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L'università italiana? Un disastro

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2009 22:27
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10/11/2009 22:27

Strutture inadeguate, amministrazioni farraginose e logiche baronali. Prosegue l'iniziativa de L'espresso con la raccolta delle segnalazioni dei lettori sui problemi dell'università italiana e le prime risposta da parte di alcuni rettori

Centinaia di segnalazioni. Da quando in estate L'espresso ? attraverso il suo sito web ? ha dato la possibilità agli studenti universitari di raccontare cosa non funzionasse nei loro atenei, matricole, laureandi, ricercatori e (in pochi casi) docenti hanno tirato fuori la voce: dipartimenti fatiscenti, laboratori non attrezzati, bagni al limite della decenza, docenti assenti e poco disponibili, didattica e amministrazioni inadeguate. Insomma: tante, troppe cose sembrano non funzionare nelle università italiane e far sognare ai nostri giovani gli atenei stranieri. Come prevedibile le università più bersagliate da proteste e lamentele sono anche quelle che contano un maggior numero di iscritti: Sapienza di Roma, Federico II di Napoli e l'Università di Bologna.

Analizzando gli interventi si possono distinguere tre diversi ordini di problemi: strutture e infrastrutture, amministrazione e burocrazia, docenti. Quando gli studenti parlano di strutture le intendono in senso molto ampio. In primo luogo gli edifici universitari risultano carenti e ? spesso letteralmente ? cadenti nonché sporchi: "Bagni nei vani scala o nei posti più angusti che perdono sempre acqua, dipartimenti labirintici con soppalchi vari e finestre altre 30 centimetri dal suolo, corrente nelle biblioteche dove c'è l'aria condizionata che salta in continuazione, prese elettriche che pendono dai muri, barriere architettoniche in ogni dove. Ci sono anche postazioni lavorative, aule studio e biblioteche senza neanche una finestra", diceuno studente della facoltà di ingegneria della Sapienza di Roma a cui fa eco uno dell'Università di Torino: "La sede centrale è vecchia ed inadatta all'attività didattica: ridotta disponibilità di aule (si fa lezione nei teatri), ridotti gli spazi della biblioteca (massimo venti postazioni, e non prestano i libri), aula informatica praticamente inagibile, ridotte le strumentazioni di laboratorio, servizi igienici insufficienti". Quella dei bagni è una "emergenza" in molti atenei, come anche quella dei laboratori (di qualunque disciplina dalla biologia molecolare all'architettura), spesso mancanti o per lo più equipaggiati poco e con macchinari e strumenti antiquati.

Ma se le strutture sono allo sfascio le amministrazioni sembrano ancora peggio: disorganizzazione e burocrazia lenta, ulteriormente complicata da personale spesso non preparato. "Sette mesi per un trasferimento in entrata e mi hanno detto che dovevo fare un altro esame a 40 giorni dalla discussione della tesi. Prima di trasferirmi ho scritto e telefonato in segreteria studenti per quattro mesi, senza che mi rispondesse mai nessuno. Alla fine ho dovuto fare 500 chilometri per andare a chiedere delle informazioni, e per sentirmi dire che non ci sarebbero stati problemi. Risultato: per passare a due corsi di laurea identici (ma in due atenei diversi) ho dovuto ripetere un sacco di esami, per un totale di 47 crediti per la sola triennale. Quando sono andata a protestare dal preside di facoltà mi ha detto: "Fatti suoi, se è venuta qui, mica glielo ha ordinato il dottore". (Roma, Sapienza). Gli studenti reclamano poi la possibilità di prenotare esami on-line, di ottenere informazioni affidabili sui siti delle facoltà e dei corsi di laurea, di essere avvisati tramite bacheche elettroniche dei cambiamenti di date di appello o orari di ricevimento dei docenti.

Infine, uniformemente distribuita nella penisola è la "cattiva condotta" dei professori, spesso accusati di veri e propri abusi di potere, di assenteismo ai ricevimenti e agli esami, di slittamenti ingiustificati e imprevedibili delle date di appello, di maleducazione. "I professori sono distanti anni luce dagli studenti. Li considerano come ?soggetti fastidiosi' da ignorare. Ci vorrebbe un po' più di dialogo tra professori e studenti", dice una studentessa delll'Università di Firenze.

Ma come rispondono le università a questi appunti? Sono consapevoli dei problemi, della carenze strutturali e amministrative? La maggior parte dei rettori intervistati ha ammesso di non essere sorpreso dagli interventi degli studenti. "Sono problemi seri di cui siamo al corrente e sui quali stiamo lavorando molto", spiega

Elda Morlicchio Prorettore dell'Università L'Orientale di Napoli, "per esempio entro febbraio le prenotazioni on line saranno obbligatorie per tutte le facoltà e anche dal punto di vista degli spazi stiamo cercando nuove soluzioni. Inoltre abbiamo approvato un codice etico di comportamento e istituito una commissione di vigilanza e istituiremo una casella di posta elettronica dedicata ai reclami degli studenti". Le situazioni sono note, dunque: "Questi interventi sono solo la punta di un iceberg, c'è molto da lavorare per rimettere gli studenti al centro dell'attenzione delle università e per entusiasmare nuovamente la classe docente. In questi anni i docenti sono stati demotivati con tagli e scarsi riconoscimenti. Non ci sono stati aumenti e quindi i professori ricercano attività esterne", spiega il rettore dell'Università di Catania Antonino Recca.

Le risposte di alcuni rettori (Torino, Catania, Siena, Bologna, Calabra, Venezia e Orientale di Napoli) sono accompagnate dai silenzi di molti altri atenei. Abbiamo infatti chiesto di replicare alle proteste degli studenti ai responsabili della Sapienza, della Terza di Roma, della Federico II, dell'università di Bari e di Milano. Ma nessuno di questi ha voluto rispondere a noi e ai suoi studenti.

Gran parte dei problemi organizzativi nascono dalla riforma universitaria del 1999, quella che ha dato origine ai corsi universitari sul modello 3+2. Se, in più, ci aggiungiamo che quella non è stata l'ultima modifica si comprende come mai regni la confusione fra studenti, segreterie e docenti: cambi di regolamento rispetto all'anno di immatricolazione, ritardi nelle lauree, sbarramenti inaspettati, lauree magistrali ancora da aprire e quindi studenti costretti o a cambiare indirizzo/facoltà/università o ad aspettare uno o più anni prima di potersi iscrivere sono problemi all'ordine del giorno.

"In confronto con gli atenei stranieri", dice il rettore dell'Università della Calabria Giovanni Latorre, "gli studenti hanno ragione di lamentarsi. Ma considerando quanto poco si spende per il sistema universitario in Italia, possiamo dire che si tratta di uno dei più efficienti e produttivi in Europa. Università in altri paesi hanno un input di risorse che noi neanche immaginiamo. Rispetto alla spesa abbiamo strutture carenti ma una formazione e una ricerca di gran valore. Non a caso i nostri migliori studenti e ricercatori non hanno difficoltà ad essere accettati all'estero in altri atenei, in istituti, in aziende".

Caterina Visco

espresso.repubblica.it
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