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Ad ogni accento il suo "problema"

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2016 16:06
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18/07/2016 13:25

Divertente vademecum dei dialetti su cosmopolitan.it...vi ritrovate? [SM=g1944682]

9 problemi che devi affrontare se hai l'accento pugliese di Valentina Ciannamea

1. Premessa: il dialetto pugliese varia da zona a zona. Il fujan è diverso dal bàaarese, per non parlare del salentino che è tutta un'altra lingua. La prima difficoltà che incontri uscendo fuori dai confini del paese in cui sei cresciuta è che nemmeno tra corregionali puoi sperare di capirci qualcosa.

2. Cósa e rósa le pronuncerai sempre come Canósa, con la ó chiusa. È una battaglia persa. Come la è aperta. Già in tenera età capisci che frequentare un corso di dizione è solo una perdita di tempo. Così da grande preferisci investire i tuoi soldi in viaggi, per sentirti un po' più internazionale con il tuo accento pugliese.

3. Hai difficoltà a usare l'avverbio "ancora" nella giusta accezione di "di nuovo", "anche ora", "sinora" a causa di una reminiscenza infantile, di quando tua mamma ti diceva: «ANCORA CADI!!!!» per dirti «Attenta potresti cadere!!!». Seguita dalla frase minacciosa «Che se ti fai male ti prendi pure il resto!!!». Che poi perché tua madre doveva infierire su di te con uno scappellotto dopo essere caduta, non l'hai ancora capito.

4. Le C diventano G e le T si trasformano in D. Abbiamo un problema di consonanti noi pugliesi. Probabilmente non esiste spiegazione scientifica per questo fenomeno che trasforma parole come cancello in "cangello" e i nomi come Valentina in Valendina. Ora prova a pronunciare con l'inflessione pugliese la frase: «Valendina apri il cangello per favore?».

5. Non ti sentirai mai l'eroina raffinata di un romanzo alla Orgoglio e pregiudizio. Puoi aver perfezionato il tuo inglese a Oxford, ma quando parli italiano e qualcuno riconosce il tuo accento pugliese, ti senti immediatamente un personaggio degli sketch di Toti e Tata.

6. Il modo più facile per prenderti in giro è imitare Oronzo Canà ovvero Lino Banfi nel film L'allenatore nel pallone o cantare come Checco Zalone. Consolati, Lino Banfi è diventato il nonno d'Italia e Checco Zalone è il comico che incassa di più al cinema.

7. "Tutte u munne iè ccome caste", "Tutto il mondo il mondo è come casa". Rassegnati, i proverbi, i modi di dire e le barzellette più divertenti che conosci, con annesse parolacce intraducibili, sono rigorosamente in pugliese.

8. Conosci le coniugazioni ma usi un solo tempo verbale: il passato remoto. Dopo dieci minuti che hai fatto shopping, racconti il bottino alla tua migliora amica: «Allora comprai... un paio di Convers, due t-shirt da H&M e una borsa da Zara».

9. Ti sgamano ovunque. Persino nel bel mezzo del traffico di New Delhi capti nell'aria i suoni della tua regione. Perché è vero che i dialetti pugliesi sono tanti e diversi tra loro, ma all'estero i conterranei si riconoscono manco fossero parenti. Il bello dei pugliesi è che amano infinitamente la loro terra, ma viaggiano, conoscono altri paesi o vivono dall'altra parte dell'Oceano senza dimenticare mai il proprio inconfondibile dialetto.
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18/07/2016 13:27

9 problemi che devi affrontare se hai l'accento bresciano di Maria Elena Barnabi

1. Tutti pensano che sia una cosa spassosissima imitare il tuo accento. E via con "Adalpina taca la müsica", pota qui, pota là. Ora, non è che quando io incontro un siciliano, la prima cosa gli dico è "minghiaaaa" o se vedo un napoletano intono una preghiera a San Gennaro o una canzone di Nino D'Angelo. Su un po', ragazzi.

2. Hai lo spleen della Bassa. Se sei un'expat come me (vivo a Milano da 15 anni) appena passi di fianco a un cantiere e senti le bestemmie infilate con grazia una dopo l'altra dai muratori quasi sempre bresciani, senti una specie di dolce malinconia dentro. È il richiamo del terra natìa, lo spleen della Bassa che si fa largo dentro di te. Ma è solo un attimo, poi passa.

