S@yaka, 05/02/2020 17.53:
Per esperienza diretta posso dirti che gli avvocati che "non ce la fanno" si possono dividere in due categorie: chi ha fatto male il tirocinio (quindi chi non sa da che parte girarsi) e chi, senza offesa, non è portato.
C'è anche chi ha avuto sfortuna vuoi per voto di laurea (in pratica chi non riesce a ottenere l'accesso a studi legali di un certo livello), vuoi perchè semplicemente non è in un ambiente in cui può lavorare (un penalista o un giuslavorista in una piccola città).
Guarda, forse il tuo ragionamento può andar bene a Trento.
In circoscrizioni forensi come quelle di Milano, Monza, Prato, Firenze, Roma, Santa Maria Capua Vetere, Napoli nord, Napoli, Torre Annunziata, Salerno e forse pure Bologna gli avvocati sono talmente tanti che puoi essere bravo quanto vuoi, ma non c'è lavoro. Se sei bravo vai a lavorare in uno studio importante, certo, dove il grande capo si prende tutti i meriti, e i soldi, e tu ti fai il lavoro sporco a stipendiuccio fisso mensile, come se fossi un dipendente. E così per chissà quanti anni.
Detto questo, il lavoro pubblico non è il Sacro Graal: bravo chi ce la fa, ma è una vita da impiegati.
Nella pubblica amministrazione non esistono solo impiegati; anzi un laureato non dovrebbe accedere proprio alle posizioni di impiegato (per la carriera di concetto basta il diploma; per quella esecutiva, che comprende gli impiegati d'ordine, neanche quella). Per quanto il pubblico impiego mi faccia abbastanza schifo e ci sia finito per disperazione, guardo ai miei conoscenti, i miei amici e i miei cugini che fanno gli avvocati – e parlo di mediocri come di persone brillanti, a volte geniali – e penso che siano più frustrati di me. Loro sì che fanno gli impiegati, a parte qualcuno (per colpo di fortuna e non per merito). Se la passa non benissimo pure un mio amico malgrado sia discendente di una generazione di avvocati.