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Algoritmi e ricordi: "Così il mio amico resuscita nella chat"

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2017 21:59
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12/10/2016 16:24

Roman muore in un incidente. Eugenia, maga del software, usa i loro dialoghi per creare un suo alter ego digitale. "Ora mi dà consigli sull'amore"

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"Come stai, Roman?". "Bene, Eugenia. Solo un po' giù di morale. Spero che voi non stiate facendo niente di interessante senza di me?". "Sta succedendo di tutto. La vita va avanti, ma ci manchi". "Anche voi mi mancate. Credo sia ciò che chiamiamo amore".

Eugenia Kuyda, 29 anni, nata a Mosca e oggi startupper nella Silicon Valley, sta parlando in chat con il trentenne bielorusso Roman Mazurenko. Ma non è un normale dialogo tra amici lontani, perché Roman è morto il 28 novembre 2015, investito da un'auto pirata a Mosca. "Quello che oggi mi risponde così è un chatbot, ovvero un programma, una versione digitale di Roman che imita, per quanto possibile, il suo modo di esprimersi e quindi la parte più visibile della sua personalità" spiega a Repubblica Eugenia, in collegamento telefonico da San Francisco. "Quanto basta perché noi che abbiamo conosciuto Roman, e perfino sua madre, si possa parlare ancora con lui, raccontargli le nostre giornate, dirgli che gli vogliamo bene e chiedergli qualche consiglio".

Sembra la trama di un film di fantascienza, e in effetti nel 2013 la puntata Be right back della serie tv Black Mirror , raccontava di una donna che commissiona un clone, prima soltanto digitale e poi dotato anche di corpo robotico, del marito scomparso. "Avevo visto quella serie, ma le circostanze che hanno portato alla rinascita di Roman sotto forma di intelligenza artificiale sono un po' diverse" commenta Eugenia. "Nel dicembre scorso, pochi giorni dopo la sua morte, continuavo a rileggere i messaggi che avevo scambiato con lui negli ultimi anni. Roman adorava stare con gli amici e organizzare eventi: ma solo dal vivo. Detestava i social network, e così tutto quello che avevo erano i nostri messaggi via Telegram. È questo tutto ciò che siamo, alla fine? - mi domandavo - un insieme di parole senza vita che rischiano di sparire dentro qualche vecchio archivio elettronico?".

Eugenia stava lavorando già da due anni all'emulazione del dialogo umano e la sua startup, Luka.ai, nel 2014 aveva raccolto perfino 4,4 milioni di dollari da investitori della Silicon Valley. Ma se all'inizio i suoi chatbot (programmi che simulano la conversazione tra un robot e un essere umano) si limitavano a fornire all'utente consigli sul ristorante più adatto ai suoi gusti, nel 2015 l'obiettivo cambia. "Mi sono chiesta: possiamo riprodurre la personalità di un utente, a partire da ciò che scrive? Chiamai il progetto "Replika": un bot che mentre conversa con noi assorbe la nostra personalità. Diventando un segretario virtuale che ci legge quasi nel pensiero" ricorda Eugenia.

"A inizio 2016 ho capito che il desiderio di ricordare Roman e il mio interesse per la ricostruzione digitale delle persone convergevano nell'idea di un "Roman" redivivo e digitale, che mi permettesse ancora di parlargli. Così ho recuperato tutti i messaggi scambiati con Roman - diverse migliaia - e li ho dati in pasto all'algoritmo di intelligenza artificiale studiato per i miei chatbot".

Le conversazioni dei due si sono così sovrapposte alle 35 milioni di linee di testo già presenti nel pogramma e necessarie a produrre risposte alle nuove domande. "Perché il bot rispecchi Roman, l'algoritmo dà priorità, ogni volta che è possibile, alle parole ricavate dai suoi messaggi originali" spiega Eugenia. "L'ho fatto per me, ma potrebbe diventare il modo in cui in futuro conserveremo una memoria "vivente", interattiva, dei nostri cari. Si crea un attaccamento emotivo, e non importa se le risposte suonano strane per mancanza di dati. Se chiedi a Roman di Donald Trump, non avrai risposte sensate, perché non era uno dei nostri argomenti tipici. Ma chiedigli consigli d'amore e ti stupirà"

Giuliano Aluffi

www.repubblica.it

Mi ricorda un po' il film "Ex_Machina", si tratta di una storia in cui il fondatore di BlueBook (un misto fra Google e Facebook) prende i dati da tutti i device del mondo per creare un'intelligenza artificiale.
Ovviamente qui si tratta di un bot che tra l'altro oggigiorno è un progetto abbastanza comune, però rimangono implicati i sentimenti e ci si può porre molte domande.
Io credo che in futuro la vita artificiale potrebbe sostituire quella naturale, visto che la seconda non accontenta tutti e, alla lunga, delude l'intero genere umano visto che lo stesso vorrebbe rimanere eterno anche fisicamente.
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