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Gelmini contro Scienze della comunicazione. “Facoltà inutile”

Ultimo Aggiornamento: 27/08/2013 19:57
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16/01/2011 12:12


“Elimineremo corsi e università inutili come Scienze del cane e del gatto”, con queste parole il ministro dell’Università Mariastella Gelmini interveniva alcuni mesi fa parlando dei punti cardine della riforma del sistema universitario. A distanza di tempo la titolare del dicastero dell’università torna a parlare di lauree inutili, stavolta però dagli spalti della trasmissione di Giovanni Floris “Ballarò”, in onda su Rai Tre.

Nel consigliare ai giovani il percorso più orientato al mondo del lavoro, il ministro si è focalizzato nuovamente sulla scarsa incidenza, se non inutilità, dei corsi in Scienze della comunicazione, che si sarebbero rivelati deludenti rispetto alle aspettative per quanto riguarda il placement nel mercato del lavoro.

Le facoltà di Scienze della comunicazione, secondo la Gelmini, si occuperebbero infatti soltanto di “amenità varie” e non aiuterebbero i giovani a trovare un posto di lavoro dopo la laurea, consigliando vivamente agli studenti di iscriversi a corsi di laurea in discipline scientifiche piuttosto che umanistiche. Facoltà scientifiche che però, come ha fatto notare un ragazzo intervenuto nel dibattito, erano in prima fila nelle proteste contro l’approvazione della riforma per i pesanti tagli subiti.

Già dalle poltrone di Bruno Vespa, a “Porta a porta”, il ministro aveva esortato: “Abbiamo bisogno di ingegneri, abbiamo bisogno di tecnici importanti. Una sola preghiera: non vi iscrivete a Scienze della comunicazione. Non fate questo tragico errore“. “Consigli” che soprattutto i diretti interessati, ma anche molti docenti, non hanno gradito. Certo, a giudicare dalle reazioni che si registrano on line molti studenti auspicano una revisione dei programmi didattici, che necessitano di un orientamento più forte non solo al mondo della ricerca ma anche a quello del lavoro, però – spiegano – lanciare una pubblica accusa alla disciplina sulla comunicazione nell’era dell’economia dell’informazione e della conoscenza, suona effettivamente un po’ malinconico.

www.universita.it

Laurea piuttosto inutile per più di un motivo: primo fra tutti... per diventare giornalisti bisogna lavorare e cominciare il tirocinio presso una testata.
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16/01/2011 12:44

Non ha tutti i torti, per quanto non ami la Gelmini...
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18/01/2011 03:06

Fosse solo quella il problema!
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18/01/2011 23:11

Non me ne vogliano gli amici di Scienze della Comunicazione, ma facoltà davvero inutile... così come tante altre...





in claris non fit interpretatio
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19/01/2011 15:09

Scrivere ed esprimere concetti in più modi è un dono naturale, secondo me non esiste nessuna facoltà che lo può creare o risvegliare nella propria mente... o sei un comunicatore di natura o non lo sei.
Io scienze della comunicazione lo vedo più come un corso di laurea che tiene "attivo il cervello" e accresce alcune conoscenze prima del lavoro, niente che possa preparare a qualsiasi tipo di mansione remunerata.
Poi è logico che uno studente di quel corso di laurea parlerà di stage e di mille altri progetti che l'università fa intraprendere ai giovani per prepararli al mondo del lavoro.
[Modificato da Davide 19/01/2011 15:14]
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19/01/2011 19:17

Più che inutile io la definirei ingannevole, perché si studiano molte cose, forse troppe, e alla fine non essendo specializzati in niente non si trova lavoro
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16/02/2011 04:19

Una laureanda in scienze della comunicazione dopo aver visto questo video



ha commentato


salve!!devo fare la tesi su questa soap, ma nn l ho mai vista e nn so nanke di ke si tratta!! il professore ha deciso per me!!!me la consigliate ??? grazie! ps!! sapete come devo fare a trovare qst soap? il prof ha detto ke devo avere sky!!



Non sa manco che è una sitcom!!!!!!!!! [SM=g1944774]
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16/02/2011 17:08

Ho trovato un'altra tesi su "Boris":

www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=31892

Sarà contento UniMarconcino... è stata discussa in Cattolica. [SM=g1944682]
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17/02/2011 04:17

Il professore che ha accettato l'ultima tesi è questo tizio.



