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In Sicilia uno studente su quattro abbandona l'università

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2014 14:02
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10/12/2014 14:02

Resi noti da Banca d’Italia i dati sulla dispersione scolastica universitaria che nelle regioni italiane tocca punte elevate. In quest’ultimo anno si sono allontanati dagli studi 4 universitari su 10. Secondo i dati più recenti pubblicati dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), relativi alla media del 2014, i giovani 18-24enni che hanno abbandonato prematuramente gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione è pari al 17,6% contro una media Ue del 12,8% .

L’eterogeneità dei dati a livello regionale è notevole e, insieme a Sardegna e Campania, la Sicilia detiene il triste record di dispersione scolastica, con il 25%. Il numero è veramente allarmante. Il fallimento formativo è un fenomeno articolato che implica diverse componenti quali irregolarità delle frequenze, ritardi e la non ammissione all’anno successivo. Il fenomeno dell’abbandono scolastico continua a interessare dunque in misura più sostenuta il Mezzogiorno con punta massima in Sicilia.

Quali sono le strategie nazionali che il ministero deve mettere in atto per ridurre il fenomeno dispersione scolastica? “Avere fiducia nei giovani, non bocciare al biennio, motivare i ragazzi e non ferirli”, dichiara Antonio Cutolo, dirigente della Direzione Generale per lo Studente. “Modificare la didattica da quella tradizionale a quella laboratoriale potenziando il mondo del lavoro con laboratori e stage durante il percorso di studi“.

“E’ stato inoltre attivato – continua Cutolo – qualche anno fa, un Progetto nazionale Sperimentale “Piano Lauree Scientifiche” perché c’era stato un calo di immatricolazioni nelle facoltà scientifiche”. “In seguito a questo progetto, fatto con Confindustria , Università e Scuola in 39 realtà del nostro paese, a distanza di due anni si è rilevato un incremento del 4 e 5 % nelle iscrizioni universitarie. “Tra le strategie prioritarie -ribadisce ancora una volta il direttore generale – potenziare la collaborazione con il mondo del lavoro, dell’associazionismo, del terzo settore e sviluppare stage e tirocini nell’ottica dell’alternanza scuola-lavoro”. Investire per mettere in atto una serie di azioni tese a contrastare il preoccupante fenomeno.

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