3. Tutti danno per scontato che tu abbia la caratura intellettuale di Fabio Volo. Ora, a parte che io contro il Fabio nazionale non ho niente (per carità, lui bravo e tutto eh), sarebbe come dire che le romane sono come la Sora Lella, o i Toscani come Benigni. Uhm...

4. I ragazzi ammiccano e ti fanno capire che loro sanno la VERA VERITÀ su di te. E cioè che la dai via facile. Perché questo si dice delle bresciane. Sarà vero? Mah. Comunque la vedi Jennifer Lawrence nella foto qui sopra che fa il pugno? Ecco, siamo noi che rispondiamo alla tua battuta. Continua a sognare e a dedicarti alla masturbazione, baby.

5. Per quanto tu ti sforzi, alcune parole come foto e topo non riuscirai mai (MAI) a dirle con la O giusta, cioè larga. Ti concentri, prima di aprire bocca ci pensi sempre, ma niente: prima o poi ti scappa una O stretta come la vecchia strada provinciale lungo il lago d'Iseo. E tutti lì a fartelo notare subito, e giù risate.

6. È sottinteso che tu sia un'alcolista dedita alla grappa. A parte che vorrei sapere quale popolo del nord Italia non è dedito alla grappa, che male c'è a farsi un cicchetto ogni tanto?

7. Ah, grandi lavoratori voi bresciani! Sì, grazie. Siamo gente che si fa sempre un discreto culo e che ha un'etica del lavoro molto radicata. Questo non significa però che mi devi caricare di mille robe da fare perché, tanto, io ce la faccio, e son veloce, e son brava, e sono efficiente. Ogni tanto in vacanza ci voglio andare pure io.

8. Ti becchi sempre della razzista. Al di là delle scelte politiche, si sappia che Brescia è un esempio di integrazione multiculturale. Che per anni è stata la città con una delle più alte percentuali di immigrati in Italia. Che ha dato lavoro a tutti. Che ci sono tantissime scuole in cui le classi elementari sono composte da bambini di tutto il mondo. E che a noi va bene così. Razzista? Ma pensa per te, piuttosto.

9. Gente ruvida, voi bresciani, parca di sentimenti, di effusioni, di dolcezze. True story: noi mica discendiamo dai romani o dai greci o dagli etruschi. Noi discendiamo dai galli cenomani. E i galli insomma erano gente dura. Dopodiché senti: è successo qualche centinaia di anni fa, anche noi abbiamo imparato a esternare i nostri sentimenti. Tipo, io quando sento queste cose, non sto più zitta, apro il mio dolce cuore, e dolcemente ti mando a raccogliere le pannocchie.
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18/07/2016 13:29

8 problemi che devi affrontare se hai l'accento veneto di Gaia Giordani

1. Ti mangi un sacco di doppie (ma non ingrassi). A colazione mangi late e biscoti. Adori la bisteca e il risoto. Ti piace un sacco la pasta col tono. E tutti ti prendono in giro! Ma con simpatia.

2. Sembri appena scesa da un trattore. O da una gondola, a seconda che tu provenga dall'entroterra o dalla laguna.

3. Non fai niente per nasconderlo. Infatti appena scambi due parole con uno sconosciuto questo ti chiede subito «Sei veneta?». E tu vorresti rispondergli: «Ma dai, sei un genio! Io non ci sarei mai arrivata!».

4. Ti scoccia tantissimo quando le persone non capiscono da quale città provieni. Io vengo dalla provincia sud-est di Verona, quindi ho una leggera inflessione vicentina con una lievissima nuance emiliana. Azzeccarla è abbastanza difficile, me ne rendo conto. C'è chi ci va vicino, azzardando Padova o Vicenza. Il veneziano è una lingua a sé. Rovigotto e Trevigiano sono molto diversi dal veronese. E chi spara Bergamo o Brescia, che sono in Lombardia?!

5. Quando ti arrabbi il tuo accento si sente fortissimo e devi sforzarti per tenere sotto controllo il dirty talk. Specialmente se parli a voce molto alta. A volte senza rendertene conto ti esprimi come uno scaricatore di Porto Marghera (con tutto il rispetto per gli amici scaricatori). Se ti metti discutere in dialetto usi l'improperio come intercalare e i santi del paradiso sono sempre nei tuoi pensieri.

