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[Marconi] Muro di Berlino, 25 anni dopo il crollo, resta molto da fare

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2014 23:42
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11/11/2014 23:42

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"Anche a 25 anni di distanza, e nonostante tutte le contraddizioni del dopo-caduta, il crollo del Muro di Berlino resta un simbolo di speranza. Ci sono ancora nel mondo troppi muri e troppe divisioni, troppe libertà conculcate e tante piccole guerre parcellizzate che, come ricorda Papa Francesco, compongono quasi una Terza Guerra Mondiale". All'indomani delle celebrazioni per il venticinquesimo della caduta del muro di Berlino, Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali presso l'Università G. Marconi, riflette sulle parole pronunciate dalla cancelliera Angela Merkel nell'anniversario: 'Il muro ha dimostrato che i sogni possono diventare realtà'. "Il ricordo di quell'evento deve spronarci a continuare nell'impegno per la pace e per i diritti. C'è ancora tanto da fare", continua Napolitano. "Non va dimenticato che allora quel muro, in un certo senso, faceva comodo a tante cancellerie occidentali per questioni di 'real-politik'. La riunificazione delle due Germanie era anzi fonte di preoccupazione per vari leader occidentali".

Il prof. Napolitano riflette anche sulle parole di Papa Francesco nell'anniversario e in particolare sul ruolo di protagonista che ebbe il Santo Giovanni Paolo II in quella svolta storica. "Il muro, con tutto il blocco socialista, in realtà, cominciarono a scricchiolare undici anni prima, il 16 ottobre 1978, con l'elezione di Karol Woytjla al soglio pontificio. La Cia stessa, pochi giorni dopo l'elezione del Papa polacco parlò di un evento che costituiva fonte di preoccupazione per Mosca ed era fonte di instabilità per tutto il blocco sovietico. Parole che si sono verificate profetiche guardando a quanto accadde nel 1989". "Servono ponti e non muri - come ha ricordato Francesco - significa che nel nuovo villaggio globale i leader mondiali hanno grandi responsabilità, perché sono chiamati, sotto lo sguardo dell'opinione pubblica, a una nuova diplomazia più aperta e immediata".

"Eppure all'epoca era impossibile capire che il muro sarebbe crollato e la frontiera fra le due Germanie sarebbe stata riaperta alla libera circolazione", conferma Riccardo Ehrman, allora corrispondente per l'Ansa da Berlino. "Si sapeva che le cose si stavano deteriorando per il regime, ma non era assolutamente prevedibile che, così di colpo, potesse crollare tutto". Ehrman è diventato famoso per aver rivolto il 9 ottobre 1989 al funzionario della Rdt Shabowski la domanda che in pratica lo obbligò ad annunciare l'apertura dei varchi fra le due Germanie. "Chiamai Roma, abbastanza emozionato, annunciando il crollo del muro, ma mi presero per pazzo. Per fortuna mia e del resto del mondo non ero impazzito, era la verità". "Il riconoscimento più bello, fra i tanti che ho ricevuto - conclude Ehrman - è stato quello del politico tedesco Willy Brandt, fra i padri dell'Europa moderna, che un giorno abbracciandomi mi disse: "Piccola domanda, grande effetto".

Fabio Colagrande

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