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Scommesse, retata nel calcio: 16 arresti

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2011 11:54
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05/06/2011 19:36

SCOMMESSE, SIENA CHOC: "DATI SOLDI AL SASSUOLO".

FIGC, PRONTO IL GIRO DI VITE


Adesso il Siena rischia seriamente di dover rinunciare alla promozione in Serie A, guadagnata nell'ultimo campionato cadetto. Il Siena avrebbe pagato direttamente i giocatori del Sassuolo per vincere la partita (poi finita 4-0). È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta sul calcio scommesse della procura di Cremona, per la quale sono già finite in carcere 16 persone, tra cui Beppe Signori. Dopo l'Atalanta, la cui posizione si sarebbe aggravata dopo le ammissioni degli indagati nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ora è il Siena che viene chiamato direttamente in causa da uno degli arrestati, quel Massimo Erodiani ritenuto dagli inquirenti una figura centrale dell'intera inchiesta. «Erodiani affermava che il Siena - scrive il Gip Guido Salvini - aveva pagato da parte sua altri giocatori del Sassuolo». Parole contenute nella telefonata che è riportata nelle carte, del 24 marzo 2011, tra Erodiani e Marco Paoloni, in cui quest'ultimo sottolinea che se le cose stanno così è inutile andare avanti nel tentativo di trovare un accordo con i giocatori del Sassuolo e pagarli. Erodiani: «Comunque si vocifera che hanno preso pure i soldi dal Siena eh» Paoloni: «ah si?» Erodiani: «Sì» Paoloni: «addirittura...» Erodiani: «quindi vedi un pò quindi». Paoloni: «allora se è cosi lasciamo perdere, cioè nel senso senza che pure glieli devi dare agli altri». A chiamare il causa la società è anche Antonio Bellavista, l'ex capitano del Bari finito in carcere. «Erodiani chiedeva a Bellavista se avesse sentito anche i giocatori del Siena - scrive il Gip - e questi rispondeva che stava cercando di contattarli. In particolare aveva chiamato Stefano Bettarini affermando che il Siena si era mosso di persona e che al momento i giocatori del Sassuolo d'accordo erano Quadrini, il portiere e il centrale».

PENE PIÙ ASPRE
Inasprimento delle pene per le scommesse e l'illecito sportivo, e soprattutto tolleranza zero contro l'omertà, ovvero i casi di omessa denuncia, con un aumento delle sanzioni. Sono alcune delle misure allo studio della Federcalcio, dopo lo scandalo del calcioscommesse.

ASSE CONI-FIGC
Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Petrucci, ha incontrato questa mattina al Foro Italico il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Giancarlo Abete, alla presenza del Segretario Generale del CONI, Raffaele Pagnozzi. L'incontro è servito per un'organica riflessione sugli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria della procura della Repubblica di Cremona, anche in vista della riunione della Giunta Nazionale del CONI in programma domani, 6 giugno, con inizio alle 14.30". E' il comunicato diffuso da Coni e Figc al termine dell'incontro di questa mattina per affrontare l'emergenza del Calcioscommesse. L'obiettivo è offrire «più collaborazione con gli organi dello Stato quali presidenza del consiglio dei ministri , monopoli e ministeri dell'Economia, interno e giustizia».

GALANTE SI DIFENDE
Fabio Galante, ex difensore di Torino e Inter, si tira fuori dalle voci che lo vorrebbero coinvolto nello scandalo del calcioscommesse: «Fabio il bello non sono io. Dispiace leggere queste insinuazioni e tutto ciò che sta succedendo. Ci sono delle persone che tirano in ballo nomi di calciatori solo per far vedere di avere conoscenze». Intervistato da Radio Sportiva, Fabio Galante, ex difensore dell'Inter, sottolinea di non essere coinvolto nell'inchiesta della Procura dui Cremona e di non essere lui il personaggio, chiamato appunto 'Fabio il bellò, di cui si parla in alcune intercettazioni. «Io non ho mai scommesso in vita mia - dice ancora Galante -. Fino a due giorni fa non sapevo nemmeno cosa fosse un Under o Over. I soldi vanno sudati, bisogna guadagnarseli con il lavoro». Comunque Galante ammette di conoscere una delle persone coinvolte nell'inchiesta, ed attualmente in carcere, l'odontoiatra di Ancona Marco Pirani. «Lo conosco, lui frequenta il mondo del calcio e tifa Inter - dice Galante -. Ma non avrei mai pensato che si occupasse di tutte queste cose. E da due anni che non lo sento». Poi una divagazione sul calciomercato: «in questo periodo è normale che ci siano tanti movimenti di mercato - dice -. La Juve però dovrebbe muoversi molto bene perchè deve recuperare il gap da Milan e Inter. Servono soprattutto giocatori di qualità».

