma almeno di poter preparare con calma una seconda linea difensiva. Sappiamo tuttavia che nel passato abbiamo sopportato altri attacchi della peste suina in maniera abbastanza tranquilla. Cito proprio il 1976 quando una peste suina abbastanza importante ci permise di approntare le nostre difese senza drammi e senza particolari pathos. E anche in quella occasione ci fu chi lanciò allarmi terrificanti. Dobbiamo ricordare - continua Pregliasco - che l'atteggiamento giusto è quello della massima cautela. C'è tuttavia che in queste norme di prudenza si permette di speculare creando tensioni eccessive e comunque fuori della realtà effettiva. Le autorità sanitarie italiane stanno operando al meglio e hanno creato una fitta rete di sorveglianza che ci permetterà di agire con velocità».

C'è, infine, anche chi nutre un sereno ottimismo di fronte alle notizie dal Messico e dagli Stati Uniti. Si tratta del professor Luigi Allegra, direttore del dipartimento di Medicina toracopolmonare dell'Università di Milano il quale, addirittura, avrebbe dovuto tenere il 3 maggio prossimo una conferenza sanitaria proprio a Città del Messico. Gli è stato comunicato che nella capitale le autorità hanno vietato riunioni con più di dieci persone. «La decisione è sicuramente giusta - ha commentato il professor Allegra - ma io sono dell'opinione che la malattia, anche se arriverà nel nostro Paese, non potrà provocare alcun decesso. Ormai la medicina moderna non si farà trovare impreparata da eventi del genere. Con le scorte di antivirali che abbiamo, possiamo curare circa quattro milioni di casi il che ci induce all'ottimismo. Facendo i debiti scongiuri perché quando si tratta di salute è bene essere sempre cauti». Per curare l'influenza sono normalmente necessarie dalle otto alle nove dosi di un antivirale. La disponibilità, come ha ricordato il sottosegretario Fazio è di circa 40 milioni di dosi, di cui 30 milioni di farmaco oseltamivir (Tamiflu) e circa 10 milioni di dosi di farmaco zanamivir (Relenza)", prenotate presso le aziende produttrici.

«Con questa disponibilità - spiega Allegra - possiamo di conseguenza effettuare un trattamento di emergenza su circa quattro milioni di pazienti. È difficile ipotizzare che al primo impatto il virus riesca a contagiare un numero così grande di persone». La decisione di prenotare le dosi fu del ministro della salute Girolamo Sirchia del precedente governo Berlusconi e non mancò di sollevare polemiche. Adesso si capisce il perché della scelta che fu sicuramente avveduta.

Giancarlo Calzolari

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28/04/2009 18:36

Decine di morti per una febbre suina. Paura in Messico e Texas

Un migliaio di casi sospetti in Messico, sette negli Stati Uniti. È allarme influenza suina per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che sta prendendo la situazione molto sul serio, nel timore di un'epidemia. «Stiamo osservando una attività insolita dell'influenza in cinque località» (Texas, California e tre posti del Messico) ha detto il portavoce dell'Oms Gregory Hartl, sottolineando che i circa mille casi sospetti in Messico riguardano persone giovani e in buona salute. Un vertice di emergenza è stato convocato dall'Oms e si terrà nei prossimi giorni, per stabilire se la situazione comporti rischi su scala internazionale.

In Messico, i casi sospetti si sono manifestati da fine marzo (verso la fine della normale stagione di influenza) con un apice in aprile, ha detto la portavoce dell'Oms Fadela Chaib. Negli Usa (cinque casi in California e 2 nel Texas) non ci sono decessi, ma in Messico i morti sono almeno 61. L'Oms ha attivato l'apposito Strategic Health Operations Centre (Shoc) per seguire la situazione e lo stesso presidente Barack Obama viene tenuto informato su ogni evoluzione. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il virus che ha ucciso 12 persone in Messico ha la stessa struttura genetica di quello riscontrato nel Sud degli Stati Uniti: un mix inedito di virus di solito presenti tra maiali, uccelli e umani.

