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Art. 18 statuto dei lavoratori ed il Jobs Act

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2014 15:00
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Post: 503
Città: PIACENZA
Età: 57
Sesso: Maschile
29/09/2014 16:17

vorrei sapere cosa ne pensate voi delle proposte del governo in merito alla modifica di questo art.
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Post: 3.375
Città: MILANO
Età: 46
Sesso: Maschile
08/10/2014 21:05

Un pò difficile discutere su qualcosa che non c'è visto che ci devono ancora mettere le mani.
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Post: 23.709
Sesso: Maschile
Admin
08/10/2014 23:20

Vi consiglio di leggere questi articoli:

www.leggioggi.it/tags/jobs-act

Comunque concordo anch'io sul commentare "a cose fatte".
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Post: 4.476
Città: TERZIGNO
Età: 47
Sesso: Maschile
08/11/2014 23:00

Il presidente del consiglio dice che la riforma del lavoro andrà in vigore dal primo gennaio 2015... Io sinceramente non credo che la riforma potrà essere approvata tra qualche giorno, ci sono troppi contrasti nello stesso PD, nonchè partito il cui segretario è lo stesso Matteo Renzi.
Sì, concordo con Davide ed Unimarconcino: bisognerà attendere l'approvazione della riforma per poter esprimere un giudizio.
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Post: 4.476
Città: TERZIGNO
Età: 47
Sesso: Maschile
09/12/2014 15:00

Approvato il Jobs Act al Senato, ora bisogna attendere l'approvazione della Camera.
Passa con 165 voti favorevoli, 111 no, 2 astenuti e 50 assenti la legge Delega del Governo meglio nota come Jobs Act (da ora solo JA) al Senato. La votazione si è tenuta l'8 ottobre 2014. Sintetizziamo novità ed anomalie della riforma che però non ha ancora ricevuto l'approvazione della Camera dei Deputati.

Le principali novità del Jobs Act

Per i neo-assunti con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, si dovrebbe avere l'eliminazione del reintegro per i licenziamenti economici, che sarebbe sostituito dal solo indennizzo. Il reintegro resterebbe invece per quanto riguarda i fatti disciplinari gravi (che però devono ancora essere ben identificati con un decreto delegato), e per il licenziamento ingiustificato o discriminatorio. Il decreto prevede il riordino e lo snellimento delle oltre 40 forme di contratto attuali ed una spinta, tramite gli oneri per l'azienda, ad assumere attraverso la nuova forma contrattuale prevista nel JA: il contratto a tutele crescenti che è stata anche una delle misure più criticate dell'intera riforma. Il JA Introduce, di fatto, la possibilità di fare cambiare mansioni al lavoratore, ma senza incidere sul suo salario (punto che fino ad ora è stato regolato dall'art.13 dello Statuto dei lavoratori). Resta in essere il tetto di 5mila euro per i voucher (o lavoro accessorio).
Verrebbero poi finanziati ammortizzatori sociali per la tutela della maternità delle lavoratrici autonome e per il sussidio di disoccupazione che verrebbe esteso a chi ha lavorato per almeno 3 mesi. Ci sono però forti dubbi sulle reali coperture finanziarie: pare che gli 1,5 miliardi di cui si parla siano ben lontani dalla cifra necessaria. Per questo punto sarà opportuno aspettare la prossima Legge di Stabilità. Questi presunti ammortizzatori sociali verrebbero gestiti da un nuovo ente chiamato Agenzia Nazionale. Appaiono inoltre misure come Ferie Solidali e Contratti di Solidarietà.

Le principali anomalie del Jobs Act

Le critiche più dure sono mosse al Jobs Act da CGIL, Lega e M5S. Le ragioni del dissenso sono state ampiamente argomentate dalla Senatrice Nunzia Catalfo in fase di dichiarazione di voto. Secondo il M5S, infatti, il JA, in combinato con il Decreto Poletti, tramite il contratto a tutele crescenti allungherà per un tempo indefinito il cosiddetto "periodo di prova" del lavoratore, arrivando quindi a creare una sorta di precarietà strutturale rispetto a quella stessa precarietà che finora è stata vista come un problema, non un elemento da integrare nel 'sistema lavoro' del Paese.
Il JA inoltre introduce ed incoraggia il demansionamento del lavoratore (appunto attraverso il cambio di mansioni a parità di salario), foraggia i controlli a distanza, (e quindi, indirettamente, incoraggia anche il mobbing), mantiene la possibilità di sfruttare il lavoro accessorio (vedi voucher), ma soprattutto abbassa le tutele contrattuali senza controbilanciare garantendo tutele nel mercato del lavoro e non prevede alcun investimento in politiche fiscali e sociali di sostegno al reddito per i meno abbienti.
Secondo la Senatrice infatti, che spesso cita Marco Biagi come riferimento, questa riforma non produrrà nessun nuovo posto di lavoro ed al contempo toglierà tutele a chi già lavora.
Secondo il M5S, inoltre, non ci sarebbe nessun reale investimento nei servizi pubblici per l'impiego (e cita come esempio i 90 mila addetti in Germania contro i soli 9 mila dell'Italia), ma solamente la creazione di un ennesimo carrozzone (riferendosi alla nascitura Agenzia Nazionale) perché al suo interno "ritroveremo gli stessi enti di sempre che hanno sperperato risorse originariamente destinate alle politiche attive del lavoro".

Articolo tratto da: www.blastingnews.com
[Modificato da salvatore @ 09/12/2014 15:00]
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