SI DIMETTE IL PRESIDENTE DEL RAVENNA
Il presidente onorario del Ravenna Calcio, Vidmer Mercatali, senatore del Pd ed ex sindaco della città romagnola, ha rassegnato le dimissioni dalla carica che occupava nella società sportiva giallorossa. «Sono dispiaciuto e amareggiato per ciò che sta succedendo al Ravenna Calcio - ha precisato in una lettera -. Stanno emergendo gravi e pesanti responsabilità individuali e personali per reati che, se accertati, dovranno essere perseguiti in modo chiaro e netto. Personalmente ho piena fiducia nella magistratura e sono certo che il 'marciò verrà fuori nell'interesse del calcio, che è uno sport troppo bello per essere rovinato - ha proseguito -. Mi sono impegnato come volontario nel Ravenna Calcio perchè con Gianni Fabbri», presidente della società e indagato a piede libero nell'ambito dell'inchiesta cremonese, «condivido un rapporto di amicizia e il progetto sportivo del Ravenna Calcio era ed è uno straordinario progetto, che coinvolge tante società e tanti bambini e ragazzi». Anche perchè, ha proseguito Mercatali nella missiva, «sono convinto che tutti i politici debbano, oltre che in politica, impegnarsi nella società se vogliono bene al loro Paese. Spero e mi auguro che il progetto del Ravenna Calcio messo in piedi in questi anni continui anche dopo questo salutare terremoto - ha sottolineato ancora -. Personalmente mi auguro che Gianni Fabbri e la società siano estranei alle vicende sulle quali si sta indagando e auspico si faccia chiarezza al più presto. Con questa mia lettera - cocnclude - rassegno le dimissioni da presidente onorario del Ravenna Calcio con grande amarezza e dolore perchè io al Ravenna Calcio ho voluto e voglio bene». Primo a chiedere le dimissioni di Mercatali già mercoledì scorso poche ore dopo i primi arresti era stato il consigliere comunale del Pdl Maurizio Bucci che ora ha definito la scelta del senatore di «colpevole ritardo». Anche Alvaro Ancisi, capogruppo della lista civica d'opposizione 'Per Ravennà, aveva sollevato perplessità sull'opportunità per Mercatali di rimanere nella società. Ieri infine il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, compagno di partito di Mercatali, in una nota aveva ribadito che l'indagine della Procura di Cremona «è di grande spessore e fa intravedere, per ora, scenari criminali gravissimi. Insomma questa inchiesta è il contrario di una bolla di sapone destinata a finire nel nulla», aveva sottolineato facendo chiaro riferimento alle parole che Mercatali aveva usato subito dopo gli arresti.

CONSORTE: «SPERO CHE NON SIA VERO»
«Spero sinceramente che non sia vero, mi dispiacerebbe. Lo dico perchè il calcio ha già problemi enormi, le squadre hanno livelli di indebitamento molto alti». Questo il commento dell'ex manager di Unipol, ora presidente di Intermedia, Giovanni Consorte, sull'inchiesta del Calcioscommesse. «Il calcio è uno sport popolare - ha detto Consorte all'ANSA - se la gente vede che le cose non sono portate avanti in modo corretto si disinnamora e si allontana». La vicenda su cui indaga la Procura di Cremona sta riguardando la città di Bologna, che pare essere la base di uno dei principali gruppi coinvolti. Proprio sotto le Due Torri l'ingegnere di Chieti, dopo l'uscita da Unipol, ha fondato la sua banca d'affari. E nell'ultimo anno si è occupato proprio di calcio, con il risanamento e il salvataggio finanziario del Bologna Fc. Consorte, interpellato quindi sull'argomento che coinvolge la città, ha premesso di non aver seguito la vicenda nei dettagli: «Non ho elementi. Ma mi pare che Bologna sia il centro soprattutto perch‚ qua c'Š il nome pi— importante (Beppe Signori, che risiede a Bologna, ndr). Ma che ci siano altre città». Lui che da poco si è dimesso da presidente di Bologna 2010, controllante del club rossoblù, ha spiegato di essersi sempre occupato di aspetti «societari e non sportivi». E se la partita con il Brescia, persa per 3-1 dagli uomini di Malesani e finita nelle intercettazioni è tra le gare considerate 'sospettè, il numero uno di Intermedia ha ricordato che «il Bologna ha perso cinque partite di fila, ha rischiato di retrocedere. Mi pare che fossero cotti i giocatori. E il Brescia poi è retrocesso».

