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L’Università di Bristol ha un triste primato nei primi sei mesi dell’anno accademico 2016/2017. È infatti stata data notizia di un altro suicidio, il quinto in questo periodo temporale, che ha coinvolto gli studenti dell’ateneo. Sebbene apparentemente i suicidi non siano collegati tra loro, la lugubre statistica è ovviamente diventata una notizia preoccupante.
L’ultima vittima è una studente di chiare origini italiane, Elsa Scaburri. La 21 enne frequentava l’Università di Bristol da tre anni e stava seguendo il corso di laurea in lingue – francese e italiano. La giovane si è tolta la vita vicino alla sua casa a Broad Chalke, piccolo villaggio del Wiltshire. Non c’erano state avvisaglie che un tale evento sarebbe potuto accadere, stando alle prime ricostruzioni della vicenda.
Prima di questo anno accademico il tasso di suicidi – che in generale tra gli studenti universitari è solitamente basso – era al massimo di uno ogni due anni parlando esclusivamente dell’Università di Bristol. Quest’anno, prima di Elsa, si erano tolti la vita Miranda Williams, 19 anni e studente di filosofia; Daniel Green, 18 anni, seguiva il corso di storia; Kim Long, 18 anni, frequentava legge; Lara Nosiru, 23 anni, all’ultimo anno del corso di neuroscienze. In uno di questi casi il suicidio era stato compiuto per questioni sentimentali, in un altro era stata lasciata una lettera di motivazioni. Le dinamiche di questi fatti di cronaca sono tuttavia diverse tra loro e per questo motivo l’Università non crede che siano collegati; di certo i fatti non li hanno lasciati indifferenti.
L’università ha infatti deciso di affrontare la piaga del suicidio (e in generale della salute mentale), dando più risorse al personale di supporto e firmando la campagna “Time to Change” che si propone di dare voce ai problemi sociali di persone che non avrebbero viceversa coraggio di parlarne. L’Università di Bristol ha mandato un messaggio di condoglianze alla famiglia.
Samuele Prosino
it.notizie.yahoo.com