6. I non-veneti imitano il tuo accento. Una persecuzione! Quando ti dicono "Ostreghéta!" oppure "Struca el botòn" (cit. Mara Venier) pensando di fare i simpatici e tu vorresti sotterrarti.

7. Le persone che hanno parenti veneti ti ammanniscono con le canzoncine tradizionali, per farti vedere che le sanno anche loro. La peggiore di tutte è "La me morosa vecia, la tengo per riserva…" PER RISERVA!?! Ti rifiuti di cantarla per quanto è sessista! E la povera tizia del mazzolin di fiori che aspetta il suo "moreto, questa sera quando el vien" e alla fine lui va dalla Rosina! Una canzone straziante. L'unica carina è quella che mi canta il beauty editor di Cosmo, che è stato sposato con una veneta (ciao Marisa!): "Me piase i bigoli co' le luganeghe!". Quella fa sempre ridere e dice una grande verità. I bigoli con le luganeghe dovrebbero essere dichiarati Patrimonio dell'UNESCO.

8. Hai la fama di alcolista. TOTALMENTE IMMERITATA, nel mio caso, ci tengo a sottolinearlo. Ok, è inutile fingere: se anche tu come me vai a propulsione di Prosecco (pronuncia: bianchéto) e certi venerdì sera ti berresti anche l'acqua delle fioriere, sai di cosa sto parlando. La fama è alimentata dalla tua predilezione per le metafore a sfondo alcolico. "Parlar con tì l'è come fare el mojito coi molesini" (Parlare con te è come fare il mojito con il songino"). Che espressione meravigliosa! #LOL
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18/07/2016 13:31

10 problemi che devi affrontare se hai l'accento calabrese di Marica Bruno

1. In molti confondono il tuo accento. Questo perché il cosentino è più simile al napoletano, mentre il reggino ('rriggitànu) è di tipo siciliano. Nel mezzo vi è l'impronta greca, bizantina, latina e le parlate diverse della minoranza arbëreshë (greco – albanese). Insomma, è facile confondersi fino a quando non ti sveli: «Sono calabrese!», pronunciato con orgoglio e vocali aperte, tanto ariose che paiono sospinte da zefiro primaverile.

2. A questo punto, tutti si sentono legittimati a imitarti. «Sei caLLaBBreeese?», con due elle, due bi, le "èè" aperte in modo comico e una bella risata per finire, che non è la tua. Di questo improponibile siparietto ne hai piena la valigia di migrante. Un po' ti imbarazza, ma comunque gli rispondi (rigorosamente in calabrese): «Arricrìati, arricrìati pure…»(divertiti pure a sbeffeggiarmi per l'accento). Ha parlato lingua di cristallo!

3. Raddoppi le lettere. Non sempre. Lo facciamo con la bi, di Sabato perché per noi il week end dura di più, o con la bi di bibita perché a noi un solo drink, diciamolo, non ci basta.

4. Con l'italiano esprimi concetti, col dialetto i sentimenti. Perché la frase "U cosu mi faci cavaddi" è sicuramente più poetica, concisa e diretta della sua traduzione: il mio cuore scalpita come tanti cavalli a briglie sciolte nelle verdi e sconfinate praterie dell'anima.

5. La tua "h" è stata ispirazione per il brevetto Vorwerk Folletto. È vero, l'aspiri così tanto che qualsiasi parola pare sottovuoto. Ma non avvilirti per questo e guarda il lato positivo: tu, calabrese, pronuncerai meglio l'inglese di chiunque altro!

6. Spalanchi la éééé che manco le finestre per il repulisti pasquale. Sì, ma attenta, spalanchiamo solo quelle, tutto il resto è chiuso.

7. Ti cimenti in improbabili scioglilingua (complice qualche bicchiere di troppo). Tipo, "jiendu e veniendu cuttuni cogghjiendu e ndinuocchjiuni cogghjiendu cuttuni". Di cui ovviamente, non conosci la traduzione letteraria, ma potresti abilmente trascriverla con una tastiera kazaka con tutto, aspirazioni e boccacce comprese.

8. La tua conoscenza grammaticale evapora davanti alla commessa di Zara. Presa dall'entusiasmo le domandi: «QuanDo costa quella borZa? SinGeramenDe è un po' cara!», con la "gi" di Genova e la "di" di Domodossola. Questo non significa che sei a digiuno di grammatica, ma semplicemente hai dato fiato alle trombe troppo in fretta.

