Pioli batte il Genoa: «Ancora 34 punti e siamo salvi». I 50 milioni spesi da Preziosi sul mercato surclassati dai 4 di Campedelli
Guardare al pianeta Chievo con gli occhi disincantati di chi ha voglia di imbattersi ancora in una favola non è più di moda. Non perche i «mussi volanti» si siano trasformati in brutti anatroccoli o in qualcosa di peggio, ma solo perchè i gialloblù di un quartiere di Verona sono ormai da studiare per gli effetti speciali di un club che fa della continuità il suo grimaldello. Il Chievo non muta e se lo fa in pochi se ne accorgono. Stesso presidente dal ‘92, stesso uomo mercato da quasi due lustri, identica filosofia e voglia di stupire con la forza dei nervi distesi. Così, se nove stagioni fa il mondo intero si stupiva del cammino dei ragazzi di Del Neri, oggi che i gol di Moscardelli, Marcolini e Pellissier ri-catapultano il Chievo in vetta alla classifica, lo stupore dovrebbe essere più sfumato.
A Marassi è accaduto qualcosa di poco normale se la sconfitta del Genoa si spiega con i numeri. I cinquanta milioni di euro investiti sull’ultimo mercato dal patron rossoblù Preziosi contro i quasi quattro messi sul tavolo dal numero uno dei veneti Campedelli, così si presentava l’incrocio del pomeriggio genovese. Verdetto? L’immagine di Preziosi, testa bassa e sguardo perso nel vuoto, a fine gara rende giustizia a quella che, adesso, appare non più una favola, ma un’equazione vincente: il Chievo ha cominciato il suo nono campionato di A così come aveva vissuto gli altri otto. Il risultato è il fine, ma non l’ossessione se, alle spalle, chi va in campo ha una società che sa progettare anche nei momenti più bui come una retrocessione. I «mussi volanti», infatti, in serie B sono finiti (primavera 2007), ma per restarci soltanto il tempo di trionfare nell’avventura cadetta e brindare all’immediata risalita (primavera 2008).
Oggi, il calcio italiano si metterà in coda per applaudire i 180 minuti da incorniciare dei ragazzi di Stefano Pioli. Lui, il nuovo condottiero gialloblù, si presenta a raccontare il salto da primato quasi in imbarazzo. «Se siamo primi è perchè io ho potuto lavorare per due settimane con quasi l’intero organico a disposizione mentre gli altri perdevano giocatori in giro con le nazionali. Quello che conta - così Pioli - è che abbiamo già sei punti in dote. Altri trentaquattro è siamo salvi». Il Chievo si muove in campo come un’orchestra. «I ragazzi sanno reagire alle difficoltà comportandosi da squadra», così Pioli. Difficoltà superate anche ieri quando, dopo i primi venti minuti, sembrava che il Genoa potesse liberarsi del fastidio senza problemi. Invece, l’imprevisto.
Il Chievo rialza la testa e si impossessa del pomeriggio. Ci penserà Moscardelli, mai in A prima del 29 agosto di quest’anno, a regalarsi il secondo sigillo personale in due partite (il primo all’esordio con il Catania). Poi, il testimone vincente finirà sulla testa di Marcolini e, infine, nel guizzo del solito Pellissier che chiude una sfida cominciata con la grande illusione del vantaggio genoano del debuttante Destro. Preziosi sembra incollato alla poltroncina prima di alzarsi e mettere nel mirino il suo allenatore. Campedelli fa un salto di tre metri, poi capisce di essere in territorio avversario e scompare negli spogliatoi. Il Chievo è un’equazione.
Guglielmo Buccheri
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