Eravamo in seconda superiore, Marco Polo di Verona che attualmente è un istituto tecnico statale, io studiavo come corrispondente in lingue estere, proprio quell'anno sono andato via per troppa matematica e troppa tecnica bancaria ed è iniziato l'ambaradan che chi mi conosce "sa" (sono finito in altri lidi dove mi hanno fatto penare parecchio).
Dicevo che attualmente è un istituto tecnico statale e per capire lo sclero di quel giorno dovete anche sapere che è la vecchia maternità di Verona, ossia un ex reparto di ospedale.
Potete immaginare in che stato si trovava: la palestra era l'ex cella mortuaria (c'erano ancora le finestre "da chiesa") e le scale di emergenza (di emergenza!) erano inagibili e pericolanti.
Ultimi 20 minuti di 6 interminabili ore (sì perché allora funzionava così): la professoressa di tedesco, annoiata pure lei, sta ultimando la lezione... ma ormai è chiaro che "è finita" e già si pregusta il pranzo.
Tenete presente che eravamo all'ultimo piano.
Comincia una scossa piuttosto potente: trema tutto e capiamo che è il terremoto proprio per il rumore dei vetri.
A quel punto tutti (ma proprio tutti) dopo esserci guardati in giro ci giriamo all'unisono verso la professoressa che, sbiancata, fa: "E adesso... che... facciamo?".
Panico.
Ci buttiamo tutti in corridoio tranne due ragazzi che sono stati in classe a giocare a calcetto per tutto il tempo.
Fuori c'è calca e la gente si spintona, uscendo dalla classe stessa vengono buttati per terra alcuni banchi per farsi spazio.
Sulle scale (non quelle di emergenza) non si passa e allora ho la trovata di mettermi dietro a una specie di gorilla che si fa strada a suon di manate e gomitate: sono quasi fuori in poco tempo.
Le scosse intanto continuano e non potendo uscire dall'istituto ci fermiamo tutti nell'atrio a guardarci un po' perplessi.
La cosa "bella" è che se la struttura avesse ceduto saremmo morti tutti per non trasgredire alle regole, il che fa un po' pensare.
Dopo 20 minuti siamo tutti ancora su a fare gli zaini sperando che non arrivino altre scosse.
Un giorno da ricordare.