Internet, la via della musica per salvare il diritto d’autore

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Iuzzolino
00giovedì 7 maggio 2009 10:59
La battaglia del copyright è a un punto di svolta

La battaglia del copyright è a un punto di svolta: da guerra di veti sta diventando confronto di soluzioni. Il vero laboratorio è l’industria musicale. La novità arriva da Bruxelles, dove le due eurocommissarie Viviane Reding e Meglena Kuneva vogliono creare una licenza europea di copyright per la vendita di musica, giochi, video digitali.

Una licenza europea supererebbe le barriere normative nazionali che oggi scoraggiano i venditori di contenuti via Internet. Un segnale altrettanto importante è quello lanciato dalla Siae, la società italiana autori e editori, il cui presidente Giorgio Assumma propone di liberalizzare il diritto d’autore permettendo agli iscritti di escludere dalla protezione del copyright una parte delle loro creazioni per farle circolare gratuitamente sulla Rete. Non è un caso che il laboratorio sia la musica. Le forze che spingono verso una ridefinizione della proprietà intellettuale sono tre. Una è la tecnologia cresciuta all’ombra di Internet, dall’iPod al libro (e forse domani al giornale) elettronico. L’altra è la rivoluzione nelle abitudini del pubblico, soprattutto giovane, che scarica da Internet i brani preferiti. L’ultima — ma non per importanza — è la recessione economica, che spinge i discografici a sfruttare appieno i nuovi canali distributivi per far quadrare i conti. L’iniziativa delle due commissarie è stata anticipata dall’attivismo di due Paesi, Francia e Regno Unito. Sia Parigi che Londra, seppur in forme diverse, vogliono infatti responsabilizzare i cosiddetti service provider (come le società di telecomunicazioni) nella lotta alla pirateria musicale, incoraggiando il consumo legale. Si mette inoltre in discussione il fatto che gli «aggregatori» come Google possano incassare profitti pubblicitari su prodotti creativi di altri, senza condividerne i costi.

In Francia è in discussione una legge che prevede misure graduali, di severità crescente, verso chi viola il diritto d’autore e, come estrema punizione, il taglio della connessione Internet per chi scarica per tre volte canzoni illegalmente. Per ora è ferma, e anzi una nuova bocciatura a una proposta che andava in questo senso è arrivata dall’Europarlamento. Ma il tema è caldo. In Inghilterra invece si è preferito seguire un’altra strada: il governo ha spinto i produttori di contenuti e i sei maggiori provider a siglare un accordo in cui le parti si impegnano a collaborare per ridurre l’illegalità. Perché la musica è centrale? Perché è stata la prima industria creativa a passare sotto le forche caudine di Internet e delle sue libertà totalmente nuove: prima a entrare nel tunnel di un cambiamento traumatico (l’incubo della pirateria), potrebbe essere anche la prima a uscirne sull’onda di un nuovo modello di business digitale. L’esperienza dell’industria della musica è augurabile che si estenda anche ad altre fabbriche culturali. Come quella libraria, che negli Stati Uniti sta vivendo una seconda giovinezza grazie al successo del libro elettronico Kindle 2. E come l’industria dell’informazione, che in America spera nel nuovo Kindle «formato gigante» e negli altri supporti elettronici in arrivo per la lettura di quotidiani e periodici da scaricare a pagamento online. Il laboratorio della musica sta producendo quindi nuove idee per l’intera industria creativa di domani. Insegna che serve la tecnologia giusta, il prezzo giusto e la giusta misura di protezione: né troppo copyright né troppo poco. Può uscirne un nuovo modello economico vantaggioso per gli autori, per l’industria e, soprattutto, per il pubblico.

Edorardo Segantini

www.corriere.it
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