9. Sembri la Gregoraci. Magari. Non mi dispiacerebbe affatto, se non fosse che lei di claudicante ha solo la dizione, io anche qualcos'altro.

10. Sembri "Franco oh Franco" di Zeling. Questa proprio no! Simpaticissimo cabarettista ma… ARRASSU SIA (mai sia)!
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18/07/2016 13:33

8 problemi che devi affrontare se hai l'accento emiliano di Enrico Dal Buono

1. Ti ritrovi a combattere con la questione "Z". Hai una "Z" talmente poco " Z" che se Zorro fosse nato a Granarolo al momento di sfregiare le guance dei cattivi andrebbe in confusione. "Mo adès, s'a iò da lassèr a quàst? Un scaracc'? Un "th" cumpagna qual di americhèn?" ("E adesso cosa gli lascio a questo? Uno sputacchio? Un "th" come quello degli americani?")

2. E la "S" è peggio. Gli studiosi la definiscono "cacuminale", che già si capisce che non è mica un bel lavoro. In pratica significa che arroti la lingua all'indietro contro il palato e te ne vieni fuori con una "éscé" che sradica gli alberi e sa di ragù.

3. Sei incline ai gallicismi. Che non sono una malattia del glande, ma contaminazioni linguistiche dal provenzale e dal francese più o meno antico. Vedi l'inversione soggetto-verbo nell'interrogativa o la negazione ridondante per cui, invece di dire "non lo so", dici "a n al so brisa" ("non lo so mica"). Che sta al "je ne le sais pas" come i ciccioli di porco stanno al foie gras.

4. Hai un present continuous molto ambiguo. Un altro gallicismo (diffuso in alcune province) ti fa diffidare dal gerundio. Invece di "sto mangiando" a volte ti viene da dire "sono dietro a mangiare". "Essere dietro a fare qualcosa" puoi usarlo così spesso che i tuoi amici finiranno per girare col sedere radente al muro. Penseranno: "chissà che cosa vorrà fare sempre, quello lì, là dietro".

5. Sei vittima del "caso bif". Quando in un locale fuori regione ordini un "bif" ti guardano storto. E tu volevi solo un ghiacciolo. A Milano, che sono internazionali, loro, se chiedi un "bif" rischi ti portino una bistecca. (Pare che il termine regionale venga da una ditta reggiana di ghiaccioli, la BIF, dall'acronimo dei cognomi dei tre fondatori, che li commercializzò con questo nome dal 1960).

6. Soffri la sindrome Maxibon. Il tuo imprinting con le lingue è stato irrimediabilmente compromesso dalla pubblicità del Maxibon degli anni '90 con Stefano Accorsi. Per di più non sei Stefano Accorsi. Hai provato a dire con quell'accento tanto piacione "du gusti s megl che uàn" a Laetitia Casta e se va bene ne hai rimediato quel simpaticissimo "pf" a labbra schifate dei francesi. E ormai in riviera romagnola ci vanno solo i pensionati austriaci.

7. Combatti ogni giorno contro lo stereotipo dell'edonista comunista. Devi convincere la gente che la tua bocca è in grado di fare un sacco di cose, anche di modulare frasi di senso compiuto, e non si limita alle seguenti funzioni: 1. Divorare insaccati, vino e tagliatelle 2. Ridere bonariamente 3. Abbandonarsi a varie ed eventuali pratiche sessuali. 4. Cantare Bandiera rossa.

8. E comunque, a pochi km di distanza parlano già un'altra lingua. L'Emilia è una sineddoche dell'Italia (che è una nazione giusto nei primi quattro versi dell'inno, per gli Europei e per i Mondiali). Tutto è frammentazione, particolarismo, campanilismo. Dialetti e accenti variano molto anche solo spostandosi da un paese a quello di fianco. Qui abbiamo piluccato in qua e in là. Per prevenire i puristi: chi scrive, per esempio, è di Ferrara, il cui tipico accento è quanto mai bastardo. Al di là del Po, a pochi chilometri dalla città, c'è il Veneto. Però mi tocca precisare che dei rodigini che passavano il fiume per venire a Ferrara si diceva: al mèral l'à saltà al Fòs (Il merlo ha superato il fosso).
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18/07/2016 13:37

10 problemi che devi affrontare se hai l'accento piemontese di Stefano Balbo

1. «Ti piace la meeeenta?» Sì, abbiamo un problema con le vocali aperte (e con la menta in particolare). Il problema vero, però, è che ci piacciono da morire e non riusciamo in nessun modo a trattenerle.

