La tragedia dello studente della Luiss. Il preside: "Sapevamo tutto"
"Privacy, intervenga il Garante". E alla Sapienza dicono "Anche da noi un caso simile"
Aveva raccontato di essere ormai vicino alla laurea. Pochi esami prima di conseguire il titolo di dottore in una delle università private più prestigiose della Capitale. In realtà, però, a Francesco (il nome è di fantasia) al traguardo mancavano ancora oltre venti esami e così, distrutto dai sensi di colpa e dalla paura di deludere la propria famiglia, martedì si è tolto la vita gettandosi sotto i vagoni della metro B in transito nei pressi della stazione Tiburtina.
Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell´ateneo Luiss Guido Carli, Francesco era uno studente fuorisede di 25 anni, arrivato a Roma da Ascoli Piceno per una laurea che gli avrebbe aperto le porte a una carriera nel mondo dei tribunali. O almeno queste erano le sue speranze. Giorno dopo giorno, però, la difficoltà di Francesco di proseguire il suo percorso di studi e di sostenere gli esami lo ha portato a costruire un castello di bugie sotto il cui peso, alla fine, è crollato. «Conoscevamo la situazione del ragazzo - ammette Roberto Pessi, preside della facoltà di Giurisprudenza della Luiss - per sei o otto volte era stato anche contattato dal nostro servizio di consulenza "Luiss ti ascolta", composto da psicologi e funzionari. L´ultimo colloquio si è svolto a settembre - prosegue il preside della facoltà - e il ragazzo aveva promesso che avrebbe ripreso a sostenere esami». Ma così non è stato.
Delle difficoltà universitarie di Francesco la famiglia non sapeva niente. Anzi, il ragazzo aveva raccontato ai genitori e ai parenti di essere ormai prossimo alla laurea. E così, mentre gli amici iniziavano a pensare al regalo per la festa del neo-dottore in legge, in realtà il libretto d´ateneo di Francesco raccontava un´altra verità. Quella di uno studente incapace di ammettere che oltre venti esami lo separavano dal traguardo della laurea. Dopo anni di bugie, alla fine Francesco si è trovato stretto in un labirinto fatto di rimorsi e paure, di vergogna per quello che, secondo lui, era un fallimento personale e di timore per la possibile reazione dei suoi familiari. Convinto di non avere altra via d´uscita se non quella di dire addio alla vita, tormentato dai sensi di colpa, Francesco martedì mattina ha atteso sulla banchina della stazione Tiburtina l´arrivo del treno della metropolitana e si è gettato sui binari.
Una tragedia che - pensano ora dall´ateneo privato - forse poteva essere evitata se in qualche modo l´università avesse potuto comunicare la reale situazione di studi del ragazzo. Ma poiché il giovane era maggiorenne, per legge l´ateneo era tenuta al segreto. «L´università Luiss Guido Carli - dice il preside Giurisprudenza - si rivolgerà al garante della privacy per trovare una formula che consenta di comunicare direttamente con le famiglie nel caso di studenti maggiorenni con situazioni universitarie critiche».
E al suo appello si associa anche il preside di Scienze della Comunicazione della Sapienza Mario Morcellini. «In questi giorni stiamo vivendo un caso simile, di uno studente che non ha fatto tutti gli esami e ha falsificato le firme sugli statini - dice Morcellini - ma per la legge sulla privacy non possiamo comunicarlo alla famiglia». Ma il sindaco Alemanno replica: «Non credo che si potranno trattare gli studenti universitari come minorenni. Le famiglie devono vigilare di più».
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