Vittima una padovana di 33 anni, fecondata per errore non dal seme del marito, costretta ad abortire
Uno scambio di provette durante un'operazione di inseminazione artificiale avrebbe costretto una donna padovana, fecondata non dal seme del marito, ad abortire e a chiedere i danni all'azienda ospedaliera. Protagonista della vicenda un'impiegata di 33 anni che dopo precedenti tentativi di rimanere incinta in una clinica privata aveva deciso di rivolgersi all'azienda ospedaliera di Padova.
Dopo alcune verifiche e terapie sanitarie, nel luglio scorso, e un primo tentativo di inseminazione artificiale fallito a settembre, in ottobre i medici consigliarono alla donna di ripetere l'operazione per due giorni consecutivi. Sarebbe stato il secondo giorno, come indica il Corriere del Veneto, che la provetta con il seme del marito sarebbe stata scambiata con quella di un'altra coppia presente contemporaneamente nell'ambulatorio. Sarebbe quindi stato lo stesso reparto di ginecologia e ostetricia ad avvisare successivamente dell'errore la paziente e a prescriverle l'assunzione della 'pillola del giorno dopo' per interrompere un'eventuale gravidanza. La coppia, assistita dall'avvocato Matteo Mion, ha deciso di chiedere i danni all'ospedale.
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