Il quorum c'è e le norme su nucleare, privatizzazione del servizio idrico e legittimo impedimento vengono travolte dal voto popolare. Quel quorum che mancava da 16 anni torna con il 57% dell'affluenza (quasi 26 milioni e 800mila persone) e una maggioranza schiacciante dei sì (circa il 95% dei votanti). Un voto che boccia senza mezzi termini alcune riforme chiave del governo, con numeri che evidentemente mostrano come gli inviti a non andare alle urne di Bossi e Berlusconi siano rimasti inascoltati dai loro stessi elettori.
Nel Pdl, i più fanno finta di non accorgersene. Il premier si è limitato a riconoscere l'esito referendario: “Governo e Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum". Ma i mal di pancia interni sarebbero numerosi. Addirittura qualcuno nel Pdl avrebbe chiesto un passo indietro del Cavaliere. A dar voce ai malumori, il governatore lombardo Formigoni, aspirante alla premiership: “È stato un voto eminentemente politico, gli elettori hanno voluto dare un'altra botta al centrodestra. C'è una insofferenza molto alta nei confronti di chi sta guidando il Paese e delle scelte che sta facendo”. Ma è l'intera coalizione di governo che barcolla. La Lega è molto irritata. Facce scurissime escono da via Bellerio dopo la riunione dei vertici. Parla solo Calderoli e il suo è un vero ultimatum: “Alle amministrative abbiamo preso la prima sberla, ora è arrivata la seconda. Non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un'abitudine. Domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in aula il 22 giugno”.
Sono queste le due date da batticuore che segnano il futuro prossimo del governo. Il 19 giugno a Pontida ci sarà il raduno annuale della Lega dove molti temono la resa dei conti all'interno della maggioranza. Il Carroccio dovrà fare i conti con una base infuriata e con i malumori interni. Maroni lo ha detto: o il Cavaliere lancia “un programma ambizioso o si va a votare”. Poi il 22 ci sarà la verifica di maggioranza chiesta dal Capo dello Stato dopo il rimpasto di governo. Qualora si decidesse di votare, il governo potrebbe rischiare. "Non ci saranno problemi sul voto - assicura il ministro La Russa. Che però vi aggiunge una precisa condizione: "Se ci sarà coesione con la Lega". Del resto anche nelle regioni tradizionalmente schierate a destra l'affluenza è stata alta. Trentino e Emilia quelle in cui si è votato di più, mentre in Calabria c'è stata l'affluenza più bassa ma comunque superiore al 50%. Boom di votanti a Firenze (65%) e Bologna (64,9%). Più pigri i palermitani (48,5%).
All'estero ha votato il 23% degli aventi diritto, ma è stato ininfluente per il raggiungimento del quorum. Le polemiche non sono mancate. Ad urne ancora aperte il ministro dell'Interno Maroni ha annunciato il raggiungimento del quorum. Una dichiarazione che i sostenitori del sì hanno letto come un tentativo di demotivare chi ancora non aveva votato. Ma lo stesso Berlusconi, prima ancora delle 15, aveva annunciato "l'addio al nucleare e l'impegno sulle energie rinnovabili". E mentre in Borsa i titoli delle energie verdi corrono, nelle piazze italiane si festeggia la vittoria del sì, con i comitati promotori impegnati ad allontanare ogni cappello politico dalla consultazione. Giovani e anziani hanno esultato per il risultato di una campagna che ha unito le nuove tecnologie ai vecchi volantini, evidenziando una grande voglia di partecipazione dal basso.
I DATI DEFINITIVI
REFERENDUM 1 (acqua) 57,02% (8.092 comuni su 8.092);
SI 95,66% NO 4,34%
REFERENDUM 2 (acqua) 57,03% (8.092 comuni su 8.092),
SI 96,11% NO 3,89%
REFERENDUM 3 (nucleare) 56,99% (8.092 comuni su 8.092);
SI 94,57% NO 5,43%
REFERENDUM 4 (legittimo impedimento) 56,98% (8.092 comuni su 8.092).
SI 95,03% NO 4,97%
Alessandra Severini
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