Diffondevano il virus che prende in ostaggio i PC: sette denunciati

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Davide
00mercoledì 8 luglio 2015 15:42
Residenti tra Padova, Bergamo e Brescia, i componenti della banda hanno truffato 1.500 persone, il tribunale di Udine, il comune di Trento e pure le forze dell’ordine

La Polizia postale, con il coordinamento della Procura distrettuale di Trieste, ha concluso un’operazione contro riciclaggio ed estorsioni online messe in atto attraverso la diffusione del virus «Cryptolocker», un trojan comparso nel tardo 2013 infettante sistemi Windows che consiste nel criptare i dati della vittima e richiedere un pagamento per la decriptazione. Una trappola diffusa attraverso mail scritte in perfetto italiano, e a pagare sono circa il 3% delle vittime. Un ransomware molto efficace che è diventato noto al grande pubblico per il boom di attacchi in tutta Italia delle scorse settimane.

Il Cryptolocker è un virus «devastante», hanno spiegato gli uomini della Polizia postale, che viene trasmesso da indirizzi email apparentemente provenienti da corrieri per le spedizioni o agenzie governative nazionali, contenenti link o allegati che una volta aperti criptano il contenuto delle memorie dei computer. Gli utenti, per riaprire i propri file, erano costretti a pagare un vero e proprio riscatto in «bitcoin», una valuta elettronica virtuale difficilmente tracciabile, a fronte del quale veniva loro inviato via posta elettronica un programma per la decrittazione del contenuto del computer.

Circa 277 mila euro circa il bottino incassato dal gruppo, più di 1.500 le persone truffate, secondo le prime risultanze. L’attività criminale si era diffusa già da diversi mesi e aveva fatto anche vittime eccellenti. Nella trappola sono caduti in tutta Italia cittadini, aziende, ma anche tribunali, come quello di Udine, Comuni, quello di Trento ad esempio, e persino strutture delle forze dell’ordine. Le indagini della Polizia Postale sono partite da una denuncia dell’amministratore delegato di una società friulana in cui una impiegata aveva incautamente aperto un link, pervenuto in allegato a una email che preannunciava un rimborso su una spedizione di un corriere.

Sette le persone denunciate per i reati di associazione a delinquere finalizzata ad accesso abusivo informatico, estorsione e riciclaggio dei proventi realizzati, tutte senza precedenti penali. I sette, residenti a Padova e tra le province Brescia e Bergamo, hanno tra i 23 e i 27 anni, disoccupati, tranne uno di 40, con un’attività nel settore informatico. La banda si presentava come una serie di intermediari di bitcoin e sui propri siti invitavano le vittime a non pagare alcun riscatto in caso di attacco bensì a sporgere denuncia presso la polizia postale.

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