Le sette persone che sono risultate contagiate negli Usa, non risultano adesso avere più sintomi e sono guarite: una solo di loro è stata portata in ospedale. Decisamente più grave invece la situazione in Messico, dove il ministro della Sanità, José Saavedra, ha detto che l'epidemia è causata da «un virus mutante altamente contagioso».

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Comunque in Italia non c'è pericolo, almeno così dicono.
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28/04/2009 21:39

In Italia “alle 16 di oggi sono 11 i casi sospetti di influenza suina riscontrati. I test effettuati hanno escluso però che si tratti di virus AH1N1″. Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nel corso dell’informativa al Senato sull’influenza da suini. Il ministro ha spiegato che i casi riguardano persone rientrate da poco da viaggi in Messico.

www.panorama.it
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14/05/2009 16:04

"Influenza, il virus nato per errore in laboratorio"

L'ipotesi è che sarebbe stato coltivato nelle uova ma si esclude la tesi del terrorismo biologico. Gibbs: "Non è frutto di un processo naturale".


Il virus della nuova influenza A/H1N1 potrebbe non essere il risultato di un processo naturale, come è accaduto per i virus pandemici del '900, ma potrebbe essere nato in laboratorio per un errore. L'ipotesi, che in un primo momento potrebbe suggerire scenari da fantascienza, viene da uno studioso stimato e apprezzato a livello internazionale: l'australiano Adrian Gibbs, uno dei «padri» del farmaco antivitale oseltamivir. Per questo l'articolo che sta per pubblicare e che ha inviato in anteprima all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e ai Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Cdc) ha già mobilitato i virologi di tutto il mondo. «Preavvertita dell'uscita dell'articolo di Adrian Gibbs, l'Oms ci ha radunato», ha detto la virologa Ilaria Capua, direttrice del Centro di riferimento di Fao e Oie per l'aviaria presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e fra gli esperti internazionali interpellati dall'Oms.

Secondo Gibbs le caratteristiche genetiche del virus A/H1N1 sarebbero tali da far supporre che sia stato coltivato nelle uova. Queste ultime sono largamente utilizzate nei laboratori sia per coltivare i virus sia per coltivare i vaccini. Il virus, sempre secondo Gibbs, si sarebbe evoluto con un ritmo tre volte più veloce rispetto a quello di altri virus dell'influenza suina utilizzati come controllo. Ma proprio qui, per Ilaria Capua così come per altri esperti interpellati dall'Oms, c'è un primo problema: «L'ultimo virus dell'influenza suina il cui genoma è stato inserito nelle banche dati risale a 1998, c'è perciò un buco di dieci anni nelle informazioni. In pratica - ha aggiunto - si fa un paragone con qualcosa che non è adeguato per avere un confronto statisticamente attendibile».

Nel dossier che hanno presentato gli esperti di virologia umana e animale interpellati dall'Oms si esclude, intanto, l'ipotesi del bioterrorismo: «partendo da punti di osservazione diversi, giungiamo alla conclusione che manipolazione non vuol dire bioterrorismo». Resta in piedi l'ipotesi dell'errore in laboratorio. D'altro canto già nel 1977 un virus influenzale è verosimilmente uscito da un laboratorio che non aveva adeguati livelli di sicurezza. Che sia potuto accadere qualcosa di analogo per la nuova influenza A/H1N1 è comunque tutto da dimostrare. «Per ora è un'ipotesi non sostenuta da dati sufficienti», ha detto Capua. «Ci troviamo una volta ancora a constatare che per comprendere l'origine dei patogeni nell'uomo bisogna avere banche dati sui patogeni animali», ha rilevato Capua, che due anni fa dalle maggiori riviste scientifiche internazionali lanciò un appello perchè tutte le sequenze genetiche dei virus influenzali animali e umani venissero inserite in una banca dati pubblicamente accessibile ai ricercatori di tutto il mondo.

iltempo.ilsole24ore.com
17/05/2009 18:28

non penso sia terrorismo biologico però rimane una situazione grave da tenere sotto controllo
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