IRA DEI TIFOSI ATALANTINI
Sono arrabbiati i tifosi dell' Atalanta, dopo che il nome della loro squadra è finito su tutti i giornali per la nuova inchiesta sul calcioscommesse e per difendere la loro società stanno preparando una mobilitazione. «Per i prossimi giorni a Bergamo - ha spiegato un tifoso storico, l'assessore regionale al Territorio Daniele Belotti - è in preparazione una mobilitazione dei tifosi che vogliono coinvolgere anche le istituzioni e gli ex giocatori dell' Atalanta». Per spiegare quanto sia tifoso l'assessore leghista, basti dire che ha scritto un libro dal titolo 'Atalanta folle amore nostrò e che nel suo ufficio in Regione ha in bella mostra un ritratto di Cristiano Doni, il capitano della squadra ora indagato. «È un dramma - ha detto -. Ci sono molta preoccupazione, tantissima indignazione e rabbia da parte dei tifosi verso la stampa nazionale che ha già condannato l'Atalanta. Di fronte a telefonate in cui non figura mai Doni hanno titolato tutti che la situazione è peggiorata senza dire perchè». La squadra, neopromossa in serie A, «non è la sola che ha da perdere - ha aggiunto Belotti - ma si sta centrando comunque tutto sull'Atalanta: il rischio è che stia diventando il capro espiatorio di tutti». E che alla fine «più che la giustizia sportiva prevalga quella mediatica» e ai bergamaschi si voglia dare una punizione «esemplare». Ed è per questo che da parte dei tifosi «c'è una difesa a oltranza della società e di Doni e indignazione verso la stampa nazionale».

L'INCHIESTA
L'inchiesta della procura di Cremona sulle partite truccate continua a riservare sorprese. Dagli interrogatori di oggi davanti al Gip Guido Salvini di due degli arrestati sono venute conferme a quelle che erano solo finora ipotesi accusatorie dei fatti che riguardano il capitano dell'Atalanta, Cristiano Doni, e rischiano di inguaiare la società. Ipotesi già contenute nell'ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti per sedici persone. Gianfranco Parlato, collaboratore esterno del Viareggio, e Giorgio Buffone, direttore generale del Ravenna, hanno sostanzialmente confermato i fatti a loro addebitati, compresi gli episodi che vedrebbero protagonisti Doni e in un caso, l'ipotesi di combine tra «due società», come recita il capo di imputazione, l'Atalanta e il Padova.

L'avvocato di Buffone, Alfonso Vaccari, si è limitato a spiegare che, durante l'interrogatorio, il suo assistito ha dato «una conferma della prospettazione accusatoria, riguardo la quale ha fornito le proprie spiegazioni». Avrebbe partecipato al giro di scommettitori «per amore della sua squadra», per salvarla dai debiti. «Pensate che si tratta di combine che non sono mai riuscite», ha sottolineato il legale. Buffone, per l'accusa, «manteneva contatti con Santoni Nicola (preparatore dei portieri del Ravenna, ndr) perchè contattasse Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, ai fini della manipolazione di Ascoli-Atalanta. Parlato, invece, è accusato, tra le altre cose, di avere dato disposizioni al calciatore Gervasoni, perchè intrattenesse rapporti con Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, con riferimento ad Atalanta-Piacenza dell'11 Marzo 2011.

Vi è poi il capitolo riguardante Padova-Atalanta relativo ad entrambi. In questo caso, il medico odontoiatra Marco Pirani, «dopo essersi informato presso il Buffone circa l'eventuale manipolazione dell'incontro, comunicava a Massimo Erodiani (uno dei promotori dell'associazione a delinquere) l'esistenza di un accordo tra le due società». «Erodiani - recita il capo di imputazione - confermava a Parlato l'accordo tra le due società, circostanza appresa da un 'uomo di Doni' che avrebbe scommesso 10 mila euro per conto di quest'ultimo». Testimonianze, queste, che pur limitate al contenuto dell'ordinanza di custodia cautelare, fanno dire in ambienti investigativi cremonesi che si è creata una «situazione molto critica per l'Atalanta», almeno sul versante sportivo.