2. Non esiste il «Ciao, come stai». Ormai lo sanno tutti, e tutti ci prendono in giro per come lo diciamo. Ma è più forte di noi: quando incontriamo qualcuno riassumiamo tutto in uno squillante «Com'è?».

3. Per noi non esiste il passato remoto. Noi ci fermiamo all'imperfetto. In rarissimi casi usiamo il trapassato prossimo, ma ci sentiamo subito in colpa. Il risultato: le persone pensano che abbiamo una vita intensissima perché tutto sembra esser successo poco tempo fa. #TOP

4. Ogni dialetto è complicato, ma il piemontese è impossibile da imitare. E per chiarire a tutti che per parlarlo non basta aver ascoltato la Littizzetto in tv, bisogna far provare gli altri a dire "Dui purun bagna'n't l' öli" (due peperoni bagnati nell'olio). Nessun non piemontese riuscirà a dirlo correttamente.

5. Il problema della cicca (e del cicles). Non appena si esce dai confini piemontesi ci tocca affrontare la dura realtà: per il mondo la fuori la cicca è la gomma da masticare, non la sigaretta. Ma il piemontese, a differenza del detto, è davvero cortese e non osa far notare la cosa all'amico ignaro. E così passa il viaggio a masticare cicles invece di fumare.

6. Non ci capacitiamo del fatto che la gente non capisca l'espressione "solo più". È una battaglia persa, rinunciaci. Frasi come «Guardiamo solo più una puntata di Friends» o «Cavolo, ci è rimasto solo più mezzo litro di latte in frigo» non le comprenderà nessuno al di fuori dei confini del Piemonte. E no, non è sostituibile con "ancora uno". Ha un significato molto più profondo ma, a quanto pare, solo noi siamo in grado di comprenderlo.

7. «Facciamo che andare». I non piemontesi fanno spesso notare che sbagli a proporre cose da fare. Attenzione: non è un problema di opzioni proposte, ma semplicemente di come le si pone. Sì perché la nostra tipica espressione «Facciamo che andare al cinema» purtroppo non è italiano. Ma noi non lo sappiamo, e continuiamo ad andare a guardare film insieme agli amici (o a cenare fuori, o al parco, o dove ci pare).

8. Il verbo osare, questo sconosciuto. Fai molta attenzione: i grammarnazi sono là fuori e non vedono l'ora di rinfacciarti il tuo uso scellerato del verbo osare. «Non mi oso!», se sei piemontese, è una frase che pronunci in continuazione. Le altre regioni non osano utilizzare questo verbo in forma riflessiva. Mentre tu, purtroppo, ti osi eccome (sbagliando).

9. Quando si arriva al momento dell'amaro scatta il panico. Mettiamoci l'anima in pace: il San Simone esiste solo in Piemonte. Là fuori non sanno cosa sia (e cosa si perdono).

10. Nessuno fuori dai confini piemontesi capisce la domanda "quando compri?". Fondamentalmente il problema è semplice: nelle altre 19 regioni d'Italia i bambini nascono. Solo da noi si comprano. Ecco spiegato perché tutte le donne in dolce attesa ci guardano malissimo.



[SM=g1944682] per me sono quasi tutte vere!!!
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18/07/2016 14:18

Il fatto dell'"alcolismo" giovanile per i bresciani è vero. E'la cosa più facile da reperire e d'altronde non c'è una mazza da fare nelle zone provinciali, quindi si va avanti a bere XD

Aggiungerei un altro fun fact: Il 90% delle frasi finiscono con una bestemmia, o con un "figa".



Wake the F**k up Samurai
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18/07/2016 19:37

Cmq è vero che il veneto è diverso a seconda delle città ed è inutile che prendano per il culo da quel punto di vista perchè è così. [SM=g1944756]
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19/07/2016 18:22

Da quasi 5 anni vivo in piemonte.... e mi sono ammazzata dalle risate TT VERO!!!! [SM=g1944682] [SM=g1944682] [SM=g1944682]
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20/07/2016 16:06

Ne'? [SM=g1944682]
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