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Strasburgo condanna l'Italia: "È un diritto dare ai figli anche il solo cognome della madre"

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2014 22:54
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07/01/2014 19:59

La richiesta era stata negata dalla giustizia italiana. Letta: «L’Italia ha l’obbligo di adeguare le norme»

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che i genitori hanno il diritto di dare ai propri figli anche il solo cognome della madre. Strasburgo ha così condannato l’Italia per aver negato a una coppia tale diritto. Nella sentenza, che diverrà definitiva tra 3 mesi, i giudici hanno riscontrato una violazione dell’articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l’articolo 8. Ora indicano dunque che il nostro Paese «deve adottare riforme» legislative o di altra natura per rimediare alla violazione riscontrata. «La Corte di Strasburgo ha ragione», ha scritto su Twitter il premier Enrico Letta, dando ragione alla Corte Europea. «Adeguare in Italia le norme sul cognome dei nuovi nati è un obbligo».

LA STORIA - A fare ricorso alla Corte di Strasburgo sono stati i coniugi milanesi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, genitori di Maddalena. La coppia fin dal 1999, quando lo Stato italiano gli impedì di registrare la figlia all’anagrafe con il cognome materno anziché quello paterno, si è battuta per vedersi riconosciuto questo diritto. «Sono ovviamente entusiasta, è un’altro passo avanti verso il progresso e servirà soprattutto ai nostri figli» ha detto all’Ansa Alessandra Cusan.

DISCRIMINAZIONE TRA CONIUGI - Ora i giudici della Corte di Strasburgo riconoscono la discriminazione tra coniugi e il non rispetto della vita familiare e privata compiuta dallo Stato italiano nei loro confronti. I giudici sostengono che «se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l’inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne». Nella sentenza i giudici sottolineano anche che la possibilità introdotta nel 2000 di aggiungere al nome paterno quello materno non è sufficiente a garantire l’eguaglianza tra i coniugi. Proprio a maggio l’associazione Equity Italia aveva lanciato la campagna «Nel cognome della madre», a sostegno della scelta dei cognomi.

«VITTORIA PER LE MADRI» - «Grande vittoria per le madri. Adesso è ora che anche in Italia si possa tranquillamente assegnare il cognome della mamma ai propri figli. Ciò che da anni è già possibile fare in numerosi Paesi, non solo europei, è espressione di modernità e di pari opportunità, anche nell’esercizio dei diritti». Così ha commentato la decisine di Strasburgo Laura Garavini del Pd. «Mi auguro che l’odierna sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani ci aiuti ad approvare quanto prima la proposta di legge di cui sono prima firmataria, che introduce il diritto di potere attribuire il cognome materno ai propri bimbi», conclude.

LETTA PALUDE A STRASBURGO - «La Corte di Strasburgo ha ragione. Adeguare in Italia le norme sul cognome dei nuovi nati è un obbligo», lo ha scritto il premier Enrico Letta in un tweet in serata.

www.corriere.it
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09/01/2014 22:54

Cognome figli, in arrivo nuove norme

L'accelerazione dopo la sentenza Corte Europea governo interviene per il 'doppio cognome'


Palazzo Chigi interviene sul cognome della madre. A qualche giorno dalla sentenza di Strasburgo che ha condannato l'Italia per la consuetudine a trasmettere unicamente il nome di famiglia paterno e dopo le parole del premier Enrico Letta a favore di un'innovazione della legislazione, governo e Parlamento si muovono. L'Esecutivo infatti, apprezzando le iniziative di deputati e senatori, decide di scendere in campo. E lo fa portando già domani in Consiglio dei Ministri un disegno di legge sulle disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli che così accorcia decisamente i tempi della riforma del codice civile, così come auspicato anche dai partiti che avrebbero però preferito un decreto legge. Da parte loro le forze politiche non restano comunque con le mani in mano: Pd e Fi, siglando un'alleanza inedita, hanno infatti messo nero su bianco un disegno di legge bipartisan per garantire la libertà di scelta di genitori e figli su questo fronte nonchè sancire la possibilità per i coniugi di mantenere ciascuno il proprio cognome.

Un fatto di civiltà, spiegano Alessandra Mussolini (che racconta di aver ingaggiato una lunga battaglia con lo Stato per ottenere che i propri tre figli potessero avere anche il proprio cognome) e Stefano Esposito del Pd, anche lui protagonista di rocambolesche avventure burocratiche per raggiungere lo stesso obiettivo. Sì perchè, chiariscono, i senatori, la legge italiana prevede la possibilità del doppio cognome ma solo dopo aver affrontato un percorso a ostacoli che passa per le prefetture e solo se in possesso di "un'adeguata motivazione". Insomma, la persistente abitudine a mantenere il cognome dei padri rappresenta l'ultimo strascico di una cultura "patriarcale e sessista", attacca Sergio Lo Giudice presentatore di un'altra proposta di legge a Palazzo Madama sul tema. Il consenso infatti in Parlamento, spiegano gli altri senatori tra cui Donella Mattesini del Pd, Maria Rizzotti e Ciro Falanga di Fi, è ampio (ad esempio anche il Psi ha un ddl ad hoc) e l'obiettivo è di avviare la discussione in commissione Giustizia per poi mettere a punto un testo unificato sul quale votare compattamente. "Qualora l'Esecutivo dovesse intervenire, Forza Italia - assicura però la senatrice Alessandra Mussolini - potrà essere solo soddisfatta e votare a favore. Io lo farò".

Chiara Scalise

www.ansa.it
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