Problemi sarebbero arrivati anche per Beppe Signori dalla testimonianza del commercialista Francesco Giannone (sentito per ultimo quest'oggi) nella stanza dello studio in cui si tenevano, secondo le accuse, le riunioni per preparare le combine delle partite del cosiddetto gruppo dei 'Bolognesi', sono stati trovati assegni per circa 400 mila euro a dimostrazione dello scambio di denaro all'interno del gruppo. Signori, che si trova agli arresti domiciliari, potrebbe essere sentito mercoledì prossimo dal gip, mentre la prossima settimana sarà fitta di interrogatori e si concluderà venerdì con uno dei principali protagonisti della vicenda, il portiere del Benevento, già della Cremonese, Marco Paoloni. Molti degli indagati che in questi due giorni di fuoco hanno risposto alle domande del giudice, hanno già preannunciato istanza di scarcerazione oppure di attenuazione della custodia cautelare: dal carcere ai domiciliari.

QUEI 23 MILIONI SU PADOVA-ATALANTA
Tre partite «combinate», 23 milioni di euro giocati su una sola di queste, il nome del capitano Cristiano Doni sulla bocca di molti degli arrestati: le carte dell'inchiesta sul calcioscommesse sono piene di riferimenti all'Atalanta e le conferme che arriverebbero dagli interrogatori di garanzia sembrerebbero aggravare la posizione della squadra bergamasca appena promossa in A.

ASCOLI-ATALANTA, 12.3.2011
È la prima delle tre partite incriminate e vede protagonista il ds del Ravenna, Giorgio Buffone. «Sfruttava le sue conoscenze - scrive il gip Salvini nell'ordinanza - con altre società sportive o con alcuni giocatori impegnati nelle partite da manipolare. In particolare manteneva contatti con Nicola Santoni perchè contattasse Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, ai fini della manipolazione della partita». Per quell'incontro ha un ruolo importante anche il giocatore dell'Ascoli Vittorio Micolucci (ai domiciliari): è una «pedina stabile - secondo il Gip - del sodalizio, manifestando la sua disponibilità ad influenzare il risultato delle partite dell'Ascoli», in particolare Livorno-Ascoli e, appunto, Ascoli-Atalanta. Micolicci viene intercettato il giorno prima della partita, mentre parla con Marco Pirani (altro degli arrestati) chiedendo quanto gli spetta per l'accordo. Pirani: «Allora tutto come gli accordi...i secondi che abbiamo preso ieri...te me capisci al volo». Micolucci: «sì sì, ok»... Micolucci: ...«certo certo...senti eh quanto verrebbe all'incirca» Pirani: «ventuno, ventidue» Micolucci: «ah per me?» Pirani: «per te quello che mi hai detto ieri...una quindicina» Micolucci: «Ah ok...perfetto va bene».

ATALANTA-PIACENZA, 19.3.2011
La partita finisce 3-0 per i bergamaschi e il risultato coincide perfettamente con le scommesse della «cricca» (che aveva giocato l'over). Ecco cosa scrive il gip: «Gianfranco Parlato prendeva contatti con il capitano dell'Atalanta Doni» mentre «Marco Paoloni prendeva contatti con Carlo Gervasoni, giocatore del Piacenza, informando Erodiani che riferiva al Parlato della disponibilità di questi e di altri giocatori». Nella vicenda entrano anche l'ex capitano del Bari Antonio Bellavista e Beppe Signori. Tanto che, è scritto nell'ordinanza, «Bellavista, Erodiani e Signori si incontravano a Bologna il 15 marzo» per concordare le cifre. Alla fine Signori «metteva a disposizione 60 mila euro». A quel punto, «Parlato dava disposizioni a Gervasoni affinchè, in occasione della partita, andasse incontro a Cristiano Doni a stringergli la mano a suggello dell'accordo».

PADOVA-ATALANTA, 26.3.2011
Anche in questo caso il gruppo scommette sul risultato che poi alla fine si verificherà (1-1). Ed Erodiani «conferma a Parlato - scrive Salvini - l'accordo tra le due società, circostanza appresa da un »uomo di Doni«, che avrebbe scommesso 10 mila euro per conto di quest'ultimo». Su questa partita si concentrano però scommesse per ben 23 milioni di euro, giocati sui siti asiatici: la circostanza emerge da una telefonata tra Bellavista ed Erodiani. Bellavista: «su Padova-Atalanta sono stati giocati in Asia 23 milioni di euro» Erodiani: «veramente?» Bellavista: «si..in Asia...allora se lo senti questo qua...appena lo senti gli devi dire che la quota è bassa quindi non so quanto poi riescono a dare gli 'zingarì eh».

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