Se qualcuno gli spiega che esiste anche internet gli fa un favore.
Insegna storia della radio e della televisione in Cattolica e non ipotizza neanche una fusione fra i media su cui si discute da anni.
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20/02/2011 15:44

Che dire se non onore alla Marconi che si è ben guardata dall'aprire una facoltà di scienze della comunicazione?
Per una telematica potrebbe essere il primo passo e invece si è concentrata su giurisprudenza, economia, ingegneria, scienze della formazione e scienze politiche. [SM=g1944774]
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20/02/2011 23:20

Secondo me non è una questione di quali corsi ha un ateneo ma di come li gestisce.
Fermo restando che alcuni come scienze dell'allevamento, igiene e benessere del cane e del gatto sono scandalosi (non sto dicendo che sono frequentati da nullafacenti, semplicemente si tratta di uno spreco di soldi). [SM=g1944846]
Io sono un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2007 e ho avuto modo di discutere con tantissimi studenti che si sono cimentati nell'apprendimento universitario della comunicazione.
Ebbene, la maggior parte di questi non si lamentava tanto degli sbocchi lavorativi pressoché inesistenti, quanto delle materie che non preparavano comunque al lavoro.
Stiamo parlando di persone in costante ricerca dell'università giusta che dal profondo sud raggiungevano quasi le Alpi e viceversa per imparare dei concetti a loro dire importanti.
I ragazzi di scienze della comunicazione sono individui molto più in gamba di tanti loro coetanei perché sono portati a pensare in maniera variegata e a vedere ogni realtà da punti di vista differenti.
Tuttavia i loro corsi sono un po' penosi.
Inoltre aggiungo che in ambiente giornalistico sono visti come figli di un dio minore, "parcheggiati" che non hanno voglia di lavorare.
Quindi a mio avviso se la Marconi decidesse di aprire un corso in scienze della comunicazione non ci sarebbe nulla di male.
Ma la riuscita del progetto dipenderebbe da quanto riuscirebbe a collegarlo col mondo del lavoro sia a livello di apprendimento sia letterale.
Per esempio da alcune fonti so che 5 anni fa la IULM era considerata la Cenerentola del campo, ora grazie ad accordi con aziende e l'Ordine dei Giornalisti e alla pubblicità è diventatata una delle università "della comunicazione" più importanti.
Sicuramente la Marconi ha fatto un'ottima opera di consolidamento e spero che cotinui così. [SM=g1944740]

P.S. da notare che se mi fossi iscritto in alcuni atenei a scienze della comunicazione adesso sarei già dottore e stra-dottore grazie ai crediti "lavorativi". [SM=g1944735]
Ho fatto la mia scelta e vado fino in fondo (giurisprudenza)! [SM=g2481260]
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Post: 23.709
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27/08/2013 19:57

Scienze della Comunicazione in difficoltà: sono sempre meno gli iscritti

Scienze della Comunicazione è in difficoltà. Che sia finita un’era? I numeri parlano chiaro: gli iscritti ai corsi sono sempre di meno. Mancano ancora pochi giorni alla chiusura delle iscrizioni, ma la tendenza è già segnata.

Milano, Corso di Laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale: “Se nei primi anni Duemila si avevano oltre 1.500 richieste per 500 posti – ricorda Emanuela Scarpellini, presidente del corso - ora il numero di iscrizioni ai test è più basso”.

Nel 2012, per esempio, sono stati appena 857 gli iscritti al quiz per i due corsi di Comunicazione dell’Ateneo (Scienze umanistiche per la comunicazione e Comunicazione e società, 250 posti l’uno). Quest’anno le cose sembrano non cambiare: al momento sono 670 le aspiranti matricole, con la chiusura delle iscrizioni prevista per domani (martedì 27 agosto).

All’Università Bicocca il trend è lo stesso: sui 300 posti disponibili sono iscritti solamente 242 candidati. Il termine ultimo delle iscrizioni è fissato per il 3 settembre, ma l’Ateneo prevede di superare di gran lunga quota 300. “Da qualche anno l’interesse per questo corso si è stabilizzato, l’esplosione risale a dieci anni fa – spiegano al Corriere della Sera. Ma d’altra parte sono cresciute le iscrizioni al corso in Marketing e comunicazione. Questo perché la Comunicazione si declina in tantissimi modi diversi: è anche l’ampia offerta formativa a disperdere la domanda”.

Insomma, un calo davvero vertiginoso se si pensa ai 54 mila iscritti a Scienze della Comunicazione del 2005. Un dato che fa riflettere e che spinge i giovani a preferire percorsi di studi più specifici (come Ingegneria, Architettura o Informatica) che offrono la possibilità di un posto di lavoro “concreto” nel giro di pochi mesi dalla laurea.

RN

www.corriereuniv.it

Direi che si tratta della "fine" ingloriosa di un corso di laurea che (quasi) nessun datore di lavoro vuole e al quale ormai nessuno si iscrive più.
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