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I figli delle colf studiano da dottore

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2010 19:24
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10/02/2010 14:10

Sono ormai trecento gli immigrati cresciuti in città e iscritti all'Università. Lingue e Medicina le facoltà più gettonate. Dai sacrifici all'orgoglio: "Così costruiamo il nostro futuro"

Sono figli di colf e badanti. Di manovali e ambulanti. Che sognano un futuro migliore di quello riservato ai loro genitori.
Studiano all'Università per diventare medici, insegnanti, interpreti ed esperti della comunicazione. In tutto, secondo i dati forniti da Raffaele Domanico, dirigente della segreteria dell'Università di Palermo, sono circa trecento gli immigrati, nati e cresciuti in città, iscritti regolarmente ai diversi corsi di laurea.
Scelgono Lingue, Turismoe le facoltà scientifiche soprattutto Medicina, Biologia e Ingegneria.
E sono quasi duecento quelli che usufruiscono dei servizi dell'Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario) fra borse di studio, alloggi e tessere mensa. «Nella mia comunità - dice Mabel Appiah Rubi, ghanese di ventidue anni che frequenta il secondo anno del corso in Lingue e traduzione - quasi nessuno si iscrive all'Università. Sono ancora molti i ragazzi immigrati che preferiscono fare un lavoro qualsiasi, al massimo conseguire un diploma tecnico, perché pensano che anche se si impegnano nello studio non riusciranno a migliorare la loro vita. Io, invece, credo il contrario. E vorrei che tutti i miei connazionali puntassero sullo studio. Lo faccio anche per dare un esempio ai ragazzi della mia comunità. Lavoro già come interprete nei centri di accoglienza per gli immigrati e desidero costruire il mio futuro qui e insegnare per esempio l'italiano agli stranieri. Perché anche io ho sofferto e so cosa significa sentirsi straniero e non parlare la lingua del Paese in cui diventi adulto. Mio padre e mia madre sono orgogliosi di me». I genitori di Mabel lavorano come collaboratori domestici e tutti i risparmi che riescono a mettere da parte sono destinati agli studi della figlia. «Mia madre - continua Mabel- ogni mattina si sveglia all'alba e anche se ormai non ha più le forze lavora duramente a casa di una signora. Io voglio un futuro diverso per me e per i miei figli, e voglio ricompensare anche i miei genitori per i sacrifici che hanno fatto per me».
Anche Jessica Chinnien, diciannove anni delle Isole Mauritius, al secondo anno del corso di Lingue, pensa a un futuro in questa città. «Vorrei lavorare in ambasciata - dice la ragazza - o nel settore turistico. Mi sono trovata molto meglio all'Università rispetto alla scuola. Perché puoi sceglierti gli amici che vuoi, studiare con loro, senza sentirti obbligata come a scuola e incorrere anche in stupidi pregiudizi. All'Università mi sento un'adulta che come tutti lavora per costruire il proprio avvenire».
Thayani Arulnesan, invece, vorrebbe lavorare come educatrice in un asilo nido. Per questo frequenta la facoltà di Scienze della formazione. «Le donne della mia comunità - dice la ragazza tamil - hanno difficoltà a mandare i bimbi fin da piccoli negli asili nido, o perché non trovano posto in quelli pubblici o perché per una questione culturale preferiscono tenerli a casa.
Così i bambini tamil vanno a scuola a quattro o cinque anni e sono svantaggiati rispetto ai coetanei palermitani. Io vorrei tanto lavorare in questo settore. E aiutare anche le donne della mia comunità che sono spesso frustrate perché non hanno spazio per loro e non hanno potuto studiare». Per Urmi Sk, originaria del Bangladesh, a Palermo da quando aveva cinque anni, l'Università rappresenta un traguardo importante. «Sono felice - dice la ragazza, iscritta al secondo anno del corso di Scienze biologiche - di essere arrivata a questo punto. L'anno prossimo riproverò i test per entrare in Medicina perché è quello il mio vero obiettivo: diventare neurochirurgo anche se lavorare come biologa non mi dispiacerebbe.
Voglio il meglio per me, lavorare e costruire una famiglia felice.
Sono ancora troppo pochi i ragazzi immigrati che scelgono l'Università, spero che questo cambi presto».

Claudia Brunetto

www.repubblica.it
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Post: 2.529
Sesso: Femminile
10/02/2010 15:06

Tanto di cappello [SM=g1944789]

Tra l'altro secondo me si impegnano molto di più "loro" di "noi"
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Post: 23.709
Sesso: Maschile
Admin
10/02/2010 15:15

Il ragazzo della consegna delle pizze della pizzeria "a domicilio" più importante della mia città (della, delle, della, della) è di colore e si sta facendo un c... così a economia.
Credo che sia italiano a tutti gli effetti, ma per loro non è comunque semplice.
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Post: 503
Città: PIACENZA
Età: 57
Sesso: Maschile
10/02/2010 20:00

Avranno pero' alla fine degli studi il problemone di tutti gli italiani "trovarsi il lavoro".
Sarebbe pero'anche bello da parte loro assistere, parlo per esempio di medici, anche per un breve periodo all'anno, nel loro paese le migliaia di malati che per l'assenza di medicine e di cure moiono tutti i giorni.
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Post: 3.375
Città: MILANO
Età: 46
Sesso: Maschile
11/02/2010 13:16

Questa si chiama integrazione ed è la cosa più bella che può avvenire in uno stato moderno ma questi in 3 anni ci fregano tutti.
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Post: 23.709
Sesso: Maschile
Admin
11/02/2010 19:24

Sono d'accordo.
Altri piranha nella vasca come dice Gil nei Simpson. [SM=g1944682]
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