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Jennifer Lawrence batte Vileda: "Quello del film Joy è un mocio"

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2016 16:58
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20/07/2016 16:58

Il tribunale di Milano dà ragione alla 20th Century Fox, che nella versione italiana della pellicola ha usato il marchio registrato per tradurre il Miracle Mop, la scopa che si strizza da sola inventata negli Stati Uniti: "Libertà di espressione artistica"

Come l'avrebbero dovuta chiamare del resto? Per noi italiani una scopa con setole di tessuto per lavare i pavimenti è, per antonomasia, un mocio. E sarà parso logico anche agli sceneggiatori della 20th Century Fox, quando si sono trovati a doppiare le battute di Joy, il film in cui Jennifer Lawrence impersona le vicende dell'imprenditrice americana diventata milionaria grazie all'invenzione, appunto, dello scopettone che si strizza da solo. E così il Miracle Mop degli americani è diventato, da questa parte dell'Oceano, un mocio. Solo che Mocio, "M" grande, è anche il nome proprio di un prodotto registrato dall'azienda tedesca Vileda nel lontano 1978. E così la società che in Italia lo distribuisce in esclusiva, Fhp (Gruppo Freudenberg), ha chiesto al tribunale di bloccare subito la diffuzione del film, prima che venga mandato in onda dalle televisioni di tutto il Paese.

Ebbene, la sezione specializzata in imprese del tribunale di Milano ha stabilito che, almeno al cinema, "Mocio" è in realtà "mocio", nome comune di una scopa facile da strizzare. E che per questo la 20th Century Fox aveva tutte le carte in regola per usarlo. La prima ordinanza nel suo genere, spiega l'avvocato Fabrizio Sanna dello studio Orsingher Ortu, che nel contenzioso difendeva le ragioni della major: "Per la prima volta si decideva sull'utilizzo di un marchio registrato in un film". Sancendo la "libertà costituzionale di espressione artistica": se un autore può utilizzare il nome di una persona reale, a patto di non danneggiarla, a maggior ragione quello di un marchio. "Tra le parole impresse sulla pellicola e la realtà esiste una distanza che lo spettatore è in grado di comprendere", dice la sentenza. In altre parole, se domani un creativo dovesse realizzare un film sull'inventore di un bevanda nera e frizzante, ma al gusto di melone, la potrebbe definire senza problemi cocacola. Il pubblico capirà che non è la Coca Cola.

Per la 20th Century Fox, dunque, una vittoria legale piena, visto che non sarà costretta a annullare la distribuzione del film o, peggio, a ridoppiarlo traducendo le 40 occorrenze di Miracle Mop con espressioni assai meno accattivanti e immediate di "mocio". Ma per Fhp (e Vileda) si tratta di una sconfitta solo a metà. Dal punto di vista linguistico infatti, indossando i panni della Crusca, il tribunale di Milano ha riconosciuto che il nome Mocio non è ancora del tutto "volgarizzato", leggi "comune". Può infatti darsi che un po' come i post-it, i cleenex, i roller e lo scottex, designi ormai per tutti noi qualsiasi spazzolone in tessuto non-tessuto. Eppure, sostiene il magistrato, non si è ancora del tutto staccato dal marchio Vileda, che quindi ne possiede ancora la titolarità: "Fhp esprime soddisfazione perché il Tribunale ha riconosciuto la validità di un importante marchio di proprietà, rigettando le obiezioni di chi sosteneva trattarsi di un termine privo di capacità distintiva, volgarizzato e di uso comune", scrive in una nota, non a caso, la società.

E pure dal punto di vista economico le conseguenze per l'azienda tedesca non sembrano esagerate. Il giudice non ritiene, al contrario di quando sostenuto nell'esposto, che veder associato il mocio alla bella Jennifer Lawrence abbia comportato "un danno irreparabile alla funzione distintiva, attrattiva e di garanzia di qualità del suo marchio registrato". Inoltre Vileda può consolarsi pensando ai grattacapi dei vari concorrenti di Scottex, quando cercano di vendere uno scottex, o dei rivali di Google, quando vogliono convincere gli utenti a googlare su motori di ricerca diversa. Che Jennifer Lawrence non avesse altre parole che Mocio, per dire mocio, è in fondo il supremo certificato di unicità.

Filippo Santelli

www.repubblica.it
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